A proposito di Beit Hanoun 10/11/2006
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 Gentili Amici,

                       in riferimento all’uccisione di civili a Beit Hannoun, ad opera dell’artiglieria israeliana, bisogna a mio avviso avere il coraggio di dire alcune elementari cose, se non si vuole, come al solito, cadere nella più vergognosa ipocrisia che, guarda caso, si traduce sempre in dichiarazioni contro Israele (vedi gli ultimi sproloqui di D’Alema, assegnatoci da Dio come Ministro degli Esteri per espiare i nostri peccati).

Ordunque, non esiste guerra che non sia crudele, sporca, portatrice di lutti e sangue. Per tutti. In un bel mondo, che non esiste, non dovrebbero esserci nemmeno gli eserciti. Ma viviamo in un mondo che non è punto bello, e in cui nessuno ha il dovere di farsi massacrare, e in cui ognuno ha il diritto di difendersi contro i molti malati che infestano la Terra.

Israele proclamò la sua indipendenza il 14 maggio del 1948. Il giorno seguente veniva attaccata da tutti – tutti! gli stati arabi che la circondavano. Probabilmente, nelle speranze di alcuni, delusi dal fatto che Hitler fosse morto senza aver portato a termine il lavoro, era l’occasione buona per risolvere definitivamente il “problema ebraico”. Invece Israele seppe difendersi, contrattaccare, vincere. Poi ci furono il 1956, il 1968, il 1974. Poi iniziò e non è mai finita, l’offensiva del terrorismo

Tutto questo per ricordare un fatto banale: Israele è un paese che vive in stato di guerra dal giorno stesso della sua nascita. È anche il Paese che, vivendo in stato di guerra permanente, ha costruito l’unica democrazia in Medio Oriente. È anche l’unico Paese che ha combattuto sempre e solo per difendere il proprio diritto all’esistenza, prendendo iniziative di pace anche unilaterali. La risposta dei confinanti quali sono state? Prima la stagione degli attentati suicidi, ora quella del lancio di missili.

E se tutto ciò non è guerra, che diavolo è mai? Ma chi è l’aggredito?

Non ci si scordi che il problema palestinese è stato costruito anzitutto dagli stati arabi,ai quali serviva una massa di manovra di desperados, e che impedirono, già dalla guerra del 1948, il ritorno in Israele dei profughi arabi, invitati dallo stesso Ben Gurion a tornare in Israele per ricostruire insieme la nuova realtà democratica e pacifica. Non ci si scordi che il popolo palestinese ha patito anche i decenni di ruberie del gran ladrone Arafat – per fortuna defunto – i cui conti miliardari erano alimentati con le enormi rimesse dei petrodollari, nonché della miope Europa. Soldi destinati a migliorare la vita del suo popolo: rubati. Con due risultati: ricco lui, e sempre pezzenti i suoi, quindi più manovrabili.

Ora, questo Paese in stato di guerra, che esercita il suo assolutamente legittimo diritto di difendersi, tira cannonate contro zone dalle quali provengono missili lanciati sul suo territorio. Lo stesso schema del Libano, guarda caso. Una o più di queste cannonate cadono su case di abitazioni di civili, facendo un bel massacro.

È triste, è doloroso, è sciagurato. Ma questa, signori, è la guerra.

E chi ha causato questa guerra, se non la pervicace volontà di sangue degli stati arabi, eventualmente con l’interposizione dei killer Hamas et similia?

Sono molto rattristato per quei morti civili. Ma non sono per nulla, mi si consenta, scandalizzato verso Israele. Al più è scandaloso il comportamento dei terroristi arabi, che pongono le loro basi missilistiche a due passi dalle abitazioni civili, se non addirittura nel bel mezzo delle stesse (vedi Beirut).

E signori, quando si tirano cannonate, non si può sempre sparare con la precisione del cecchino che col suo cannocchiale colpisce il nemico e solo lui.

Quanto è accaduto è molto triste, ma smettiamola con queste ipocrite deprecazioni. Se ne avessimo viste di simili per le centinaia di civili israeliani uccisi dai terroristi!

La guerra è crudele, e la cosa migliore sarebbe non farla mai. Ma qualcuno spieghi perché Israele, caso unico al mondo, dovrebbe solo subire e non difendersi.

Le povere vittime civili di Beit Hannoun pesano sulla coscienza dei satrapi arabi, che da sessant’anni sbavano per distruggere Israele: non a caso nei loro siti Internet esaltano tuttora quel gentiluomo di Hitler! Israele ha dimostrato che con la buona volontà, col coraggio, con la fatica, si può costruire uno stato libero, democratico, civile e progredito. Quindi va distrutto, perché il giorno in cui le masse arabe, guardando finalmente l’esempio di ciò che ha realizzato Israele, apriranno gli occhi sulla miseria e la dittatura in cui vengono tenute dai loro irresponsabili governanti, si incazzeranno come iene e si affretteranno a metter al muro, o appesi a un bel cappio, quanti fino a oggi li hanno guidati.

La guerra è sporca. Ma chi la inizia, perde ogni diritto a dolersi se il suo nemico, attaccato, si difende.

È purtroppo passato il tempo in cui la guerra si combatteva tra due eserciti schierati sul campo di battaglia. La guerra moderna è totale, coinvolge la totalità delle nazioni belligeranti.

 

 

Si calcolano in 38.573.000 i caduti civili della seconda guerra mondiale. Se vogliamo restare in Italia, si ebbero 159.957 militari morti, 131.419 dispersi; tra i civili le cifre furono di 149.496 morti e 3.651 dispersi.

 

 

Piantiamola dunque con le ipocrisie. Mai, nella sua Storia, Israele ha mostrato intenti aggressivi nei confronti dei confinanti. Mai si è mossa se non per difendere il proprio diritto ad esistere. Tutto il resto è falsificazione, facile commozione, suggestione, dimenticandosi la domanda fondamentale: su chi ricade la colpa di uno stato di guerra permanente?

 

 

Coi più cari e fraterni saluti

 

 

Paolo Deotto