Palestina:Corruzione,Terrorismo, soldi dall'Europa
in una cronaca accurata di Jacopo Tondelli
Testata:
Data: 03/01/2006
Pagina: 1
Autore: Jacopo Tondelli
Titolo: Lo Stato parallelo di Hamas in Palestina

IL  RIFORMISTA pubblica oggi 3/1/2006 una cronaca molto accurata di quanto sta avvenendo intorno alle prossime elezioni che dovrebbero svolgersi il 25 gennaio prossimo. Ecco l'articolo:

 Betlemme.È un giorno di quiete, l’ultimo giorno prima della campagna elettorale.Pochi pullman di turisti attendono il loro turno davanti allo squarcio nel muro che accede alla città.Sono visitatori fugaci nella culla del cristianesimo che il 24 gennaio,nel segreto delle urne, dovrebbe decidere il proprio destino rinnovando il Parlamento. Il condizionale è d’obbligo ogni ora di più, mentre si fanno martellanti le voci di un rinvio a data da destinarsi. La violenta anarchia ormai elevata a sistema e l’incognita che pesa sulla possibilità che anche i palestinesi di Gerusalemme possano votare sono le ragioni dichiarate del possibile rinvio.Ma sulle pareti delle case spuntano,quasi assordanti, le scritte inneggianti ad Hamas e gli ultimi risultatidelle elezioni municipali e i recenti sondaggi danno il movimento islamista in crescita vertiginosa. Anche nella fu cristiana Betlemme, che oggi vede il Comune guidato da una robusta maggioranza nelle mani di Hamas. «Che devo dirti?», mastica amaro Mike Canawati,un benestante cristiano militante della prima ora di Fatah e poi confluito nelle Brigate Al Aqsa,prima di dire basta,pochi anni fa,con la politica.«Sono cristiano e Hamas non mi piace affatto, anche perché con loro al potere l’Occidente chiuderà i cordoni della borsa.Ma sono stato nella polizia personale di Arafat»,uno dei diciassette corpi di polizia,tra cui brilla per demenzialità un folto corpo di polizia marittima in un West Bank che non ha il mare.«Ho lavorato come guardia del corpo di Suha Arafat - spiega - e così posso dire meglio di altri come funziona,al suo interno, l’Anp. Una montagna di soldi arrivava dall’estero, e pochissimi arrivavano a destinazione.Lo sanno tutti e questo non può andare bene a nessuno».Proprio Lady Palestine,la signora Arafat, sta godendo a Parigi il tesoro di famiglia ereditato dal Rais.Una baby pensione di platino stimabile in qualche decina di milioni di dollari.«Ma credetemi,è solo un caso e forse neppure il più grave. Sarebbe bello poter fare i conti in tasca al nostro primo ministro,il signor Abu Ala, il cui figlio possiede la società che sta costruendo il muro voluto dagli israeliani. Siamo nell’ordine dei miliardi di dollari» dice denunciando il più clamoroso conflitto di interessi che il mondo odierno conosca. Ed è così, vedendo ciò che tutti sanno, che tanti palestinesi hanno iniziato a guardare a chi promette cambiamento. E cambiamento, nei territori occupati, fa rima con Hamas che non a caso,per le prossime elezioni, si presenta con una lista dal nome programmatico: «Cambiamento e riforme». Nota al mondo per la barbarie degli attentati suicidi tra i civili israeliani, Hamas per i palestinesi vuol dire anche altro. Scuole, ospedali, fornitura elettrica, strade. Il minimo sindacale della sussistenza,gestito con la trasparenza ordinata dalla Sharia. Una rivoluzione di inevitabile successo, dopo anni di Arafat.Tutto questo non ha più solo la faccia di militanti armati di kalashnikov,ma quella della borghesia emergente ma sempre esclusa dal sistema clanistico perpetuato da Fatah. Uno di loro è il 36enne Anwar Zboun, docente universitario con Master in fisica conseguito in Inghilterra. Alle prossime elezioni sarà il numero 14 nella lista di Hamas per la parte proporzionale che, dato il complicato sistema elettorale e i dati attuali, vuol dire elezione pressoché sicura. Come molti è un reduce delle carceri israeliane, da cui è uscito su cauzione e ora attende il processo. Siamo forti della fiducia della nostra gente - dice - che conosce nostra onestà e l’ha vista ben spesa nelle città che amministriamo ». Neanche a dirlo, nel programma elettorale che oggi sarà ufficialmente presentato, al primo punto sta una guerra senza  quartiere alla corruzione a qualunque livello. Un partito degli onesti,insomma,che dovrà anche confrontarsi con l’inquietante tasso di violenza interna alla società palestinese. Il precipizio della guerra civile pare davvero a passo, e il rapimento dell’italiano Alessandro Bernardini è solo l’ultimo episodio che mostra quanto fuori controllo sia la situazione, a Gaza e non solo.«Hamas non solo condanna decisamente qualunque azione a danno degli stranieri. Ma attribuisce una parte importante della colpa all’Anp, che in questi casi si limita a chiacchierate amichevoli e raccomandazioni nei confronti dei rapitori. Gente conosciuta per nome, e che andrebbe processata secondo la legge.Ecco, se vinciamo noi possiamo garantire che ci impegneremo perché legge e giustizia trovino applicazione ». Law and order, ancora. E dunque, se vince Hamas anche i politici corrotti saranno sottoposti alla legge? Qui la risposta si fa prudente, allusiva. Certo non possiamo processare morto - sibila Zboun - ma i vivi sì. E se continuano su questa strada non ci sarà alternativa».La sconfitta di Fatah, tra l’altro, vuol dire spodestare, per la prima volta da secoli a questa parte, le élite familistiche cui appartiene l’attuale l’attuale leadership palestinese. Sappiamo bene quale profondo mutamento rappresenterebbe una nostra vittoria, e per questo dobbiamo vigilare con particolare attenzione sulla regolaritá delle elezioni, sempre che ce le facciano svolgere». Non avete paura di trovarvi sella ma isolati - soprattutto dal punto di vista economico - da tutto il mondo occidentale? «La minaccia di cessare l’aiuto ai palestinesi nel caso in cui sia regolarmente eletta Hamas è antidemocratica. Rispetto all’Europa, Solana dice che se vinciamo non arrivano più soldi. Poi, però, se andiamo a vedere quel che succede davvero nei comuni amministrati da noi, allora vediamo che gli europei continuano mandare soldi a tutti i livelli, anche i più alti, e finanziano questecittà pure volentieri, favorendo anche collaborazione e gemellaggi. Perché? Semplice, vedono chesoldi vanno alla nostra gente. ogni caso, se anche smettono arrivare soldi dall’occidente nondovete dimenticare che siamo parte del mondo arabo e islamico. Che continuerebbe generosamente a sostenerci». Ma come a chiedere fiducia non mutando di una virgola la propria posizione su Israele e sulla legittimità degli attacchi terroristici? «Anzitutto chiediamo a Bush e all’occupante di spiegarci cos’è esattamente terrorismo, visto che ancora non abbiamo una definizione. Secondariamente, sarebbe necessario che l’occupante si ritiri dai territori occupati». Che sarebbero? Ride, Zboun. Poi spiega: «La Palestina va dal Mediterraneo Giordano, ma se l’occupante comincia a ritirarsi integralmente entro i confini del ’67 si può iniziare a trattare e siglare una tregua ». Come base per una trattativa, insomma, si chiede più quanto qualunque governo israeliano sia arrivato a pensare come status definitivo di un mutuo riconoscimento. Ed è solo l’inizio.io

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