Spettabile Redazione,
il recente attacco americano contro i terroristi di Al Qaeda non ha
mancato di fornire ai benpensanti l'occasione di sciorinare il meglio (o
il peggio, a seconda dei punti di vista) del loro repertorio e
nell'edizione odierna de “Il Giornale” si pubblicano alcuni fiori del
pensiero pacifista come i seguenti:
Patrizia Sentinelli, Prc, viceministro degli Esteri: «Ogni intervento
militare in Somalia deve essere condannato, per questo ritengo molto grave
il raid dell’aviazione statunitense. L’unica via per uscire dalla crisi in
Corno d’Africa è quella del dialogo. Le operazioni militari complicano
ulteriormente la situazione e le morti dei civili pesano sulle relazioni
internazionali» (quali relazioni? Quelle con l'Iran,).
Oliviero Diliberto, segretario del Pdci: «I raid ordinati dall’amministrazione
Bush sono atti destabilizzanti che rischiano di alimentare un nuovo
incendio in una zona già fortemente instabile» (instabile a causa di chi,
onorevole?).
Giovanni Russo Spena, capogruppo di Rifondazione al Senato: «i
bombardamenti Usa sono una violazione del diritto internazionale e una
drammatica conferma della fallimentare strategia unilaterale di
Washington: il governo italiano si dia fare per fermarli il prima
possibile» (come? Mandando Marco Rizzo, Paolo Cento e la Morgantini a fare
gli scudi umani?).
Mauro Bulgarelli, senatore dei verdi: «gli Stati Uniti continuano ad agire
come se il diritto internazionale non li riguardasse, sentendosi
autorizzati ad intervenire ovunque in nome della guerra al terrorismo»
(vuoi vedere che cercano di mettere le mani sul petrolio somalo?).
Luciano Vecchi, responsabile esteri dei Ds: «In Somalia bisogna promuovere
il dialogo politico e la pacificazione per costruire strutture statali
stabili e legittimate dal consenso. E occorre predisporre una forza di
interposizione a garanzia della tregua militare, formata da Paesi dell’Unione
africana e sotto l’egida del Consiglio di sicurezza» (come nel Libano, per
caso?).
Pietro Folena, deputato del Prc e Presidente della Commissione cultura
della Camera: «le bombe americane sono bombe contro la pace e il dialogo»
(con Bin Laden?)
Massimo D’Alema, Ministro degli esteri: (i bombardamenti unilaterali sono
operazioni militari) «che rischiano di innescare nuove tensioni», oltre a
rendere più difficile «una pacificazione dell’area» (pacificazione con
chi? Con i tagliatori di teste?).
Tutto secondo copione, dunque. Per i suddetti giganti del pensiero, non è
il terrorismo che turba la pace nel mondo, bensì la lotta al terrorismo
medesimo. Nessuna meraviglia per tutto questo. Si sa che per il perfetto
pacifista, Bush, Sharon e Berlusconi sono criminali dalle mani sporche di
sangue (secondo quanto afferma quel gran genio di Diliberto), mentre i
terroristi islamici ed i loro protettori (Ahmadinejad, Assad figlio) per
contro vanno trattati con ogni riguardo come controparte necessaria del
dialogo per raggiungere la pacificazione in Medio Oriente. Non a caso
D'Alema si è recato in Libano per conferire cordialmente con i capibanda
Hezbollah e non certo in Israele per visitare le abitazioni civili colpite
dai razzi mandati da Teheran. In nome della pace, naturalmente.
Molti cordiali saluti
Luigi Prato, Sassari