Per qualcuno la storia inizia dal 1967
disinformazione on-line
Testata:
Data: 23/12/2005
Pagina: 1
Autore: Maurizio Debanne
Titolo: Una città divisa: dalla guerra dei sei giorni al muro

Anche pe l’Unità online il Natale diventa pretesto per la solita campagna demonizzante Israele. Serie di articoli: http://www.unita.it/index.asp?sezione_cod=natager

In particolare questo, di Maurizio Debanne: http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=NATAGER&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=46366

Nel corso della guerra dei sei giorni Israele occupò la parte orientale di Gerusalemme, lasciando l’amministrazione della Spianata delle moschee in mano ai leaders spirituali mussulmani nel tentativo di non scatenare ulteriori tensioni con il mondo islamico. In pochi giorni gli israeliani rimossero le barriere di separazione interposte tra le due parti della città dopo la prima guerra arabo israeliana in modo da creare di fatto un’unica Gerusalemme ebraica. Le ruspe israeliane cominciarono a radere al suolo il quartiere medievale Mughrabi nella Città Vecchia cancellandolo completamente nel giro di quattro mesi con la distruzione di 135 case abitate da circa 650 mussulmani. L’operazione aveva lo scopo di realizzare una grande piazza di fronte al Muro occidentale. Poco dopo la Knesset approvò una serie di leggi che estesero il diritto e l'amministrazione israeliani su Gerusalemme Est ampliando i confini municipali di Gerusalemme da 38 km2 a 108 km2 e portando la popolazione della città ad un totale di 263.000 persone: 197.000 ebrei, 55.000 mussulmani e 11.000 cristiani. L’obbiettivo del provvedimento fu annettere il maggior numero di terra ebraica e contemporaneamente escludere dalla municipalità i luoghi abitati dagli arabi palestinesi.

 

L’accerchiamento ebraico intorno a Gerusalemme si concluse nel 1997 con la progettazione sotto il governo conservatore di Netanyahu, di un nuovo quartiere-insediamento sulla collina di Har Homa, al sud-est della città. Furono espropriati una sessantina di ettari dai vicini villaggi arabi per la costruzione di 6.500 appartamenti per 30.00 famiglie, tutte rigorosamente ebree. In un recente sondaggio pubblicato da un quotidiano israeliano si rileva come gli israeliani siano spaccati sul destino della città santa: 49% sarebbe disposto a dividerla con i palestinesi nel quadro di un accordo definitivo con i palestinesi; stessa cifra per chi vuole Gerusalemme capitale indivisa di Israele; 2% gli indecisi.

La situazione a Gerusalemme Est è stata affrontata nelle settimane passata dall’Unione europea in un documento preparato dalla presidenza britannica. Nel rapporto si accusa Israele di aver iniziato una corsa per annettersi terre arabe a Gerusalemme Est usando la costruzione di insediamenti illegali e del muro, il tutto per impedire che diventi in futuro la capitale dello stato palestinese.

Per il Foreign Office, anche il muro viene usato per espropriare terre degli arabi. «Questa annessione de facto di terra palestinese - prosegue il documento, citato dal quotidiano The Guardian - sarà irreversibile senza un'evacuazione forzata su larga scala di coloni e lo spostamento del percorso della barriera». Dietro questa strategia, si afferma ancora nel rapporto, ci sono motivazioni demografiche degli israeliani, che vogliono mantenere la popolazione palestinese di Gerusalemme sotto al 30%.

Su iniziativa del ministro degli Esteri Gianfranco Fini, L’Ue ha deciso nelle scorse settimane di non pubblicare ufficialmente il documento preparato dalla presidenza britannica. La decisione è stata presa due settimane fa dai capi delle diplomazie europee riuniti a Bruxelles, i quali hanno valutato la «inopportunità politica» di una pubblicazione in questo momento, a ridosso delle elezioni in Israele e nei territori palestinesi. Non è in discussione «ciò che è scritto» nel documento, il cui «contenuto è oggettivo», ha spiegato il titolare della Farnesina, ma il modo in cui «verrebbe divulgato e letto nelle campagne elettorali in corso». Il rischio è che un documento come quello possa, ha aggiunto Fini, «danneggiare» lo stesso processo di pace che attraversa un frangente delicatissimo. La posizione dell'Ue non cambia e la decisione di non pubblicare il documento «non significa in alcun modo - ha detto Fini - che i ministri europei non siano consapevoli e preoccupati di ciò che accade a Gerusalemme Est».

 

 

 

Sarà un caso che la Storia, per Debanne, abbia inizio dal 1967, come se prima Gerusalemme, e i problemi ad essa connessi, non esistessero? Perché Debanne non ricorda che sotto l’occupazione giordana (fino al 1967) Gerusalemme era città proibita agli ebrei, e che dopo essere passata sotto sovranità israeliana, invece, è stata aperta a tutte e tre le religioni monoteiste?

Sarebbe opportuno che Piero Fassino e Furio Colombo, che si dicono impegnati a riequlibrare le posizioni della sinistra sul conflitto israelo-palestinese, prendesserro visione anche dell'Unità on line. Uno strumento di informazione ( o meglio, di di disinformazione) sempre fortemente fazioso. 

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