Lettera a padre Samir Khalil Samir 04/10/2006
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Caro Padre Samir Khalil Samir,
 
Le scrivo attraverso il quotidiano Avvenire non avendo le Sue esatte coordinate per contattarLa personalmente.
Leggo la Sua proposta, attraverso un articolato anche se, per Sua ammissione, incompleto decalogo per il raggiungimento dell'auspicabile pace medio-orientale: molto bene, però...
Però le Sue considerazione sono in netto contrasto con le valutazioni da Lei fatte( sito Asia News), devo dire in modo lucido e corretto, sull' "odio islamico" nei confronti della civiltà occidentale e sulla pavidità di questa, attraverso i suoi governanti e le persone comuni, nei confronti di tale "aggressione" piuttosto preoccupante. Sempre, e giustamente, in modo secco e determinato  ci dice di stare accorti e di non farci sopraffare. Al riguardo, Giuliano Ferrara su Il Foglio parla di paura: paura di poter esprimere civilmente le proprie idee o di fare anche benevoli critiche ad eventuali " intromissioni" od "ingerenze"  islamiche nel contesto del nostro modo di vivere e di intrepretare la"civiltà" occidentale.
Di che mondo, Caro Padre, fa parte Israele?
Come conciliare le Sue proposte ed aspettative nei confronti dello Stato Ebraico da parte di "quel mondo" che non accetta anche le osservazioni più innocue e banali?
Mondo che vuole la distruzione di Israele? Mondo che ha sempre rifiutato le concessioni fatte da Israele? Mondo che aggredisce e tacita Israele come aggressore? Le risposte sono note.
Giusto che un sacerdote come  Ella é si adoperi per la pace, faccia certe proposte, cerchi certe risoluzioni ma che però non siano in contrasto con la realtà e con le Sue stesse e giuste valutazioni fatte in altra sede.
Una domanda amichevole Padre: é utopista oppure é, in senso buono, " un vero gesuita"?
Con stima ed amicizia.
 
Giuseppe Casarini-Binasco (MI)