Ricordiamo anche Naor Calò, italiano morto per Israele 18/08/2006
Autore: Angelo Pezzana
Gerusalemme- Mi permetto di scriverle dopo aver letto sui giornali italiani con quale interesse e partecipazione Lei ha seguito la vicenda del giovane pacifista italiano accottellato a morte da un fanatico palestinese suo coetaneo. Il fatto, avvenuto nella parte araba della città vecchia, è stato giudicato, chissà come mai, particolarmente atroce perchè la vittima era un giovane  che stava prestando un lavoro di volontariato in favore dei bambini palestinesi disagiati. Quindi, è stato scritto, non c’era alcun motivo che giustificasse l’aggressione. Da quelle parti, presso la Porta di Damasco, fatti simili non sono purtroppo rari, ma le vittime sono in genere giovani studenti ebrei riconoscibili perchè parlano ebraico o perchè portano la kippà. Non era il caso del nostro compatriota, che parlava italiano, vestiva jeans e T-shirt, non era ebreo, e scherzava allegro con un gruppo di amici. Ma tanto era bastato perchè l’odio antisemita del giovane palestinese si trasformasse in furia omicida. Un odio che in genere, quando è rivolto verso ebrei, non suscita in Europa eguale riprovazione. Giustamente Lei, insieme alle altre due più alte autorità dello Stato, ha voluto esprimere alla famiglia la sua partecipazione, anche se la motivazione del delitto è stata, a nostro avviso, tenuta fin troppo sotto tono. Le scrivo perchè, negli stessi giorni in cui si piangeva la morte del giovane pacifista, un altro giovane, quasi coetaneo e  italiano, veniva anche lui ucciso, senza che dal nostro paese ci fosse la benchè minima reazione. Una mia amica, Cecilia Cohen, che vive con la  famiglia a Gerusalemme, indignata per questo silenzio Le ha scritto una lettera per sollecitare la Sua attenzione, senza però ricevere risposta. Poichè sappiamo tutti quanto i percorsi di una lettera possano essere lunghi e misteriosi, Le riassumo la vicenda nella speranza che possa interessarla.
Il 9 agosto Naor Calò, un giovane di 25 anni, è stato ucciso in Libano da un missile lanciato dagli Hezbollah. Era con i suoi compagni a Kfar Dabel la mattina presto, quando un primo missile ha colpito un edificio dove c’erano più di cento soldati israeliani. Naor, che apparteneva alle truppe di terra, è corso per prestare aiuto ai compagni feriti, quando un secondo missile l’ha colpito in pieno uccidendolo. Lei mi farà notare che Naor vestiva una divisa isrealiana e, anche se di origine italiana, serviva un altro paese. C’ è del vero in questa osservazione, ma Le ricordo che in questa guerra si sono trovati di fronte un quasi- esercito di terroristi Hezbollah,armati ed equipaggiati dall’Iran con l’aiuto della Siria (spero che questi nomi le dicano qualcosa) ed un paese democratico, Israele, che non ha potuto far altro che difendere il proprio territorio ed i propri cittadini contro un attacco a base di missili che hanno raggiunto il nord del paese. Naor, cresciuto in un kibbutz dell’astremo nord, Magaan Michael, non amava la guerra, lavorava nell’allevamento del pesce, per cui il suo kibbutz è giustamente famoso. Era fidanzato e stava per sposarsi. Il suo papà, Piero Calò, nato nel ’44, era immigrato da Milano nel ’68, trovando in Israele finalmente il luogo dove poter vivere da ebreo senza più dover affrontare fughe in Svizzera per sfuggire ai nazisti, o doversi trovare ogni giorno a fare i conti con chi ti punta il dito contro e ti chiede di giustificarti. Essendo una famiglia di ispirazioni progressiste, era venuto a vivere in un kibbutz, ha avuto sei figli e si apprestava ad iniziare una una serena vecchiaia. Quando l’odio fanatico di chi ancora una volta vorrebbe cancellare gli ebrei dalla faccia della terra, è arrivato a ricordargli che la strada verso la pace e la giustizia è ancora lunga, portandogli via Naor, 25 anni, tanta voglia di vivere e nessuna di morire. Voleva allevare anche lui pesci, alzarsi al mattino presto e fare surf sulle onde alte davanti al kibbutz, amare, vivere. Non voleva uccidere nessuno, ma difendere il suo babbo sì, la sua famiglia, il suo paese sì, contro chi dice a voce alta di volerlo cancellare dalla carta geografica. Amava anche l’Italia e ci veniva appena poteva. Non crede, Signor Presidente della Repubblica che Naor Calò meriti il ricordo Suo, del Presidente del Consiglio e del Presidente della Camera ? Non era un giovane da additare ad esempio ai suoi coetanei italiani, un giovane ebreo morto in Israele per difendere un paese che in questo momento è l’avamposto di ogni prossima battaglia per difendere i valori della democrazia contro il fanatismo islamico jihadista ? Chi muore per la patria è vissuto assai, forse non è troppo tardi per dirlo ancora. Naor Calò aveva solo 25 anni, sia benedetta la sua memoria, ma il ricordo lo esigiamo, Signor Presidente, se Lei veramente è il presidente di tutti e non solo di qualcuno