Vivian Jeanette Kaplan Dieci bottiglie verdi 19/09/2006
Autore: Giorgia Greco
Dieci bottiglie verdi            Vivian Jeanette Kaplan
Casa Editrice:                   Edizioni Il Punto d’incontro


Scritto sotto forma di diario “Dieci bottiglie verdi” racconta la
drammatica serie di peripezie che hanno portato Gerda Kosiner madre
dell’autrice a lasciare la sua amatissima Vienna per raggiungere Shanghai
nel disperato tentativo di sfuggire alla spirale d’odio nazista.
Con garbo narrativo e con uno stile semplice ed avvincente, l’autrice ci
racconta la vita della famiglia Kaplan nella Vienna degli anni Venti. La
prematura morte del padre non indebolisce l’unità della famiglia che anzi
ritrova nell’amore reciproco la forza per continuare a vivere. E allora
vediamo Nini (il nomignolo che il papà aveva dato a Gerda) che insieme agli
amici “prende il caffè alla viennese con la panna montata e si lancia in
vorticosi valzer sulla musica di Strauss”.
“Orgogliose di vivere in Austria, il cuore culturale del mondo. Appagate,
non avvertiamo il bisogno d’altro”.
E purtroppo come molti ebrei assimilati anche la famiglia Kaplan non si
accorge immediatamente del pericolo rappresentato dall’avvento al potere di
Hitler e non immagina che l’antisemitismo, che già comincia a emergere nei
rapporti con gli amici, possa attecchire nella colta e progressista Vienna.
La situazione precipita, gli episodi di violenza si susseguono fino ad
arrivare alla notte dei cristalli.
“La notte dei cristalli è diventata un punto di non ritorno, la linea di
demarcazione: Niente dopo quella notte sarà più come prima. D’ora in poi
tutto è più pericoloso, persino camminare per strada……”
Ormai profughi in patria i Karpel cercano un luogo dove rifugiarsi e
Shanghai è una delle poche città disposte ad offrire ospitalità ai
rifugiati ebrei.
Con l’aiuto dell’avvocato Berger che per il suo gesto di generosità pagherà
con la vita riescono ad ottenere i visti e i biglietti per la traversata.
Mentre il suo giovane fidanzato parte per l’Italia sperando di trovare un
lavoro, Nini con la mamma, le sorelle e il fratello Willi si imbarca per
raggiungere Shanghai.
Le difficoltà però non sono finite: la città dove approdano è un luogo che
va al di là della loro più fervida immaginazione.
Povertà, miseria e degrado delle masse coesistono con il lusso più sfarzoso
di pochi privilegiati. Questa è la realtà che i profughi ebrei si trovano
ad affrontare insieme al tentativo delle pie missionarie di convertirli.
Grazie alla tenacia e alla forza della loro fede riescono a ricostruirsi
una vita con sacrifici e rinunce, ma pur sempre una vita dignitosa dove la
lotta per la sopravvivenza non cede mai ad alcun compromesso.
Dopo l’attacco di Pearl Harbor la piccola oasi che Nini e il suo giovane
sposo Poldi si sono costruiti sembra nuovamente sgretolarsi dinanzi alla
ferocia dei nazisti e dei loro alleati giapponesi.
Un decreto di questi ultimi  impone a tutti gli ebrei rifugiati di
trasferirsi nel ghetto di Hongkew, un quartiere squallido e degradato dove
vive la popolazione più misera di Shanghai.
“Angosciati raccogliamo tutti i nostri averi in borse e valigie da portare
nella nuova casa. Ci trasciniamo faticosamente fino a quando arriviamo in
una zona fatiscente, abbandonata e desolata, tranne per i cinesi più
disgraziati di Shanghai e i vagabondi senza tetto che cercano un rifugio
dove possono. Cerchiamo di farci strada attraverso le file di casupole
diroccate, catapecchie che rimangono in piedi per miracolo, finestre
crepate o rotte….”
“……Mentre mi guardo intorno in quel tugurio che dobbiamo chiamare casa non
trovo pace, mi sento solo piena di risentimento e disperata”.

Eppure ancora una volta Nini non si arrende: le difficoltà alimentano la
sua voglia di vivere e rafforzano la sua tenacia nel superarle.
La liberazione da parte degli americani riporta un po’ di serenità e la
possibilità di ricostruirsi una vita avviando una nuova attività di
pellami.
La pace però è ancora lontana: l’avvento dei comunisti li costringe a
prendere nuovamente la via dell’esilio.
La meta questa volta è Toronto dove alcuni cugini di Poldi si offrono di
accoglierli.
Tutta la famiglia parte perché come dice Nini: “Siamo fuggiti come una
famiglia unita e c’è una verità non detta in cui tutti crediamo: ciascuno
di noi ha bisogno dell’altro per continuare a vivere….”
La nuova patria li accoglie coperta di neve, “bianca e crocchiante sotto i
nostri piedi” quella neve che è rimasta fra i ricordi più cari di Nini e
che la riporta ai giorni felici e spensierati della sua giovinezza a Vienna
facendole provare una sorprendente sensazione di familiarità, unita alla
consapevolezza di essere finalmente giunta in un luogo sicuro.
Vivian Kaplan, attingendo ai ricordi della madre, ha scritto un libro che
commuove e incanta, senza retorica né sentimentalismi, sostenuto da una
prosa eccellente.
“Dieci bottiglie verdi” è soprattutto un libro sul valore della vita e la
forza dei sentimenti che lascia una scia luminosa che ci accompagna ancora
a lungo una volta terminato di leggerlo.


Giorgia Greco