I crimini di Saddam hanno meno evidenza di ipotetici brogli elettorali
nella titolazione del quotidiano
Testata:
Data: 28/12/2005
Pagina: 11
Autore: Marina Mastroluca
Titolo: Migliaia in piazza a Bagdad: No ai brogli elettorali

L'Unità titola come se fosse il quotidiano di Saddam Hussein, riportando una notizia non-notizia, ignorata dalla maggior parte dei giornali internazionali. Mette invece nel sottotitolo, dandogli quindi poco rilievo, la notizia, questa sì vera, del ritrovamento della fossa comune di karbala, dove il buon raiss aveva massacrato impunemente (fino a che l'hanno preso gli americani). Nell'articolo di Marina Mastroluca il ritrovamento della fossa comune è inserito in un lenco di violenza che colpiscono il nuovo Iraq. Solo dopo alcune righe viene chiarito che essa risale, invece, al 91. E' evidente l'intento di minimizzare gli orrori del regime di Saddam Hussein enfatizzando le difficoltà attuali.

Ecco il testo:

«NESSUNA DEMOCRAZIA senza vere elezioni». Sfilano a migliaia nelle vie di Baghdad chiedendo la ripetizione delle consultazioni politiche del 15 dicembre
scorso. Quarantadue partiti politici, sunniti e laici, riuniti dietro alla sigla «Maram», che sta per «Conferenza di rigetto delle elezioni truccate»: sono gli sconfitti delle elezioni che hanno visto lo strabordante successo dei partiti sciiti e dei loro alleati curdi. Brandiscono ritratti dell’ex primo ministro Iyad Allawi, chiedendo di tornare alle urne quanto meno in alcune province chiave, capitale irachena compresa.
Iniziata sotto tono, con qualche centinaio di partecipanti appena, la manifestazione si è gonfiata strada facendo, fino a raggiungere tra le cinque e le diecimila persone. «Né sciiti né sunniti, unione islamica», gridavano i manifestanti tra le vie del quartiere di Mansur. E ancora: «No alla divisione dell’Iraq».
«Chiediamo una nuova Commissione elettorale e nuove elezioni che siano veramente oneste», ha detto Ali Tamini, portavoce del movimento Maram, spiegando che lo scopo della manifestazione è quello di mostrare che «il popolo iracheno rifiuta i brogli elettorali». Ma l’obiettivo è anche un altro. «È un messaggio indirizzato a tutti i partiti politici perché rivedano i risultati e s’alleino per formare un governo di unità nazionale», ha detto Saleh Motlak, esponente sunnita.
L’ipotesi di un esecutivo unitario viene sondata in questi giorni dal presidente iracheno Jalal Talabani, che oggi incontrerà i vertici dei partiti sciiti a Sulemaniya e nei prossimi giorni vedrà gli esponenti degli altri partiti, incluso l’ex premier Allawi. Già lo scorso fine settimana Talabani aveva ricevuto i leader sunniti e dei partiti laici ed era emerso, almeno stando alle dichiarazioni pubbliche, l’intento di trovare un terreno comune tra le diverse formazioni politiche irachene. Altri incontri sono già previsti per l’inizio dell’anno nuovo.
Mentre rimane incerta la situazione politica, continuano intanto le violenze. Nella sola giornata di ieri quattro militari americani sono morti, due in un incidente d’elicottero e altrettanti in due diversi attacchi, mentre nove iracheni sono rimasti uccisi in agguati e scontri. Una fossa comune con almeno una trentina di corpi è stata rinvenuta nella città santa sciita di Kerbala: l’ennesimo massacro da mettere in conto alle forze di sicurezza di Saddam. I resti umani sono stati trovati alla base di un edificio, in pieno centro cittadino, durante dei lavori di scavo per il ripristino di un impianto fognario. Da un primo esame, sono stati identificati scheletri di donne e di bambini, verosimilmente trucidati nel ‘91, dopo la fine della prima Guerra del Golfo, testimonianza atroce della repressione di una rivolta sciita. Inizialmente era sembrato che la fossa comune contenesse oltre un 150 corpi, ma in un secondo momento un portavoce della polizia locale ha ridimensionato il numero, parlando di «poche decine».
A pochi giorni dalla fine dell’anno, Ucraina e Bulgaria hanno annunciato ieri il completamento del ritiro dei loro contingenti. L’ultima colonna di «otto blindati da trasporto truppe e 44 soldati» è arrivata in Kuwait, ha precisato ieri il ministero della Difesa di Kiev, che aveva già annunciato il ritiro entro la fine del 2005. Sono rientrati anche i 334 militari bulgari, che operavano sotto comando polacco. Varsavia al contrario ha annunciato ieri il prolungamento del mandato delle sue truppe a tutto il 2006. Gli effettivi polacchi saranno comunque ridotti a 900 unità dal marzo prossimo. All'inizio di dicembre, il ministro della Difesa polacco Radoslwa Sikorski era stato «invitato» dal segretario alla Difesa americano Donald Rumsfeld a prolungare il mandato delle truppe polacche in Iraq, malgrado l'impegno del precedente governo di procedere al ritiro a fine 2005.

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