Queste immagini sono necessarie". 01/01/2007
Autore: Angelo Pezzana

Angelo Pezzana da LIBERO, pag 1, titolo: " Queste immagini sono necessarie".

Che Saddam Hussein vivo sia stato un problema, per le forze alleate come per il legittimo governo iracheno, è più che sicuro. Le cose sarebbero andate diversamente se il rais fosse stato eliminato al momento della cattura. Ma così non è andata, e gli americani sono talmente poco figli di Machiavelli per poter immaginare una soluzione, diciamo così, aggiustata. Mai e poi mai, come per le mai trovate armi di distruzione di massa. Che ci voleva a riempire qualche bottiglia con qualche soluzione chimica adeguatamente preparata, nasconderle sotto un po’ di sabbia, ed ecco le armi che tutti cercano, specialmente in Europa, dove la loro inesistenza è stato uno dei leit motiv più frequentemente usati in funzione antiamericana. Le stragi di Saddam non  essendo mai state giudicate sufficienti per condannarne il regime. Eppure no, per gli americani il rispetto della verità storica viene prima di ogni altra considerazione, costi quello che costi.  Con Saddam in prigione è stato lo stesso. Certo, il processo, checchè ne dicano i suoi critici, è stato regolare e persino garantista, tanto le prove dei crimini erano schiaccianti. C’è però un aspetto che l’opinione pubblica occidentale in genere non valuta, come ci ricorda il professor Efraim Inbar, docente di strategia politica all’Università Bar Ilan in Israele.

“Certo, quando è stato catturato, è stato commesso un errore nella sottovalutazione delle sue forze” ci dice,” ma ciò che conta è liberarsi da quella palla al piede che sono i luoghi comuni quando si parla di mondo arabo. Dove il problema non è l’islam ma la politica. Gli arabi non sono in favore del dialogo, rispettano il potere  e a quello ubbidiscono”. Per questo Saddam in vita, magari anche condannato all’ergastolo, come è abituale nel mondo occidentale quando si giudicano degli imputati per crimini particolarmente efferati, avrebbe soddisfatto noi europei, che da tempo abbiamo abolito la pena di morte. Ma non avrebbe risolto il problema Iraq, dove dalla cattura di Saddam ad oggi gli attentati e le stragi sono aumentate a dismisura, perche il capo, anche se in prigione, è ancora vivo, e può usufruire di un potere reale. Nella mentalità araba il capo, il leader, finchè è vivo continua a incutere timore e paura”,  dice il prof. Inbar. Questo ragionamento porta dritto a Israele e alla sua politica nei confronti del terrorismo. In Israele non esiste la pena di morte,   l’ha applicata una sola volta nella sua storia di Stato libero e democratico, quando catturò Adolf  Eichman, l’esecutore della soluzione finale. Fu un processo epocale  a Gerusalemme, tutte le atrocità commesse da Hitler e dalla sua banda vennero rievocate con la testimonianza del massimo fra gli esecutori. Al termine del processo la sentenza fu uguale a quella toccata a Saddam, impiccagione.  Israele è un paese che per difendere il diritto di esistere deve ricorrere, come estrema possibilità, alla politica degli omici mirati, proprio Israele che non ammette la pena di morte nel suo sistema giudiziario. Potrebbe sembrare una contraddizione, ma tale non è. Perchè, come ci diceva il prof.Inbar, la testa del serpente va tagliata se si vuole eliminarne la pericolosità. Noi dovremmo smetterla di ragionare da europei, quando ci riferiamo ai paesi arabi. Abbiamo visto gli iracheni ballare per le strade di Bagdad dopo aver seguito in televisione l’esecuzione. Avevano ballato anche i palestinesi, quando nel 1991, durante la prima guerra del golfo, Saddam Hussein aveva lanciato i missili Scud contro Israele. “ Amato Saddam, colpisci Tel Aviv “, gli gridavano anche allora festanti per le strade. Ma anche allora andò diversamente da come Arafat e i suoi speravano. Sembra abbia detto “ La Palestina è araba “,  mentre gli mettevano il cappio al collo. Non  ha pensato alle centinaia di migliaia di persone che aveva fatto uccidere,  è rimasto uguale a quello che è sempre stato, uno spietato assassino. Ci saluti gli altri della banda, da Stalin a Mao, da Hitler a Arafat, e già che c’è anche lo sceicco Yassin, il più noto fra i caduti delle eliminazioni mirate israeliane. Fatevela buona, laggiù al caldo. E se vi sentite soli, abbiate pazienza. La lista d’attesa c’è, ed è ben nutrita.