Quando i morti non contano 15/12/2006
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Una lettera inviata alla Stampa
Sul numero del 14 dicembre ho letto la sua risposta alla lettera  sui tre bambini uccisi per rappresaglia "interpalestinese"
Condivido pienamente l'analisi che fa di neoimperalismo rovesciato relativo alla nostra doppia morale nei confronti del mondo arabo e palestinese in particolare. Come se fosse data per scontata una condizione di "minorità" culturale ed etica per quelle popolazioni.
E' un po', mi si passi il paragone, come sulla questione della pena di morte: cortei, cittadinanze postume, veglie e quant'altro se si tratta di persone condannate a morte negli Stati Uniti, non un corteo, non una veglia per i condannati in Cina, in Iran, in Egitto o da qualunque altra parte del mondo. Io comprendo che è più semplice richiamare ad una comune radice culturale e perché no religiosa chi ci è simile, più difficile con chi è diverso; ciò non toglie che si tratta comunque di soggetti, singoli o colletivi, che agiscono nella piena responabilità morale rispetto a ciò che scelgono di fare.
Questo approccio sbagliato, che lei ha lucidamente tratteggiato, è patrimonio della maggioranza di questo paese e purtroppo anche del nostro governo (mi ricorda quel quadro stupendo sulla parabola dei ciechi)!
Non posso che augurare a noi tutti una visione sempre più lucida della gravissima situazione internazionale, siamo sull'orlo del baratro e mi vengono a mente le parole di Winston Churchill a proposito di Monaco "potevano scegliere tra il disonore e la guerra, hanno scelto il disonore, avranno la guerra". allora furono parole tragicamente profetiche, non voglio pensare oltre.
lettera firmata