Una cronaca dalla Franca, pubblicata dal Corriere della Sera di venerdì 30 dicembre 2005:
PARIGI — La Francia ha tra i suoi candidati alle presidenziali del 2007 un attore che punta a raccogliere voti soprattutto nelle
banlieue («obiettivo 8%») e che alla fine di una lunga chiacchierata nel suo Théâtre de la Main d'Or, a due passi della Bastiglia, dopo avere parlato — male — di ebrei negrieri, lobby sionista, asse Sharon-Bush, e — bene — di bomba atomica palestinese, estremisti islamici, David Irving e Ahmadinejad, dice: «Va bene, riconosciamo per legge il ruolo positivo del colonialismo. Ma allora, se la sofferenza dei neri ha fatto progredire l'umanità, ammettiamo anche i meriti del nazismo, al quale dobbiamo Von Braun e la conquista dello spazio, lo sviluppo dell'industria militare, e della medicina». Sta scherzando, vero? «No, dico davvero».
Dieudonné M'bala M'bala, 39 anni, nato nella periferia parigina da madre bretone e padre camerunense, pluriprocessato sempre assolto, non si fa scrupoli nel rilasciare dichiarazioni inaudite: del resto i suoi monologhi a teatro fanno il tutto esaurito, recita con Monica Bellucci nel kolossal francese Asterix e Cleopatra
(2001), i suoi dvd vanno a ruba nei grandi magazzini del centro di Parigi e quando nell'immensa sala dello Zénith, il 22 dicembre, ridendo indica come possibile suo sponsor Al Manar,
la tv degli hezbollah, i 5.000 spettatori presenti esplodono in un applauso fragoroso. Naturalmente, Dieudonné dice di essere «non antisemita, ma antisionista».
Nel mondo dello spettacolo dai primi anni Novanta, il brillante comico fino a poco tempo fa molto apprezzato da José Bové e dal verde Noël Mamère si occupa ormai solo di satira politica. «Gli sketch sul sesso o i telefonini li lascio a Gad Elmaleh (un comico ebreo, ndr) » dice sempre sul palco dello Zénith: fischi del pubblico. «O a Elie Semoun (sempre ebreo,
ndr) »: altri fischi. «E perché non a Boujenah? (un terzo comico ebreo, ndr) »: gli spettatori impazziscono di risa e fischi verso i tre attori indicati alla disapprovazione della platea. Il giornalista di France 3 Clément Weill-Raynal, presente in sala: «Il progetto di Dieudonné è unire nell'odio una parte della comunità araba e nera di Francia».
Per riuscire a presentarsi davvero agli elettori, secondo la legge francese, Dieudonné (come tutti) ha bisogno di raccogliere 500 firme di politici eletti a livello locale. «Dovrei farcela senza problemi» dice. Dopo le frasi celebri del suo passato — «Ho strappato dal libro di storia di mia figlia le pagine sull'Olocausto», «le celebrazioni della Shoah sono pornografia della memoria» —, Dieudonné ora precisa il senso della sua candidatura. «Voglio combattere il comunitarismo — spiega — la divisione in gruppi: ebrei, musulmani, cattolici, neri, gay, lesbiche... Bisogna fermarli, a cominciare dalla lobby sionista che ha in mano denaro, giornali, televisione. Mi batto contro il Crif (Consiglio delle istituzioni ebraiche di Francia), una comunità piagnucolosa che mette il suo dolore al servizio del più infernale progetto politico di tutti i tempi».
Dieudonné parla con voce calma, sicuro delle sue parole. Lei si dichiara di sinistra, non ha paura di sembrare Le Pen? «No, prima di tutto perché Le Pen non ha fatto niente di male. Poi perché lui è per la chiusura delle frontiere, mentre io sono per la loro apertura. Infine, Le Pen ammira l'esercito israeliano, mentre per me sono codardi che vincono solo grazie alla tecnologia». Le traversie giudiziarie di Dieudonné cominciano nel 2000 e lo seguono continuamente, ma neanche le frasi più violente vengono ritenute degne di una condanna. Il suo avvocato è François Roux, lo stesso di Zacarias Moussaoui (il francese in carcere negli Usa per l'11 settembre).
Nel libro La verité sur Dieudonné (Plon), fatto ritirare su denuncia dell'attore e appena ritornato in libreria, l'autrice Anne-Sophie Mercier segnala l'interesse di Dieudonné per il contestato intellettuale musulmano Tariq Ramadan, e i contatti con gli islamici radicali. «Io vicino ai terroristi? Per me non c'è differenza tra gli estremisti e gli intellettuali sionisti alla Alain Finkielkraut o alla Bernard-Henri Lévy, figlio di uno che si è arricchito sulla pelle dei neri, con il legname in Africa. Anzi questi ultimi sono peggiori. Il coraggio di mettere le bombe non ce l'hanno». Dieudonné non è musulmano, è battezzato «ma ora sono uscito dal quadro religioso». È sicuro di prendere voti nei quartieri difficili. «Non posso autoproclamarmi il rappresentante di nessuno. Ma ho già ricevuto molte dimostrazioni di sostegno».
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