Continua la polemica su Pio XII 17/04/2007
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Ormai,credo,che su Pio XII sia un dialogo fra sordi.Non avete mai risposto al perchè vi furono così tanti,autorevoli,ufficiali,riconoscimenti al Papa subito dopo la guerra.Ripeto:non ai singoli,al Papa.Vi sembra irrilevante? Tutti cosa,stupidi o che,allora?E, quando ripetete il discorso degli archivi ancora secretati,non siete onesti,perchè, in una risposta precedente,avete detto che non servirebbero,visto che il "silenzio" è incontrovertibile.E,dato che sembra essere l'unico vostro argomento,è logico che sia così.Voi avete già condannato Pio XII,e anche la dichiarazione di Di Segni,sulla eventuale beatificazione,lo dimostra.

lettera firmata

Lei non valuta che le lettere di ringraziamento a Pio XII furono scritte immediamente dopo la Liberazione. E sono più che comprensibili, visto che venivano da persone che erano state nascoste e salvate da religiosi. Tutto questo non ha niente a che vedere con il comportamento della Chiesa ufficiale. Ben venga l'apertura degli archivi, è cos' che si fa la storia. Ma non la si cambia.

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Di solito leggo con molta condivisione gli articoli di Informazione Corretta, ma sulla questione dei silenzi di Pio XII mi sento piuttosto dissenziente.

 

Leggendo le lettere inviate e le risposte date, ricavo l’impressione che la direzione di InfromazioneCorretta non contesti tanto l’agire di Pio XII (sebbene l’articolo di Deborah Fait lo faccia, con affermazioni che le notizie storiche che possediamo permettano tranquillamente di considerare false), quanto il silenzio, il non aver condannato esplicitamente l’ideologia nazista.

 

A me sembra che i silenzi di Pio XII non siano molto dissimili dai silenzi di Giovanni XXIII e Paolo VI sugli orrori del comunismo, e in tutti e tre i casi il silenzio è stato motivato dagli autori stessi del silenzio: un atto di coraggio le cui conseguenze vengano pagate da altri può diventare facilmente un atto temerario. La valutazione dei costi e dei benefici è necessariamente soggettiva e fallibile, e a prescindere dal fatto che non è possibile provare la migliore bontà del silenzio rispetto alla denuncia (perché la storia non permette la verifica sperimentale delle azioni) è anche possibile che, a posteriori, si possa emettere un diverso giudizio sull’opportunità di una scelta rispetta all’altra, tuttavia nel giudizio storico di un personaggio non si può prescindere dalle valutazioni soggettive che esso ha fatto.

 

In altre parole, pur essendo legittime opinioni diverse sull’opportunità della scelta di Pio XII di tacere, le informazioni storiche che possediamo non permettono di mettere in discussione la buona fede del pontefice, cosa che, a mio avviso, invece fa la didascalia del museo Yad Vashem (ancor di più fa l’articolo di Deborah Fait).

 

Non pretendo di convincere nessuno, ma vorrei invitare tutti a leggere alcune notizie dell’agenzia Zenit:

 

http://www.zenit.org/italian/visualizza.php?sid=11322

http://www.zenit.org/italian/visualizza.php?sid=11323

 

http://www.zenit.org/italian/visualizza.php?sid=11343

 

e ancor più vorrei invitare tutti a leggere l’autobiografia di Israel Zoller (alias Eugenio Zolli), rabbino capo di Roma durante la guerra, comparsa finalmente anche in italiano, dopo mezzo secolo (Prima dell’alba. Edizioni San Paolo).Cordiali saluti

Non siamo d'accordo, la Chiesa ha sempre condannato il comunismo. Forse dimentica quando ai comunisti non venivano concessi i sacramenti. Tutti i Papi hanno sempre combattuto il comunismo, fino all'ultimo. Dimentica Papa Woytila e Solidarnosh ? In quanto al rabbino capo di Roma Zolli, la sua è una storia pietosa, che non merita condanne nè assoluzioni. Zolli abbandonò la sua comunità nella mani dei nazisti, si nascose in Vaticano e alla fine della guerra, sotto il macigno del rimorso per come si era comportato, trovò come una via d'uscita per la sua coscienza, quella di liberarsi del suo essere ebreo. Si convertì, assunse il nome cristiano di Eugenio, e chiuse i conti con se stesso. O almeno così ha creduto di fare. Non sappiamo come abbia vissuto dentro di sè quell'esperienza.

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C'è un racconto di Heine, "Il rabbi di Bacharach", che mi
ha sempre suscitato domande a cui non so dare risposta. Di
fronte alla minaccia di un male generale, certo,per
tutti,per esempio una retata nazista, è moralmente
accettabile che una persona,per salvarsi,taccia e fugga il
pericolo, invece di lanciare l'allarme per cercare di
avvisare gli altri,che comunque non hanno più possibilità
di salvarsi? Devo, o posso, salvare me stesso, o devo
lasciarmi uccidere assieme agli altri? Il rabbi di
Bacharach sceglie di fuggire e abbandona i suoi amici al
loro destino,che sarebbe stato anche il suo se fosse
rimasto. La storia non si fa con i se,dicono,ma proviamo.
Se Pio XII avesse denunciato i nazisti sarebbe stato
arrestato; i conventi e le case di religiosi sarebbero
stati perquisiti o svuotati (durante e dopo la rivoluzione
francese ci sono stati sia l'arresto e la deportazione del
papa che la persecuzione dei cristiani e della chiesa).Gli
ebrei salvati nei monasteri avrebbero avuto sorte comune
con i loro ospiti, tutti a morte. Il papa sarebbe
giudicato un nobile martire,certo,ma a che sarebbe
servito,se non ad aggravare la situazione?Il papa invece
decise di agire in silenzio e in tal modo, con le SS
davanti alla porta del Vaticano riuscì a salvare quante
più persone possibili. I dati di fatto sono questi:
silenzio del papa e tanti ebrei salvati.Chi condanna il
papa suppone che una denuncia avrebbe impedito la
persecuzione. Chi lo assolve suppone che una denuncia
avrebbe accelerato e allargato la persecuzione.Ma sono
entrambe supposizioni, storia fatta col se.Forse il papa
ha fatto la scelta del rabbi di Bacharach, salvare la
chiesa assieme a quanti più ebrei possibile, invece di
morire assieme a tutti.Chi ha una risposta me la dia,per
favore. Lettera firmata.

La storia non si fa con i se. Noi ci limitiamo a dire che se la Chiesa Protestante e quella Cattolica si fossero comportate come avevano fatto contro le uccisioni dei cosidetti "sottouomini" in Germania (120.000 !) - una eutanasia omicida legalizzata !- lo sterminio di sei milioni di ebrei avrebbe avuto vita dura a realizzarsi. Tutto il mondo ne avrebbe parlato, contro il Reich si sarebbe scatenata una pubblica opinione internazionale. Si potrà obiettare che lo stesso giudizio si può dare sugli Stati che sapevano ma che non sono intervenuti. E' vero. ma le Chiese godono di una autorità morale che gli Stati non hanno. Se non la fanno valere sono doppiamente responsabili.