Tutto ha un limite 05/03/2007
Autore: Deborah Fait
 
Pare fantascienza eppure e' vero. Come hanno gia' scritto molti giornali la giuria dell'Eurofestival si appresta a rimandare a casa la canzone israeliana Push the Botton perche' inappropriata.
Gia', inappropriata.
La canzone, cantata in ebraico, inglese e francese,  molto simpatica e orecchiabile , parla con quell'aria scanzonata e un po' strafottente tipicamente israeliana , del pericolo nucleare che incombe su Israele: "voglio vivere, voglio fiori, non voglio che un giorno qualcuno schiacci il bottone e booooom, kaputt".
Gia' , inappropriata, eh?
In Israele sentiamo le minacce di Ahmadinejad tutti i giorni ma cantare la propria paura nel tentativo di esorcizzarla diventa  inappropriato senza contare che il gruppo, i Teapacks, proviene da Sderot citta' israeliana del Neghev sulla quale da anni piombano i kassam lanciati dai palestinesi.
Possono quindi a pieno diritto parlare di bombe, ne hanno facolta' checche'' ne pensino i coraggiosi finlandesi 
Kjell Ekholm, organizzatore del Festival in Finlandia ( che aveva vinto l'anno scorso con un gruppo rock vestito, con dubbio gusto, da mostri) ha dichiarato:
" E' assolutamente chiaro che questo tipo di messaggio non e' appropriato per questa competizione."
Peccato che i finlandesi abbiano la memoria corta e si siano dimenticati della canzone presentata proprio dalla Finlandia all'Eurofestival del 1982. una canzone che parlava  di bombe e di guerra,  bombe  americane e russe quindi assolutamente politically correct parlarne.
Nessun problema, nessuna protesta, mica erano bombe iraniane e l' Eurofestival non correva nessun pericolo nel definire "gang" gli americani, nessuno vi aveva fatto caso.
Ammettere al Festival un gruppo  israeliano che parla di dittatori pazzi, di bombe nucleari, di pericolo per l'esistenza di Israele, che canta di preferire non saltare per aria ma divertirsi, e' molto azzardato. Perbacco, quale potrebbe essere la reazione islamica? Qualche pancia finlandese tagliata? Un po' di embargo petrolifero? Qualche sgozzamento?
Meglio non offendere la sensibilita' islamica e le sue fatwe., e' preferibile sbatter fuori dalla competizione Israele che tanto reagirebbe con un po' di sorpresa e basta.
La  cosa piu' divertente di questa desolante storia  e' stata l'intervista a Pippo Baudo. " Cosa dice della canzone israeliana esclusa dal Fesrtival Europaeo? Lei la ammetterebbe?"
La risposta dell' Oracolo di Sanremo, che difficilmente potrebbe aver sentito la canzone stando 24 ore su 24 sul palco dell'Ariston,  e' stata " Assolutamente no! Tutti siamo perche' Israele si salvi (grazie, troppo buono, ha detto proprio cosi' "si salvi") ma le canzoni devono parlare di pace, non di guerra"
Baudo ha capito tutto, complimenti. Dire "voglio vivere, voglio vedere i fiori non le bombe" vuol dire parlare di guerra? Scanzonare dittatori pazzi, che mettono in pericolo il mondo, significa parlare di guerra o l'esatto contrario, cioe' aborrirla?
Quando si parla di di Israele evidentemente si ama fraintendere perche' tutto quanto riguarda questo Paese  e' anomalo in Europa, persino il suo diritto all'esistenza e la sua paura di essere spazzato via da un folle iraniano che  domani potrebbe schiacciare un bottone per distruggere il paese  che lui definisce "la causa di tutti i mali del mondo".
 
Del resto la fantascienza e' la regola quando si parla dei rapporti del mondo occidentale con Israele. Un paio di settimane fa nei campus di famose universita' in Canada , USA e Inghilterra e' stata organizzata "La settimana dell'apartheid israeliana" in cui eminenti studiosi e artisti si sono sbrodolati addosso parlando di un Israele razzista che pratica l'aprateheid verso sti poveri arabi, vittime eterne, vittime per generazioni, arabi che ammazzano, arabi che squartano, che polverizzano autobus e ristoranti pieni di ebrei eppure le vittime sono loro per questi sbrodolanti intellettuali del cavolo odiatori di  Israele e della democrazia.
A parte l'insulto per le sofferenze delle popolazioni nere del SudAfrica, vittime dell'apartheid, quella vera,  scandalizza il divorzio dalla verita', senza vergogna e senza pudore. Disturba la voglia di menzogna  e di odio per ogni ebreo del mondo.
 
