Il Natale dei Dhimmi 27/12/2006
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Babbo Natale? Non vi fate ingannare dalle apparenze e guardate bene, sotto il vestito rosso: è un palestinese che porta i regali ai bambini poveri oppressi dai sionisti e dai crociati. Quanto alla Befana, risulta più chiaramente dalle vesti consunte e lacere: è una povera mamma palestinese che cerca di consolare i suoi piccoli con qualche caramella.

 

Non siamo ancora arrivati a questo punto, ma non perché l’idea sia originale o eccessiva. È soltanto perché ancora non è venuta in mente a qualcuno. Ma qualcuno ha pensato a ben di peggio. Il quotidiano inglese Independent ha definito la Vergine Maria come «una rifugiata palestinese di Betlemme» e le donne palestinesi di oggi che aspettano un bambino come «le Marie del ventunesimo secolo» che «partoriscono in condizioni sorprendentemente simili a quelle patite da Maria 2000 anni fa».

 

Naturalmente viene voglia di rispondere in cento modi a queste infami scempiaggini, alle mangiatoie ridotte a checkpoint israeliani e a Maria che da madre ebrea diventa madre palestinese, ecc. ecc. Ma ne vale la pena? Siamo qui di fronte a un’ignoranza talmente colossale ed efferata che non è possibile concepirla senza spiegarla come una manifestazione di malafede. Anche l’ultimo giornale di borgata caccerebbe a pedate un giornalista capace di scrivere simili bestialità. No, non vale la pena di rispondere. Occorre piuttosto constatare e far constatare a quale punto siamo arrivati: fare scempio senza pudore della storia e della religione cristiana pur di rovesciare fango su Israele. Chi può fare questo se non qualcuno che nutre un odio di sé talmente spinto da non nutrire più alcun rispetto non soltanto per la verità ma neppure per il più elementare buon senso? Chi può farlo se non qualcuno che ormai vive in uno stato di asservimento totale, di dhimmitudine, e ragiona come se il presidente della commissione europea si chiamasse Ahmadinejad o Khaled Meshaal?

 

Spetta soprattutto al mondo cristiano d’Europa chiedersi fino a che punto potrà sopportare un simile affronto, una simile strumentalizzazione dei propri simboli a fini bassamente propagandistici. Tutto ciò mentre – come ha bene descritto Fiamma Nirenstein sul Giornale del 24 dicembre (si veda qui sul sito di Informazione Corretta) – i Giuseppe e Maria palestinesi rendono la vita impossibile ai cristiani dalla Terrasanta e li costringono ad andarsene. Converrebbe piuttosto che si capisse che un simile uso spregiudicato dei simboli del Natale nasconde malamente la vera intenzione: far fuori gli ebrei il sabato per poi passare a regolare i conti con i cristiani la domenica.