Tra neo-con e teo-con c'è una bella differenza, come pure tra America ed Europa
lo ricorda Emanuele Ottolenghi
Testata:
Data: 21/12/2005
Pagina: 6
Autore: Emanuele Ottolenghi
Titolo: L'errore del neo-con che diventa teo-con. La Chiesa resta un alleato inaffidabile

Il Riformista di mercoledì 21 dicembre 2005 pubblica a pagina 6 un articolo di Emanuele Ottolenghi che intende chiarire un equivoco lessicale e culturale circa i movimenti, neo-con e teo.con.

Ecco il testo:

 Occorre chiarire un equivoco del lessico politico attuale: i neocon e i teo-con non sono la stessa cosa. La posizione neoconservatrice ha articolato politiche guidate da un forte ideale liberaldemocratico e tese a contrastare il riaffacciarsi sulla scena politica  internazionale di un’ideologia totalitaria quale l’islamismo. Per i neo-con, la promozione della democrazia e degli ideali liberali va sostenuta non solo a casa propria ma anche altrove. Il mondo occidentale, dopotutto, postula l’esistenza di diritti umani, sottintendendo come essi siano universali. Promuovere la diffusione della libertà è quindi una battaglia ideale alla quale chi crede nell’esistenza di quei diritti dovrebbe aderire. Questa posizione ha messo a nudo l’ambigua risposta di parte del mondo occidentale alla sfida islamista. Sia in Europa che in America, parti importanti della sinistra e della destra hanno infatti sostenuto un’equidistanza morale, anche se per motivi diversi, tra democrazia e islamismo. La visione neoconservatrice di un interventismo idealista a favore della democrazia è stata abbracciata da molti europei, tra questi i teo-con, promotori di un’alleanza tra conservatori filoatlantisti e la chiesa. Anche in America la religione gioca un ruolo importante nella battaglia per la libertà: contrariamente alla sinistra liberal - che dovrebbe difendere i valori universali da cui discende la dottrina dei dirittiumani ma che ha piuttosto abbracciato un laicismo vacuo e irrimediabilmente compromesso dal relativismo culturale - la destra religiosa si è in gran parte schierata a fianco della democrazia. E non pochi tra i neo-con hanno sostenuto l’importanza della religione come strumento di trasmissione di un sistema di valori che funga da baluardo contro il relativismo culturale. Non stupisce dunque che la visione neoconservatrice di un interventismo idealista a favore della democrazia sia stata abbracciata da molti europei, tra questi i teo-con, promotori di un’alleanza tra conservatori filoatlantisti e la chiesa: per i teo-con la chiesa cattolica è un alleato naturale nella loro battaglia contro il relativismo culturale e secolarizzato di parte della sinistra, specie se esso si coniuga a pericolosi ammiccamenti nei confronti dell’islamismo. Ed è qui che nasce l’equivoco. La chiesa cattolica non è la stessa cosa delle chiese protestanti americane, né essa offre una lunga tradizione di dedizione ai principi liberali che fanno dell’America una democrazia liberale e al contempo una società religiosa dove le istituzioni religiose hanno una lunga storia di sostegno della separazione tra stato e chiesa. Tutt’altro. La chiesa cattolica si è contraddistinta in molti contesti di tirannia e oppressione come contraltare di libertà, come fu il caso dell’Europa dell’Est. Ma appena ritorna l’agognata libertà, la posizione della chiesa ritorna a promuovere la propria egemonia spirituale sulla società. Il Vaticano potrà forse lottare contro la deriva relativista di parte dell’Europa. Ma il suo obbiettivo non è tanto la difesa dei valori occidentali (che sono anche laici), quanto piuttosto una nuova cristianizzazione dell’Europa. I teo-con difendono a spada tratta le posizioni della chiesa su temi morali quali l’aborto, la fecondazione artificiale e le cellule staminali, quasi che così fa cendo difendessero l’Occidente stesso dalla marea oscurantista islamista. Ma difficilmente si troverebbero, su quei temi, in disaccordo con gli islamisti.Tutt’altro. Il modello neo-con invece non si spinge a tanto: sostiene certamente chi accetta la fede religiosa (quale forza positiva e buon antidoto contro il nichilismo che pervade oggi l’Occidente) ma rifiuta di sottomettersi a una sua lettura oppressiva, illiberale e prevaricatoria. Questa importante distinzione deriva dal carattere pluralista della fede in America, che è a sua volta il risultato della differenza fondamentale tra America ed Europa in tema di separazione tra stato e chiesa. Essa si riassume nel principio secondo cui in America la separazione serve a promuovere il pluralismo religioso e a difendere i culti eterodossi dalla persecuzione delle chiese-stato - non a caso nella costituzione americana non appare esplicitamente il principio, invece sancito variamente in costituzioni e documenti liberali europei, della laicità dello stato. In Europa invece la separazione sancisce la laicità dello stato perché essa serve a recidere la malsana simbiosi di potere tra stato e chiesa e priva le chiese-stato del privilegio da loro un tempo goduto per dominare, opprimere e perseguitare. Nella sua versione americana, la libertà di religione quale corollario della democrazia consiste nel praticare liberamente la fede perché furono uomini di fede a predicare per primi,per proteggere le loro diverse convinzioni religiose, la libertà di credo.La libertà religiosa europea nasce invece come una rivolta contro la religione, come una  contrapposizione di ragione e libertà alla teologia della chiesa. Libertà e fede si conciliano in America, si contrappongono in Europa. Da che ne consegue che la versione europea del principio di separazione tra stato e chiesa emerge da un sentimento anticlericale e laico che sostiene la separazione non per promuovere un pluralismo religioso quale chiave di volta del successo della rivoluzione liberale, ma per affrancare l’uomo dalla religione. Non stupisce quindi che il liberalismo americano proclami «In God We Trust» senza paura che la fede prevarichi la libertà mentre quello europeo voglia eliminare Dio per affermare la libertà: in America Dio fu sinonimo di libertà e la riaffermazione della fede fu un atto di libertà contro le persecuzioni europee,in Europa Dio fu liberticida perché in suo nome si bruciarono libri e uomini. Gli strascichi di quella grande differenza in parte spiegano l’equivoco teo-con.Mentre la democrazia americana, profondamente radicata nell’etica protestante e nei principi di tolleranza della tradizione liberale anglosassone, riesce a riconciliare fede e libertà, in Europa il liberalismo anticlericale del diciannovesimo secolo si è ormai tramutato in un sentimento ateo, antireligioso e post-cristiano,che vede la religionecome sinonimo di intolleranza e la guarda con sospetto, considerandola ancora come un ostacolo all’affermazione di principi di democrazia e libertà. E a questo sentimento che i teo-con si oppongono, alleandosi con la chiesa in nome della difesa dell’Occidente. Ma in questa scelta commettono un errore potenzialmente controproducente.Nel difficile cammino della storia la fede in Europa si è schierata spesso con le forze della reazione, contro i valori di libertà e per posizioni politiche profondamente illiberali, rendendo la religione spesso complice dell’oppressione e nemica della libertà. E anche se il Vaticano di oggi non è il Vaticano di Paolo IV, Pio IX o Pio XII, esso rimane un alleato inaffidabile nella lotta contro l’islamismo. Questo papa lotterà contro il relativismo forse, ma non a difesa della democrazia nella lotta contro l’islamismo: a giudicare dal silenzio della chiesa sul tragico fato dei cristiani nelle terre dell’Islam, si limiterà a farlo in nome di un ritorno dell’Europa a quelle radici cristiane che i teo-con, nel loro grande equivoco, ritengono essere la matrice originale del pensiero liberale occidentale. Si sbagliano, finendo coll’offrire un sostegno acritico a molte posizioni prese dal Vaticano che non hanno nulla di moderno, occidentale o liberal-democratico. E pazienza se questi laici, folgorati dalla fede sul ciglio della terza età fossero improvvisamente diventati pii fedeli,si potrebbe capirne lo zelo. Invece essi insistono con il professarsi laici e pure atei,ma hanno eletto il papato a loro guida spirituale propria e in generale della riscossa occidentalista e la cristianizzazione della società a mezzo per raggiungere questo obiettivo, non accorgendosi dell’ipocrisia della loro posizione. Perché una società scristianizzata dovrebbe necessariamente essere relativista e ambigua nello scontro contro l’islamofascismo quando loro stessi - laici e atei,eppure capaci di riconoscere la differenza tra bene e male, fondamentalismo e pluralismo, libertà e tirannia - hanno raggiunto le giuste conclusioni senza riscoprire la religione, e ben si guardano dal praticarla? Oppio dei popoli forse? Forse, ma in quel caso, non si tratterebbe propriamente di una pensata liberale. E di certo non promuoverà la visione di libertà che è cara all’Occidente: dove il pensiero, come la fede, sono rifugio ultimo e inviolabile dell’individuo, non della chiesa.

 Invitiamo i lettori di Informazione Corretta di inviare il proprio parere alla redazione de Il Riformista. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.

cipiace@ilriformista.it