All'attacco di Sharon, Kadima ha già più del 40% dei consensi
quotidiani italiani a confronto
Testata:
Data: 04/01/2006
Pagina: 1
Autore: Aldo Baquis
Titolo: Accusa di tangenti a Sharon

"Tre milioni di dollari,sospetti su Sharon", acque agitate in Israele dopo le accuse di Canale 10, una televisione privata. Come danno la notizia i giornali italiani ? La più gridata è quella della STAMPA, con foto e titolo in prima pagina e servizio di mezza pagina  all'interno a pag.11. Idem il CORRIERE della SERA, ma con un piccolo richiamo in prima e servizio interno a pag.14. Potremmo fermarci qui, perchè la notizia, di per sè ghiotta, è stata praticamente ignorata da quasi tutti gli altri giornali italiani. Nulla a sinistra, neanche una riga su UNITA',MANIFESTO,LIBERAZIONE. Quattro righe quattro su REPUBBLICA a pag.18 in una breve che riguardava la salute del premier. Le stesse quattro righe su AVVENIRE, anche lì alla fine di un articolo che descrive la situazione politica in generale. Insomma, la notizia è stata giudicata di sufficiente interesse solo da STAMPA e CORRIERE. Da parte nostra ecco l'unico commento : è la democrazia bellezza ! nel momento in cui Kadima, il nuovo partito di Sharon, arriva  e supera il 40% nei sondaggi, cosa potevano fare le altre forze politiche, stare a guardare ? ecco allora che ritorna sulla scena la vecchia accusa dei finanziamenti illeciti, che nella storia delle democrazia israeliana rappresenta una costante, buona per essere tirata fuori alla bisogna. Un argometo che ha la forza di una clava, e dalla quale Sharon dovrà guardarsi con estrema attenzione.

Domani Sahron subirà un leggero intervento al cuore, non grave ma certamente delicato. Non è quindi nelle migliori condizioni per affrontare una tempesta politica come quella che si annuncia. E' quanto si aspettavano e auguravano i suoi avversari politici. Ma Sharon è l'unico leader al momento ad avere un piano politico ben chiaro e comprensibile dagli elettori, che, infatti,  stanno dando al lui e al suo Kadima un consenso che nessuno aveva mai avuto prima.

La politica israeliana continua ad avere molte affinità con quella italiana. Anche a Gerusalemme c'è un leader che in pochi mesi crea un nuovo partito che, almeno nei sondaggi, sbaraglia tutti gli altri. Anche a Gerusalemme, gli avversari di Sharon giocano tutte le carte possibili in vista delle prossime elezioni del 28 marzo. Ogni colpo vale, soprattutto quelli bassi. Sharon, certamente non in buona salute, 78 anni, combatte quella che sarà probabilmente la sua ultima battaglia.Da parte nostra gli facciamo un augurio, forza e coraggio, vecchio leone Arik, Israele ha bisogno di te, devi farcela.

Riportiamo la cronaca di Aldo Baquis dalla STAMPA che riassume bene la situazione peraltro molto intricata.

A tre mesi dalle elezioni politiche - in cui Ariel Sharon sembra lanciato verso una vittoria di dimensioni storiche alla guida del partito centrista Kadima - una rete televisiva privata, Canale 10, ha rivelato che la polizia israeliana sospetta il premier di aver ricevuto tre milioni di dollari da due uomini d'affari austriaci, i fratelli Martin e James Schlaff, proprietari di una rete di Casinò. Fra questi, il Casino di Gerico (Cisgiordania) chiuso nell'ottobre 2000 con l'inizio dell’Intifada.
La notizia ha destato immediato clamore. I consiglieri del premier ne hanno minimizzato la importanza affermando che si tratta di un semplice «riciclaggio» di questioni già indagate e rimaste senza seguito. Da parte sua la opposizione ha trovato uno strumento insperato per attaccare Kadima, il partito che nei sondaggi rastrella un terzo dei voti.
Con toni diversi, il partito laburista di Amir Peretz, il partito Shinui di Yosef Lapid e il partito della sinistra sionista Meretz hanno tutti fatto appello ieri al consigliere legale del governo Menachem Mazuz affinché faccia tempestivamente luce sulla vicenda. «E' necessario che gli israeliani sappiano prima del 28 marzo, data delle elezioni, se il loro primo ministro o i suoi più stretti familiari sono sospettati di corruzione», ha detto Lapid.
A rendere più imbarazzante per Sharon la vicenda vi è la circostanza che proprio ieri il figlio Omri ha lasciato la Knesset, dove era stato deputato del Likud prima di passare il mese scorso nelle file di Kadima. In tribunale Omri Sharon ha ammesso di aver raccolto nel 1999 fondi illeciti per finanziare la campagna del padre alle elezioni primarie del Likud. Adesso, secondo la stampa, Sharon jr. rischia almeno in teoria una pena detentiva.
La inchiesta della polizia è partita appunto dal 1999. Il controllore dello Stato Eliezer Goldberg notò allora che Sharon (mediante una società di comodo, la Annex-Ricerche) aveva utilizzato una cifra di gran lunga superiore a quella concessagli per legge e gli inflisse una pesante multa. Per pagarla, secondo i sospetti della polizia, Sharon chiese aiuto ad amici all'estero. Haaretz, sulla base di documenti ricevuti sotto banco da una donna-giudice, scrisse che l'altro figlio di Sharon, Ghilad, aveva in seguito ricevuto una somma di un milione e mezzo di dollari dall'uomo d'affari sudafricano Cyryl Kern, un vecchio compagno d'armi di Ariel Sharon.
Ma la inchiesta, da allora, si era inabissata. Il tragitto di quei finanziamenti era stato molto tortuoso, era passato fra l'altro dalle Isole Cayman e dall'Austria. La polizia israeliana aveva indagato nelle piccole isole dei Caraibi e aveva chiesto, ma invano, la cooperazione delle autorità austriache nella delicatissima indagine.
La svolta - secondo Canale 10 - è avvenuta il 22 dicembre quando un altro uomo d'affari in relazioni di amicizia con il premier, James Schlaff, è giunto in visita privata in Israele assieme con i genitori. Secondo la televisione, gli investigatori hanno ottenuto il permesso di perquisire la sua abitazione, di prelevare due computer portatili e alcuni telefoni cellulari.
Se in quegli apparecchi ci siano prove concrete riguardo ad Ariel Sharon o a suo figlio Ghilad, ancora non è chiaro. Ma Canale 10 ha appreso che durante il dibattito nel tribunale di Rishon le-Zion (Tel Aviv) in cui James Schlaff ha chiesto di tornare in possesso dei computer, la polizia ha replicato che in essi «vi sono in teoria indizi che indicano un coinvolgimento di James Schlaff e di suo fratello Martin nel versamento di tre milioni di dollari alla famiglia del primo ministro". Dunque, oltre al milione di mezzo utilizzato per pagare la multa alla Stato, una cifra identica - secondo i sospetti evocati dalla televisione - sarebbe rimasta alla famiglia Sharon.
In serata la polizia ha precisato che il materiale trovato nei computer «viene ancora decifrato» e non è affatto chiaro se getti nuova luce sulla intricata vicenda. Ma per i rivali politici di Sharon - comprendendo i laburisti, i centristi di Shinui e anche il suo ex partito Likud - la vicenda giunge come un’insperata ciambella di salvataggio e consente loro di guardare alle prossime elezioni con maggiore ottimismo.


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