Riportiamo da L'Unita' di giovedì 22 dicembre 2005:
Voleva partecipare in Palestina ad una Conferenza Internazionale sulla «Non Violenza» ma è stato arrestato «per ragioni di sicurezza». In carcere, a Tel Aviv, si trova ora Vittorio Arrigoni, giovane di Bulciago (Lecco) che da anni si batte per la pace in Medio Oriente. Con altri volontari era giunto a Tel Aviv lunedì mattina e subito è stato fermato dalle autorità di polizia locali che l’hanno sottoposto a controlli e perquisizione. Il giovane, insieme ad altre tre ragazzi, è stato trattenuto fino a tarda mattinata quando è stato trasferito in carcere. Non è ancora chiaro cosa abbia indotto la polizia del posto a far scattare le manette. Vittorio ora è rinchiuso in una cella con altri due ragazzi londinesi ed un sudafricano. Pare che la sua detenzione sia destinata a durare poco e che venga rispedito a casa sua come «persona non gradita». Nessuno dei ragazzi arrestati, quattro sui sette interrogati, ha precedenti con la giustizia e nessuno ha mai avuto alcun tipo di problema con lo Stato Israeliano.
Da questo trafiletto manca un'informazione essenziale: il "pacifista" italiano faceva parte del gruppo International Solidarity Movement noto per indottrinare i suoi membri alle posizioni più oltranziste dell'estremismo arabo (Israele non ha diritto di esistere) e per mandarli in situazioni di guerra ad alto rischio, a compiere azioni non armate, ma di sostegno al terrorismo palestinese (ad esempio, impedire coi propri corpi l'abbattimento di case usate dai cecchini, o che coprono i tunnel utilizzati per il contrabbando di armi, o che appartengono a genitori di terroristi suicidi riconosciuti colpevoli di aver favorito il disegno criminale dei figli: in una di queste azioni ha incidentalmente trovato la morte la giovane americana Rachel Corrie). Date queste premesse la decisione israeliana appare, come minimo, molto più facilmente spiegabile di quanto non appaia in questo articolo.
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