Qualche dubbio sul senso dell'umorismo islamico
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Mercoledì 15/02/2006

Io avrei qualche dubbio sul senso dell'umorismo di Mohamad.
Lo scrittore iraniano Amir Taheri sostiene che a suo tempo perdonò la
satira di un poeta. A me risulta invece, da quanto leggo sul testo di
uno storico universalmente riconosciuto come filoarabo (Maxime Rodinson)
che, al contrario, il profeta si indignò per le poesie di una poetessa
(Asma Bint Marwan) e di un poeta novantenne (Abu Fakr) e in un accesso
si rabbia arrivò a invocare la morte su di loro. I suoi seguaci lo
accontentarono subito: la donna fu sgozzata mentre dormiva con l'ultimo
nato tra le braccia. Gli assassini dei due poveri poeti furono premiati.
E dopo una sanguinosa battaglia nel 624 contro i mercanti meccani, tra
tutti i prigionieri il profeta fece uccidere senza pietà proprio due
compatrioti colpevoli di...avergli posto domande difficili durante la
sua predicazione a Mekka.  Raccomandò all'inferno le loro anime,
nonostante i poveretti invocassero pietà, e li fece decapitare.
Stranissimo senso dell'umorismo e sconcertante prova di tolleranza.
E sempre in tema, sono anni e anni che i giornali islamici riportano
vignette atroci sugli ebrei (in quanto ebrei), ecc...Non mi sembra che i
delicati spiriti che invocano sensibiltà e discrezione si siano mai
indignati. Forse perché gli ebrei non hanno mai minacciato di bruciare
nessuna ambasciata?
Francesca Bosi