Tutti i titoli che influenzano il giudizio dei lettori
la vecchia specialità dei quotidiano DS
Testata:
Data:
Pagina: 1
Autore: Umberto de Giovannageli
Titolo: Israele, inizia il dopo Sharon: la pace è più difficile

Sul quotidiano dei DS deve essere soffiato un vento di fonte palestinese. Tutte le titolazioni sono redatte in modo da influenzare il giudizio dei lettori in senso antisraeliano. Da quello in prima pagina:

"Israele, inizia il dopo Sharon: la pace è più difficile" a quelli di pag.10

"Orfano il partito di Arik,la pace si allontana" e "Temo un'escalation anti-palestinese"

In tutti la responsabilità di una pace che si allontana viene ricondotta a Israele, come se il comportamento palestinese a Gaza o fra i vari gruppi terroristici non esistessero nemmeno. La pace è quindi più difficile ed è in vista una escalation anti-palestinese. Addirittura Udg chiede nell'intervista Saeb Erekat "il dramma di Sharon si proietta sulle prossime elezioni palestinesi ?" quando invece avrebbe dovuto chiedere al suo interlocutore se a proiettarsi sulle elezioni palestinesi non sia Hamas e la probabile sconfitta di Abu Mazen.

Riportiamo l'intervista di Udg a Saeb Erekat a pag.10:

«Il nostro timore è che la scomparsa di Ariel Sharon produca una ulteriore escalation di violenza contro il popolo palestinese. Vedo forte il rischio che la corsa alla sua successione alimenti le spinte peggiori in campo israeliano, in particolare per quel che concerne il rilancio della politica di colonizzazione e delle "eliminazioni mirate". A parlare è Saeb Erekat, capo dei negoziatori dell'Anp.
Israele e l'intera comunità internazionale trepidano per le condizioni di salute del primo ministro Ariel Sharon. Come si vivono queste ore drammatiche da parte palestinese?
«C'è innanzitutto un aspetto privato che riguarda un uomo in lotta fra la vita e la morte. La nostra partecipazione al dramma personale di Ariel Sharon e dei suoi familiari è sincera.»
E dal punto di vista politico?
«A dominare sono i timori più che le speranze per il dopo-Sharon. C'è il rischio di una accresciuta incertezza verso il ritorno al processo di pace, un rinvio a un tempo indefinito della ripresa di una seria trattativa e, cosa ancor più grave, abbiamo fondati timori di ritenere che in campo israeliano, anche in vista delle elezioni di marzo, la successione a Sharon sia giocata sul terreno peggiore...».
Quale sarebbe questo terreno?
«Quello di dimostrare ad una opionione pubblica disorientata che Israele è forte anche senza il suo leader. Una forza che deriva però non dà una lungimirante strategia di pace bensì dalla potenza militare. Avverto il rischio che Israele ricerchi nell'esercizio della forza una risposta al vuoto politico lasciato da Sharon. Ciò significherebbe alimentare una escalation di violenza contro il popolo palestinese e un rilancio della politica di colonizzazione dei Territori. Il popolo palestinese non deve essere vittima della battaglia di potere che si aprirà in Israele. Se la realtà dovesse confermare i nostri timori, per il Medio Oriente si aprirebbe una nuova stagione di incertezza e di destabilizzazione».
Incertezza, apprensione, ma i palestinesi non avevano considerato Ariel Sharon un nemico storico?
«Ma la pace si fa con i nemici non con chi inviteresti a casa tua. Sharon è il leader scelto liberamente dagli israeliani e noi palestinesi, a differenza della nostra controparte, non abbiamo la cattiva abitudine di voler decidere con chi trattare. Abbiamo criticato l'unilateralismo di Sharon, sia per ciò che concerne il ritiro da Gaza che nella costruzione del Muro dell'apartheid in Cisgiordania, ma Sharon aveva comunque compreso che la sicurezza di Israele non può fondarsi sull'occupazione dei Territori e sull'oppressione esercitata contro il popolo palestinese. Si era reso conto che la pace non si concilia con il disegno espansionaista del Grande Israele. Una lezione che lo aveva portato a rompere con gli estremisti del Likud. Di ciò gli diamo atto».
Il dramma di Sharon si proietta sulle prossime elezioni palestinesi.
«Elezioni che dovranno riguardare anche i palestinesi che vivono a Gerusalemme Est. Una partecipazione che Israele sta cercando di impedire; una esclusione che l'Anp e tutti i partiti palestinesi non accetteranno mai. C'è il rischio che le autorità israeliane "usino" la malattia di Sharon e l'incertezza politica che ne consegue per sospendere ogni decisione sulla partecipazione dei palestinesi di Gerusalemme al voto. E questo è per noi intollerabile. Le elezioni palestinesi non avranno luogo senza il coinvolgimento dei nostri fratelli di Gerusalemme».
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla redazione de L'Unità. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.
lettere@unita.it