Il Corriere della Sera di martedì 20 dicembre 2005 pubblica a pagina 42 un editoriale che riportiamo:
L ancio un appello a George Bush e ai leader occidentali impegnati nella promozione della democrazia nel mondo arabo e musulmano. Dopo il successo dei Fratelli Musulmani in Egitto, che gestiscono la maggiore rete dell'integralismo islamico nel mondo, e di Hamas nei territori palestinesi, che primeggia tra i gruppi terroristici che vogliono la distruzione di Israele, s'impone una pausa di riflessione. Chiedo di sospendere l'«esportazione della democrazia» che, appiattendosi nel rito delle elezioni, ha già portato al potere il nazi-islamico Ahmadinejad in Iran e ha legittimato, dentro il governo e in parlamento, l'hezbollah libanese che ha inaugurato il fenomeno del terrorismo suicida islamico. Pensiamoci bene prima che, grazie al responso delle urne, ci ritroveremo con un Osama bin Laden al potere in Arabia Saudita. Di questa democrazia moriremo tutti: arabi, musulmani e occidentali.
È un dato di fatto che nei Paesi arabi e musulmani, dove per oltre mezzo secolo hanno governato delle dittature laiche o religiose, la sola consistente opposizione è quella che si è annidata all'interno delle uniche sedi politiche non ufficiali, autorizzate o tollerate: le moschee. Ma in realtà le dittature e l'opposizione teocratica sono due facce della stessa medaglia, il prodotto della stessa ideologia dell'intolleranza, della violenza e della morte. Ed è così che dal governo di dittature che immaginano di perpetuarsi tramite l'esercizio di una democrazia formale che mantenga in vita l'autocrazia sostanziale, si passerebbe a delle teocrazie dichiarate che professano lealtà alla democrazia formale percepita come lo strumento legittimo per poter imporre il loro potere assoluto.
Rendiamoci conto che la messinscena della democrazia formale ha consentito la legittimazione di forze che sono palesemente ostili alla democrazia sostanziale. Prendiamo atto che l'Occidente favorendo questo processo di riciclaggio politico dei teocratici dimostra di avere la memoria corta e di non voler imparare dalla storia recentissima. La riabilitazione politica dei Fratelli Musulmani in Egitto da parte di Sadat negli anni 70, si risolse con l'assassinio di Sadat nel 1981 e l'esplosione del terrorismo islamico in tutto il Paese. La legittimazione politica del Fis (Fronte di salvezza islamico) in Algeria negli anni 80 è sfociata nella guerra del terrore che ha finora prodotto almeno 150 mila morti. In realtà l'Occidente, a dispetto della sua conclamata volontà di favorire la libertà e la democrazia nei paesi arabi e musulmani, continua a essere interessato essenzialmente alla salvaguardia dei propri interessi economici che non sono criticabili in quanto illegittimi bensì in quanto miopi. È palesemente il caso della Libia dove l'Occidente ha deciso di riabilitare politicamente il regime tirannico di Gheddafi, acconsentendo all'istituto tribale del «riscatto del sangue» che si è risolto nel baratto della vita di centinaia di vittime delle stragi degli aerei fatti esplodere nei cieli di Lockerbie nel 1988 e del Niger nel 1989 in cambio di decine di milioni di dollari. Ma è anche il caso della Tunisia di Ben Ali dove la laicità istituzionale, sociale e dei costumi è garantita da uno stato di polizia che opprime la libertà e disconosce i diritti fondamentali della persona.
Diverso è il caso dell'Iraq nel dopo Saddam Hussein. Perché lì grazie alla guerra che ha spazzato via uno dei più sanguinari regimi contemporanei, il vuoto che si è prodotto è stato colmato, seppur in modo caotico, da valori che hanno favorito l'affermazione della libertà e dei diritti fondamentali della persona, espressi dalla nascita di decine di partiti politici, centinaia di giornali, radio, televisioni e siti Internet, organizzazioni non governative dedite alla promozione della società civile.
L'Occidente deve capire che la salvaguardia dei propri legittimi interessi economici non potrà avvenire se non in un contesto dove siano radicati gli stessi valori che sottostanno alla propria civiltà. Per modificare sostanzialmente la realtà delle dittature serve innanzitutto una autentica rivoluzione di valori. All'ideologismo panislamico, panarabo o nazionalista bisogna contrapporre il primato della persona; il diritto collettivo applicato in modo arbitrario deve essere confrontato con il primato del diritto individuale; la supremazia assoluta dello Stato deve essere calmierata dal primato della società civile; la cultura della morte deve essere sradicata e sostituita dal primato della sacralità della vita di tutti. Se ciò non avverrà, così come finora non sta per lo più avvenendo, strumentalizzando la democrazia formale arriveranno al potere dei regimi formalmente democratici ma sostanzialmente dittatoriali, illiberali, liberticidi, disumani e guerrafondai. Basta leggere lo statuto e il programma politico dei Fratelli Musulmani in Egitto e delle sue svariate sigle altrove nel mondo, dove da un lato si fa voto di lealtà alla democrazia e dall'altro si giura fedeltà alla teocrazia, da un lato si esalta il diritto alla vita dei musulmani e dall'altro si legittima la condanna a morte dei nemici del loro islam.
Ed è così che ancora una volta l'Occidente, perseguendo i propri interessi economici legittimi ma in modo miope, fa pagare il conto alle popolazioni arabe e musulmane, in particolare alle fasce più esposte che sono le donne, le minoranze etnico- confessionali, gli intellettuali, le persone di buon senso. Così come mette a rischio la sicurezza di Israele che è il catalizzatore degli odii ideologici delle dittature laiche e religiose arabe e musulmane, unite dal rifiuto pregiudiziale del diritto di Israele all'esistenza e dalla volontà di eliminarlo. Ecco perché dico a Bush e ai leader occidentali: no a questa democrazia formale perché porta dittatura e morte. Bisogna prima radicare e diffondere i valori del primato della persona e della sacralità della vita di tutti. Solo così avremo la certezza che la democrazia diventi un sano processo sostanziale e non un deleterio rito formale, garante della libertà dei singoli e del benessere della collettività.
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