Qualche anima bennata si sente offesa e impietosita dinanzi a queste forche e a questi giustiziati.
Certo, si preferirebbe non trovar riprodotte queste macabre documentazioni nella stessa pagina illustrata in cui si esibiscono le nudità delle attrici di moda con altra austerità si vorrebbe veder annunciata questa catarsi simbolica della immensa tragedia mondiale. Ma la nostra pietà, prima di riuscire a commuoversi dinanzi a queste undici salme, rimane tutta assorta (per quanto tempo ancora!) dinanzi ad altri supplizi e ad altri orrori più vicini e più nostri.
Che ci importa di sapere come son finiti questi condannati sotto i neri cappucci imposti dal giustiziere di Norimberga? Quello che più ci offende e ci impietosisce è che il loro passaggio sul mondo abbia lasciato dietro di sé l'ombra lugubre di altri capestri innumerevoli, che contrista ed oscura come una stregoneria le nostre terre un tempo così soleggiate e ridenti. Questa serena piazza provinciale, che era popolata per noi dei magici ricordi della fanciullezza, ha perduto per sempre la sua pace accogliente da quando sappiamo che vi è rimasto esposto per ventiquattro ore, tra sentinelle tedesche, un povero ragazzo innocente impiccato ad un'inferriata; e in un altro paese toscano il viale dei vecchi platani, nel quale dalla porta delle mura sfociava nei pomeriggi domenicali la folla festiva, è diventato, da quel giorno che ad ogni tronco si vide penzolare uno dei cento ostaggi, un desolato cammino di cimitero, dal quale i superstiti non passano senza segnarsi. Quante generazioni occorreranno per dimenticare il maleficio inflittoci da coloro che trasformarono in forche per creature innocenti i benigni alberi delle nostre campagne?
Ma lo scrupolo legalitario di certi loici, che non si turba dinanzi a milioni di vittime umili ed anonime sacrificate senza processo, è tormentato da assillanti dubbi di procedura dinanzi a questa sentenza uscita da un anno di dibattimenti: come si è potuto condannarli se non c'erano leggi prestabilite, né pene comminate, né garanzia di giudici imparziali? Quello che lo stato permette, o addirittura premia, non può esser delitto. Torturare, stuprare, evirare, adoprare uomini e donne come cavie da vivisezione, cremarli vivi per estrarne utili sostanze chimiche, tutto questo era fatto per la più Grande Germania: il Führer, che l'ha voluto, si è valso di un potere affidatogli dal popolo per il bene della nazione; chi obbediva a quelle leggi, compieva per la nazione il suo dovere di cittadino. Undici criminali? No: undici eroi nazionali.
Cosi ragionano i loici; e non si accorgono che il problema non può esser risolto sul piano delle leggi nazionali. In realtà questa giustizia va angosciosamente in cerca di una pacificazione più vasta: vuoi aprire ai popoli un filo di speranza in una autorità più alta degli stati. Guai se non si fosse arrivati a questo epilogo: guai se alla fine non avessero prevalso con questa tendenza le leggi universali decretate dai gemiti e dalle invocazioni dei milioni di martirizzati innocenti!
Le leggi, non scritte nei codici dei re, alle quali obbediva Antigone; le "leggi dell'umanità" che furono fino a ieri una frase di stile relegata nei preamboli delle convenzioni internazionali -, queste leggi hanno cominciato ad affermarsi, nella funebre aula di Norimberga, come vere leggi sanzionate: l'"umanità", da vaga espressione retorica, ha dato segno di voler diventare un ordinamento giuridico.
Ma i bombardamenti a tappeto, ma le popolazioni innocenti sterminate dall'alto? ma la bomba atomica? Perché gli imputati si sono trovati solo tra i vinti? per ché i giudici soltanto tra i vincitori?
Domande gravi, ma che non debbono servire, se fatte in buona fede, a spostare il problema. L'essenziale, infatti, non è per ora che i giudici siano senza peccato: l'essenziale è che la violazione delle leggi dell'umanità abbia cominciato a trovare un tribunale e una sanzione. Quel che conta è il "precedente", che domani varrà come legge per tutti, per i vinti e per i vincitori: che si rivolgerà, occorrendo, contro gli stessi giudici di oggi.
Nella sentenza di Norimberga c'è implicita per domani la condanna delle spietata inumanità della bomba atomica di questo devono accorgersi gli uomini di buona fede, e trarne conforto.
Cogli altri, con quelli che non sanno darsi pace della sconfitta della Germania, è inutile discutere. Rispettiamo la loro mestizia: lasciamoli a ricordare con nostalgia i tempi felici in cui il grosso padrone tedesco, oggi cenere, si degnava periodicamente di scender tra noi a razziare le nostre opere d'arte; ed essi, allineati sulla banchina della stazione, erano fieri di servirlo col saluto romano.