A rassicurare  gli israeliani, sempre minacciati di provvisorieta' nel mondo,  ci pensa un'organizzazione arabo-israeliana nata una decina d'anni fa e divenuta in breve tempo famosa tra i pacifisti antiisraeliani , parlo di Adalah che passa  per difensore dei "diritti umani".
Bene questa organizzazione adesso propone per Israele un nuovo assetto che la cancellerebbe in un istante dalla carta geografica: lo Stato ebraico deve rinunciare ad essere ebraico per diventare "democratico, bilingue e multiculturale".
Ma che bello! E adesso cosa sarebbe? Adesso Israele e' uno stato democratico, bilingue e multiculturale solo che a tutto questo va aggiunto, anatema per Adalah, l'aggettivo ebraico!
Adalah vuole anche molto altro per raggiungere il suo scopo, vuole  abolire la Legge del Ritorno per gli ebrei e introdurla per gli arabi, vuole cambiare l'inno nazionale, vuole sostituire  la bandiera dello stato.
Pussa via a Hatikva' e Stella azzurra in campo bianco. Via via via, cancelliamo tutto, cancelliamo Israele, via Speranza ebraica, via Bandiera israeliana, via democrazia, bisogna lasciare il posto alla barbarie e alla dittatura araba.
La costituzione di Adalah dichiara che  la terra che era degli arabi deve essere immediatamente restituita, non importa se non era di loro proprieta', non importa se  pagata ai califfi che la possedevano milioni di dollari 100 e passa  anni fa, non importa se conquistata in guerre che Israele vinse, non importa!
Israele restituisca tutto, immediatamente! Gli arabi tornino nei loro ex villaggi e se non ci sono piu' si distruggano palazzi e grattacieli per rifare le antiche capanne, far riapparire  il deserto, le  paludi e la malaria.
E che caspita, se vogliono quello che era qui prima degli ebrei devono volere tutto, malattie e sporcizia comprese! Tutto tornerebbe in poco tempo come un secolo fa, rifarebbero in grande quello che hanno combinato nella Striscia di  Gaza: dai fiori agli scorpioni del deserto!
Per finire, il piano di Adalah, dopo aver messo in chiaro i punti della distruzione del Paese, pretende che Israele, prima di cessare di esistere, chieda scusa per l'ingiustizia fatta alla "nazione araba" (quale ? ) con la sua fondazione nel 1948.
Non male, vi pare? Il sogno di Arafat e dell'OLP messo ancora una volta per iscritto.
La costituzione di questa organizzazione per delinquere ...oops scusate , organizzazione per i diritti umani, e' condiviso da molti in Europa  e nel mondo occidentale, molti, tanti criminali che non aspettano altro che di vederla realizzata.
Un accademico israeliano, ovviamente di parte e razzista , il prof Shlomo Avineri, definisce la costituzione di Adalah "un  piano estremista per annichilire lo stato di Israele nascondendosi dietro la scusa dei diritti umani e della giustizia".
Dovrebbe essere chiaro a tutti, ma non e' cosi', che un'organizzazione che auspica la distruzione di un Paese non possa parlare allo stesso tempo, di uguaglianza e democrazia. Uguaglianza e distruzione non vanno d'accordo e forse gli arabi israeliani dovrebbero fare una scelta e non stare sempre dalla parte violenta e sbagliata.  
 
 Per nostra fortuna i drusi e i circassi di Israele hanno gia' la tremarella e si stanno  ribellando : Israele deve restare una democrazia ebraica, e-brai-ca, stanno  gridando incazzati come belve.
Sono terrorizzati all'idea di finire sotto una dittatura araba che li eliminerebbe insieme agli ebrei e durante un incontro tra le comunita' hanno reso pubblica questa dichiarazione:
" Noi, Drusi e Circassi di Israele,  riaffermiamo l'esistenza di Israele come stato ebraico che rispetta l'uguaglianza tra cittadini e libere elezioni. Noi rifiutiamo di appoggiare lo sradicamento dello Stato cui abbiamo legato il nostro destino e la nostra liberta'."
 
Grazie ai nostri fratelli drusi e circassi e a tutti gli altri israeliani non ebrei che amano Israele e che , come noi, non ne possono piu' di sentir parlare sempre e soltanto della nostra eliminazione come esseri umani.
Da 60 anni Israele, unico paese al mondo, e' minacciato di distruzione e siamo stanchi.
Tutto ha un limite. Siamo stanchi.