Perché il fondamentalismo islamico sarà sconfitto 25/08/2006
Autore: Angelo Pezzana

Da Gerusalemme - Durante la guerra dei sei giorni, nel ’67, Israele era assediata dagli stati arabi confinanti. Non esistevano ancora Hamas o Hezbollah, in Iran c’era ancora lo Scià e Ahmadinejad forse non era ancora nato. Israele si trovava di fronte ad una guerra tutto sommato di tipo tradizionale. L’attacco di questa estate di Hezbollah contro Israele è avvenuto in condizioni completamente differenti. Ed ha messo in luce la diversità dei rapporti che esistono all’interno di quello che noi chiamiamo mondo arabo. Giordania, Egitto e Arabia Saudita si sono astenuti, tranne atti formali all’interno della Lega araba, dal prendere qualunque posizione contro Israele, Al punto che Assad ha parlato apertamente di “ mezzi-uomini “ riferendosi ai leader arabi che avrebbero fatto mancare il loro aiuto a Hezbollah, tradendo di fatto la causa comune. Queste differenze di comportamento nei confronti di Israele, e dell’Occidente in generale, non sono tanto dovute a ordinamenti democratici simili, perchè i tre stati non possono certo essere definiti tali, ci dice il prof.Hillel Frisch, dell’università di Bar Ilan, e associato al Centro di studi strategici Begin-Sadat (besa), quanto piuttosto al fatto che al loro interno hanno potuto svilupparsi, anche se in maniera diseguale, elite politiche e una pubblica opinione culturale in grado di esprimersi. Il che può spiegare come tutto sommato regga la politica anti jihad che li ha finora caratterizzati. In più, ci dice Frisch, il partito dell’Indipendenza di Hariri in Libano è sostenuto dai finanziamenti che arrivano dall’Arabia Saudita. E’ vero che la fama di Nasrallah è cresciuta dopo che ha tenuto testa per più di un  mese a Israele, ma nella opinione pubblica araba c’è molta tensione e i rapporti tra movimenti terroristi sono tutt’altro che facili. Basta andare sul sito internet di Hamas per rendersi conto che il nome Hezbollah non è mai citato nemmeno una volta. Hezbollah vuol dire infatti “partito di Dio”, e questo è inaccettabile in quanto Hamas è sunnita mentre Nasrallah e i suoi sono sciiti. E la solita storia del “ Gott mit uns “, se sta con gli uni non può stare con gli altri, e in un mondo dove anche la religione è arretrata di secoli, questo fa la differenza. Con  Frisch, esperto di storia e politica araba e palestinese, cerchiamo di capire quale mentalità stia dietro ai comportamenti, perchè le loro classi dirigenti, i loro governi, invece di dedicarsi allo sviluppo e al benessere delle loro popolazioni, entrino sempre in conflitto con le altre culture, cerchino di distruggere ciò che altri hanno creato non attribuendogli quindi alcuna dignità di esistenza. Il caso Israele è illuminante, ma l’jihad mondiale non è molto diverso. Frisch parte da lontano. Il mondo arabo, ci dice, ha radici predatorie, nella loro tradizione millenaria il deserto ha rappresentato una società che viveva largamente di rapine. Togliamoci dalla mente l’aura romantica che ha sempre circondato i predoni del deserto, lasciamola alla letteratura e al cinema. Rapinavano  e uccidevano per professione, erano bande armate. Rapivano anche, esattamente come avviene oggi con Israele, catturano soldati, il che in fondo è un po’ come portar via qualcosa a qualcuno e poi ucciderlo o barattarlo, secondo la convenienza. E questo avviene solo nel mondo arabo, dove la vita viene cosiderata poca cosa, in sè, come si è capito questa estate con l’attacco di Nasrallah a Israele. Finchè l’Occidente ed il mondo libero continueranno a non capire le vere motivazioni dell’odio jihadista non riusciranno mai a sconfiggerlo. E non aiuteranno quanti, nel mondo palestinese e arabo moderato, vorrebbero entrare nella modernità della nostra vita democratica ma senza pagarne il prezzo con la loro vita.

da Libero del 25 agosto 2006