Coro antiamericano dopo il raid in Somalia 10/01/2007
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 Spettabile Redazione,

 il recente attacco americano contro i terroristi di Al Qaeda non ha 
mancato di fornire ai benpensanti l'occasione di sciorinare il meglio (o
il peggio, a seconda dei punti di vista) del loro repertorio e 
nell'edizione odierna de “Il Giornale” si pubblicano alcuni fiori del
pensiero pacifista come i seguenti:

 Patrizia Sentinelli, Prc, viceministro degli Esteri: «Ogni intervento 
militare in Somalia deve essere condannato, per questo ritengo molto grave 
il raid dell’aviazione statunitense. L’unica via per uscire dalla crisi in 
Corno d’Africa è quella del dialogo. Le operazioni militari complicano 
ulteriormente la situazione e le morti dei civili pesano sulle relazioni 
internazionali» (quali relazioni? Quelle con l'Iran,).
Oliviero Diliberto, segretario del Pdci: «I raid ordinati dall’amministrazione 
Bush sono atti destabilizzanti che rischiano di alimentare un nuovo 
incendio in una zona già fortemente instabile» (instabile a causa di chi, 
onorevole?).
 Giovanni Russo Spena, capogruppo di Rifondazione al Senato: «i 
bombardamenti Usa sono una violazione del diritto internazionale e una 
drammatica conferma della fallimentare strategia unilaterale di 
Washington: il governo italiano si dia fare per fermarli il prima 
possibile» (come? Mandando Marco Rizzo, Paolo Cento e la Morgantini a fare 
gli scudi umani?).
 Mauro Bulgarelli, senatore dei verdi: «gli Stati Uniti continuano ad agire 
come se il diritto internazionale non li riguardasse, sentendosi 
autorizzati ad intervenire ovunque in nome della guerra al terrorismo» 
(vuoi vedere che cercano di mettere le mani sul petrolio somalo?).
 Luciano Vecchi, responsabile esteri dei Ds: «In Somalia bisogna promuovere 
il dialogo politico e la pacificazione per costruire strutture statali 
stabili e legittimate dal consenso. E occorre predisporre una forza di 
interposizione a garanzia della tregua militare, formata da Paesi dell’Unione 
africana e sotto l’egida del Consiglio di sicurezza» (come nel Libano, per 
caso?).
 Pietro Folena, deputato del Prc e Presidente della Commissione cultura 
della Camera: «le bombe americane sono bombe contro la pace e il dialogo» 
(con Bin Laden?)
 Massimo D’Alema, Ministro degli esteri: (i bombardamenti unilaterali sono 
operazioni militari) «che rischiano di innescare nuove tensioni», oltre a 
rendere più difficile «una pacificazione dell’area» (pacificazione con 
chi? Con i tagliatori di teste?).

 Tutto secondo copione, dunque. Per i suddetti giganti del pensiero, non è 
il terrorismo che turba la pace nel mondo, bensì la lotta al terrorismo 
medesimo. Nessuna meraviglia per tutto questo. Si sa che per il perfetto 
pacifista, Bush, Sharon e Berlusconi sono criminali dalle mani sporche di 
sangue (secondo quanto afferma quel gran genio di Diliberto), mentre i 
terroristi islamici ed i loro protettori (Ahmadinejad, Assad figlio) per 
contro vanno trattati con ogni riguardo come controparte necessaria del 
dialogo per raggiungere la pacificazione in Medio Oriente. Non a caso 
D'Alema si è recato in Libano per conferire cordialmente con i capibanda 
Hezbollah e non certo in Israele per visitare le abitazioni civili colpite 
dai razzi mandati da Teheran. In nome della pace, naturalmente.

 Molti cordiali saluti
 Luigi Prato, Sassari