I seguaci neonazisti di Ahmadinejad
applaudono la negazione della Shoah
Testata:
Data: 28/12/2005
Pagina: 0
Autore: la redazione
Titolo: I neonazisti e l'Olocausto, bravo Ahmadinejad - Sponde neonaziste per l'antisemitismo di Ahmadinejad

I neonazisti europei esprimono solidarietà al presidente iraniano Ahmadinejad. Due articoli, uno sul Giornale ("I neonazisti e l'Olocausto, bravo Ahmadinejad"), l'altro su Europa, sottolineano giustamente la gravità della formazione di questa alleanza politica tra negazionisti antisemiti.

Di seguito riportiamo, da pagina 2 di Europa del 28 dicembre 2005 l'articolo "Sponde neonaziste per l'antisemitismo di Ahmadinejad".

Ecco il testo: 

«Il signor Ahmedinejad ci ha aiutato molto. L’Olocausto non è mai avvenuto, è la più grande bugia della storia...».
Horst Mahler, una delle figure più celebri dell’estremismo di destra tedesco, scrive così sull’edizione online del Tehran Times, che da giorni sta raccogliendo quelli che definisce «pareri indipendenti» sull’Olocausto.
A inizio dicembre il presidente Mahmoud Ahmedinejad aveva provocato un’ondata di indignazione in Israele, in Europa e negli Stati Uniti per aver affermato che la Shoàè «un mito».
In due edizioni consecutive, il quotidiano iraniano in lingua inglese presenta senza remore voci provenienti dall’estrema destra e dal neonazismo a suffragio delle affermazioni del presidente. Le parole di gratitudine di Mahler compaiono in una rubrica dal titolo «Storici e ricercatori sostengono il punto di vista del presidente iraniano sull’Olocausto».
Oltre a quello di Mahler, compare il nome di Robert Faurisson, più volte condannato in Francia per neonazismo. «Sostengo totalmente la visione del signor Ahmedinejad quando afferma che il presunto Olocausto degli ebrei è una leggenda o un mito ».
E l’estremista di destra canadese Paul Fromm, direttore della Canadian Association for Free Expression, in odore di neonazismo e accusato di razzismo, scrive che «l’Olocausto è diventata una religione. Coloro che hanno espresso dubbi sono trattati come eretici. Ciò è intellettualmente disonesto e sbagliato».
Il Tehran Times è poi tornato alla carica riportando in una successiva edizione una lunga intervista rilasciata dallo stesso Fromm alla Mehr News Agency iraniana, considerata molto vicina ad Ahmedinejad.
«Condivido – afferma nell'intervista – che la storia dell’Olocausto è stata usata per indurre un falso senso di colpa negli europei e nei nordamericani. Questa storia ha consentito agli ebrei di acquisire molti miliardi di dollari di riparazione dalla Germania e dagli altri paesi. E ha anche fatto sì che molti in Europa e in Nord America fossero pronti a ignorare le atrocità e brutalità israeliane».
Fromm aggiunge inoltre che «come ha detto il presidente iraniano, in Europa si può negare l’esistenza di Dio. Se però si mette in discussione il benché minimo aspetto della storia della sofferenza degli ebrei nella seconda guerra mondiale, chiamato Olocausto, si può finire in galera».
C’è quanto basta per confermare che le ripetute sortite antisemite del capo iraniano non erano esternazioni occasionali, ma sono parte di una precisa campagna antiebraica.
Per questo, è quanto mai opportuna la vigilanza internazionale per contrastare l’ignobile offensiva del regime iraniano.
E sono importanti iniziative come la cerimonia promossa e organizzata dal Movimento culturale studenti ebrei, nel corso della quale i sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti accenderanno, in contemporanea con Washington e Londra, le quattro candeline della Hanukkià (il candelabro a otto braccia). La cerimonia si terrà oggi pomeriggio alle 18,15 davanti all'ambasciata iraniana.
«La presenza dei sopravvissuti – annunciano dal Movimento – vuole essere una testimonianza vivente contro le deliranti affermazioni con cui il presidente dell'Iran ha negato la Shoa».
Nei giorni scorsi, con un annuncio a tutta pagina sull’International Herald Tribune, l'Anti-Defamation League, (Adl) ha scritto che il presidente iraniano è «la faccia pubblica di un regime che ci minaccia tutti» e «quando parla, esprime la politica del suo regime».
L’organizzazione ebraica statunitense chiede quindi ai governi dell’Unione Europea «di far seguire la loro condanna di Ahmadinejad da un’azione determinata, proibendogli l’ingresso nei propri territori, isolando il regime che rappresenta e opponendosi al suo messaggio di odio».

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