Due lettere a Sergio Romano 13/07/2006
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Caro Dott. Romano,

leggo la sua risposta a Cingoli e non mi stupisce, quando dichiara il suo sentimento antiisraeliano. In principio Lei ne ha ovviamente diritto e, avendo il potere di farlo, può anche scriverlo. Mi permetta però di sottolineare che la sua non è l'analisi storica della situazione, neanche giornalismo, ma è propaganda. L'intervento militare in questione, per il diritto internazionale è una reazione lecita dello Stato sovrano (qui: Israele) a una o più azioni illecite e lesive da parte di un'altra entità statale (qui: ANP che lancia ogni giorno i razzi Kassam sulle città israeliane, fa rapire soldati e giovani civili dal territorio sovrano). Lei questo lo sa bene ma lo omette. Mette sullo stesso piano "il rifiuto (di Hamas) di riconoscere Israele, il rifiuto israeliano di dialogare con il nuovo governo palestinese": mi scusi, ma se il governo retto da Hamas non lo riconosce e vuole cancellarlo dal territorio, che valore hanno queste trattative? Visto che è stato un diplomatico, prego, dia una risposta.
 
Inoltre associa la rappresaglia al coinvolgimento della popolazione civile, omettendo ancora che i "militanti" (le piace dire così?) palestinesi di proposito si nascondono nei centri abitati, in mezzo ai civili usandoli come scudi. Quando donne o bambini vengono colpiti, "fanno notizia" più dei loro caduti; obiettivo: ottenere simpatia dall'opinione pubblica. Non devo certo spiegarle io le astuzie della propaganda politica.
Inoltre lei sembrerebbe sostenere una strana tesi: un'elezione democratica cancella il fatto che i politici di Hamas catturati, sono membri dichiarati di una fazione classificata in tutto il mondo come "organizzazione terroristica". Può negare l'evidenza? Lei ci prova, prende un fatto estraneo (l'elezione) e lo indica come dimostrazione che quei signori non sono terroristi.  Schopenhauer insegna.
La saluto, con il presentimento che questa lettera non sarà pubblicata. Sarebbe d'altra parte un gesto troppo liberal... Questa è la rappresaglia  verso i civili italiani che amano la chiarezza e rifiutano i luoghi comuni. Distinti saluti,

Dott. Alberto Corcos - Milano

Caro Romano,ho letto con molta attenzione  la risposta che Lei ha dato al signor Cingoli sul tema dell' "equivicinanza". Vede, caro Romano, per essere equivicini, così come inteso dal signor Cingoli, bisogna essere capaci di mettersi nei panni di entrambi i contendenti che, in ogni situazione di conflitto, si ripartiscono equamente torti e ragioni.

Da quello che Lei dice, però, ho capito subito che Lei non è "equivicino", bensì "vicino" ad una delle due parti. Nessuna menzione, nelle Sue argomentazioni, al quotidiano, immancabile stillicidio di missili qassam che piovono in terra di Israele, proprio in quelle zone che stanno all'interno della green line, in quei territori che nessuno mai si sognerebbe di contestare, a parte Hamas, Ahmadinejad e tutti coloro che non concedono allo stato di Israele il diritto ad esistere.
Forse un Suo soggiorno (anche di una sola settimana) a Sderot, potrebbe farLe capire meglio alcuni particolari e forse, la sua posizione passerebbe da "vicina" ad "equivicina.
Cordialmente
Ester Picciotto