Gentile Direttore,
ho letto l’articolo a firma di Enzo Biagi a pagina 95 dell’Espresso della scorsa settimana ed è vivo lo sconcerto per il confronto voluto dall’autore tra Andrea Jarach ed il nipote di Goring, insieme alle inesattezze e calunnie evidenti ad Andrea Jarach. Andrea Jarach è l’editore e non il fratello. Si spende in prima persona per la salvaguardia della Shoah con numerose iniziative sulla “Memoria” che gli fanno onore. Se Moni Ovadia offende Andrea Jarach, l’errore ancor più grave lo fa Enzo Biagi nel cavalcare la stessa ideologia di Moni Ovadia che porta a vedere la pagliuzza nell’occhio altrui, ma non la trave nel proprio.
L’ideologia di sinistra ha creato da decenni la frattura su Israele. E’ diventata virulentemente antisraeliana secondo una concezione viscerale antisemita: accusando ogni governo israeliano, ogni leader israeliano, ogni atto israeliano, manipolando e falsando le realtà per meglio demonizzare Israele. Oggi, si arriva attraverso una penna e voce che hanno un peso, anche se Sergio Romano è stato l’iniziatore di questo filone, addirittura a fare la differenza tra l’ebreo "buono" (Moni Ovadia) e l’ebreo "cattivo" (Andrea Jarach) con tanto di nomi e cognomi, senza conoscere nemmeno il caso trattato, ma solo in funzione di una scelta politica. Il mea culpa se lo devono fare altri che Andrea Jarach e molti di noi. Continuare ad usare ebrei contro ebrei, su questa falsariga, sta rendendo più evidente lo slancio antisemita di tali interventi. Non basta avere un amico o familiare ebreo, un parente tra i Giusti per sentirsi immuni dall’antisemitismo quando l’ideologia prevale sull’etica.
Cordiali saluti
Danielle Sussmann
un dato che accomuna le due lettere in difesa di Enzo Biagi che IC ha pubblicato è l’assoluta mancanza di qualsiasi argomentazione ragionevole che giustifichi l’editoriale contro Andrea Jarach. L’autore della prima lettera cerca di nascondere Biagi dietro il dito, affermando di non vedere alcun attacco nelle parole di costui, nemmeno quando descrive Jarach come «un ebreo che va a braccetto con i neofascisti». Cosa avrebbe dovuto leggere Jarach per sentirsi offeso, dunque? Che periodicamente si reca in pellegrinaggio a Braunau sull'Inn? Che il 20 aprile di ogni anno celebra l’anniversario di Adolf Hitler con una torta dove al posto delle candeline bruciano le bandierine israeliane? Che sopra il suo letto tiene appeso il ritratto di Himmler? Che durante la notte si aggira travestito nel cimitero ebraico per profanare tombe? Che oltre ad abbracciarsi affettuosamente con i neofascisti, ha deciso che la sua Casa editrice pubblicherà prossimamente le ristampe integrali di “Der Stürmer” di Julius Streicher? O che al posto dell’Antico Testamento egli legge “Mein Kampf” per trovare consolazione spirituale?
La seconda lettera, a sua volta, costituisce un caso emblematico di quel fenomeno che Piero Ostellino definisce acutamente l’autoreferenzialità di certa sinistra, ossia la convinzione di taluni di essere sideralmente più in alto dei comuni mortali, al punto che un determinato fatto concreto ritenuto (non importa se oggettivamente) deprecabile quando commesso da chiunque, diventa un comportamento virtuoso se compiuto da un benpensante di sinistra. Così, Andrea Jarach con la sua decisione di non candidarsi nella sinistra suscita al gentile autore della seconda lettera «profondo disgusto» in quanto, «pur di racimolare qualche voto» (cosa riprovevole! evidentemente Ovadia si è candidato con l’altra parte per non racimolarne alcuno), «non ha esitato a SPUTARE SULLA SHOAH» (sic!). Per contro, Diliberto quando abbraccia affettuosamente il truce capobanda degli Hezbollah (noto assassino ferocemente antisemita e foraggiato da quel regime di Teheran il cui presidente è un simpatico signore barbuto che nega la realtà storica della “soluzione finale” di hitleriana memoria), si dimostra un grande democratico che compie un gesto a favore della pace in Medio Oriente. In altre parole, chi come Jarach difende le ragioni degli ebrei e dello Stato di Israele dalla tracotanza dell’antisemitismo ma non si candida con la sinistra è uno sporco rinnegato che per questo solo fatto SPUTA SULLA SHOAH; chi marcia nei cortei della sinistra dove si inneggia ad Arafat, ad Hamas ed agli altri assassini di ebrei e dove lo Stato di Israele viene spacciato come la reincarnazione del Terzo Reich è invece il perfetto ebreo che ha una consapevole e dignitosa coscienza democratica. Una simile palese contraddizione non può non riuscire inaccettabile a qualunque persona di normale buon senso che non abbia la mente ottenebrata dal pregiudizio ideologico. Ma il benpensante di sinistra se ne infischia di argomentare coerentemente le proprie asserzioni; nulla di sorprendente quindi che l’autore della seconda lettera, in luogo di fornire una spiegazione ragionevole delle tesi proprie e di quelle di Biagi, parta in quarta con una raffica di insulti contro coloro che hanno osato scrivere a IC per difendere l’onorabilità di Andrea Jarach, contro IC che ha pubblicato le loro lettere e contro Jarach stesso che viene gratificato di un’altra massiccia dose di fango, giustificando la sfilza di invettive con la seguente brillante motivazione: Enzo Biagi e Moni Ovadia sono due grandi personalità e tanto basta per consentir loro di calunniare Jarach senza bisogno di provare che costui sia realmente andato a braccetto con i neofascisti o abbia comunque commesso un’azione moralmente degradante. Per contro, Ovadia può tranquillamente militare in una sinistra inzeppata di fanatici antisemiti dediti al rogo delle bandiere israeliane e di forsennati sostenitori del terrorismo antiebraico, senza che la sua coscienza abbia nulla da rimproverarsi. Complimenti!
A spremerne il sugo, arroganti non sono Biagi, Ovadia e i loro difensori per corrispondenza che calunniano Jarach senza uno straccio di prova, mostrando (loro sì!) di non conoscere Jarach stesso né la sua attività di denuncia dell’antisemitismo e della tragedia della Shoà; arrogante è chiunque abbia l’ardire di contestare le loro calunnie e di pubblicarle. Siamo arrivati a questo.
Non so cosa intenda fare Enzo Biagi dopo aver ricevuto le critiche di tanti suoi lettori per il suo sconsiderato scritto contro Jarach. Un fatto è certo; se davvero tiene a mantenere un rapporto cordiale con gli ebrei, farebbe molto meglio a non trincerarsi dietro difese come quelle degli autori delle due lettere pubblicate da IC. I quali dovrebbero ricordare che il fango, prima del destinatario, insudicia le mani di chi lo raccoglie per lanciarlo. E il fango rimane fango anche nelle mani del benpensante di sinistra.
Egr. Dott Biagi, ho sempre letto con interesse i suoi scritti ammirandoli per lo stile semplice, asciutto, diretto e per i contenuti.
Questa volta però devo esprimerle la mia amarezza e il mio stupore per le cose inesatte e ingiuste riportate nel suo articolo pubblicato sull'Espresso.
Sono un'ebrea milanese ancora "faticosamente" di sinistra: dico "faticosamente" perchè si fa sempre più fatica ad identificarsi con una sinistra che ha i paraocchi, se non peggio, malafede, nei confronti della situazione israeliana e, a volte, più o meno velatamente, nei confronti degli ebrei in generale. Il suo scritto non può collocarsi in quella sinistra. Mi rifiuto di crederlo, ho bisogno di credere che Lei è diverso e perciò le chiedo di rivalutare la cosa correggendo le intesattezze e rivedendo anche il suo giudizio su Andrea Jarach, da tempo impegnato in ogni modo contro ogni forma di antisemitismo e per la diffusione della conoscenza e della memoria della Shoah.
Non mi dilungo oltre perchè molte cose sono già state chiaramente espresse da altri prima di me e in particolare da Ester Picciotto e Angelica Calò Livnè.
Distinti saluti
Nava Spizzichino
Spett. Redazione I.C.,