Condanna "senza riserve" dell'Europa all'Iran, secondo il titolo della cronaca di Giuseppe Sarcina sul CORRIERE DELLA SERA di venerdì 16 dicembre 2005.
Sembra un'ottima notizia, ma leggendo l'articolo ci si trova di fronte a un'intepretazione diversa, e meno incoraggiante, della presa di posizione del consiglio europeo, così tradotta da Sarcina " attento, presidente Ahmadinejad, se continui «con queste provocazioni politiche» sarà difficile convincere gli americani che la trattativa con Teheran sugli impianti all’uranio, condotta da Gran Bretagna, Germania e Francia, possa dare risultati concreti ".
Se l'Europa perde la pazienza con Ahmadinejad è dunque solo perché le sue farneticazioni rendono difficile convincere Washington che con Teheran sia possibile trattare?
Ecco il testo:BRUXELLES - I 25 capi di Stato e di governo della Ue oggi approveranno un documento sul Medio Oriente in cui spicca un paragrafo che condanna «senza riserve l’Iran». Una variante del linguaggio politico-diplomatico per tradurre quello che il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, ha detto fuori dai denti raggiungendo i colleghi a cena: «Il presidente iraniano è un irresponsabile e dà prova di cinismo. Deve sapere che la pazienza dell’Unione europea ha i suoi limiti». Il ceto politico e l’opinione pubblica tedesca hanno reagito con rabbia alle parole del leader di Teheran, Mahmoud Ahmadinejad che l’altro giorno aveva negato l’esistenza dell’Olocausto («è solo un mito»). Per i tedeschi una simile affermazione costituisce un reato. Si finisce in tribunale, si rischia la galera. Questo spiega perché il sottosegratario Gernot Erler evochi la possibilità «di imporre restrizioni all’accesso di dirigenti iraniani in Germania», e perché il deputato socialdemocratico Swen Schulz chieda di «rimettere in discussione la partecipazione dell’Iran al campionato del mondo» (eventualità comunque esclusa ufficialmente dalla Fifa).
Nel vertice di Bruxelles la reazione tedesca ha trovato sfogo nelle «conclusioni finali» del Consiglio, messe a punto nel pomeriggio dalle diplomazie: «Il Consiglio europeo condanna senza riserve l’appello del presidente Ahmadinejad per la cancellazione di Israele e la sua negazione dell’Olocausto. Queste dichiarazioni sono totalmente inaccettabili e non hanno diritto di cittadinanza nel dibattito politico tra nazioni civilizzate».
Nessuno, ieri sera, al tavolo dei 25 ministri degli Esteri, ha sollevato obiezioni sul contenuto. La Germania ha però chiesto di scorporare la parte sull’Iran dall’intero documento: un segnale per dare più rilievo alla «fermezza europea». Ma l’inglese Jack Straw, presidente di turno, ha proposto di mantenere il passaggio anti-Teheran all’interno del capitolo complessivo sul «Medio oriente e sul Mediterraneo». Rapido giro di opinioni e dopo aver consultato anche l’Alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza comune, Javier Solana, è passata la linea inglese. Ed è quella che stamattina dovrebbe essere ratificata dal Consiglio dei Capi di Stato e di governo. Documento unico, dunque.
Ma la «questione iraniana» rimane all’inizio del testo e in cima alle preoccupazioni. Gli europei, ormai, temono apertamente di essere presi in giro sul dossier più importante, quello nucleare: «Il Consiglio europeo è gravemente preoccupato per il fallimento dell’Iran nel trasmettere fiducia sul fatto che il programma nucleare è esclusivamente pacifico... Il Consiglio continua a cercare il più vasto consenso a livello internazionale. Tuttavia, mentre la Ue continua a lavorare per una soluzione diplomatica, la finestra delle opportunità non rimarrà aperta all’infinito». Come dire: attento, presidente Ahmadinejad, se continui «con queste provocazioni politiche» sarà difficile convincere gli americani che la trattativa con Teheran sugli impianti all’uranio, condotta da Gran Bretagna, Germania e Francia, possa dare risultati concreti. Del resto Washington osserva con attenzione il crescente isolamento dell’Iran. Ieri sia la Russia che la Cina, ottimi partner d’affari del Paese islamico, hanno condannato in modo secco la «folle negazione» dello sterminio ebraico.
Mentre l'Europa si indigna, giustamente, ma non si capisce quanto sinceramaente, con Teheran, i Fratelli Musulmani egiziani ribadiscono concetti molto simili a quelli espressi dal presidente iraniano: "Israele", dicono" è un cancro".
Va ricordato che i Fratelli Musulmani sono stati, di fatto, l'unica opposizione consentita alle ultime elezioni egiziane.
Altro fatto degno di nota è che ai Fratelli musulmani sono affiliate sia Hamas, che l'Europa e persino gli Stati Uniti chiedono possa partecipare alle elezioni palestinesi, nonostante le stragi con le quali traduce in atti concreti le parole violente dei "fratelli" egiziani, sia l'Ucoii, organizzazione inserita dal ministro degli Interni Pisanu nella consulta islamica italiana.
Ecco l'articolo:
IL CAIRO - Mohammad Mahdi Akef, la guida suprema dei Fratelli musulmani in Egitto, in un’intervista pubblicata, ieri, ha definito Israele un «cancro», un’«entità aliena nella zona». «Non riconosciamo Israele. E speriamo che questo cancro scompaia... se vogliono vivere con noi come semplici cittadini, con gli stessi diritti e doveri che abbiamo noi, allora non ci sono problemi. Ma se restano uno Stato tirannico e occupante, non sarà così, se Dio vuole», ha detto Akef, al periodico in inglese Al Ahram Weekly . Alla domanda sulla posizione dei Fratelli Musulmani sugli accordi di Camp David, che hanno portato al trattato di pace del 1979 fra Israele ed Egitto, Akef ha risposto che «il popolo dovrà decidere. Se fossi al potere lo chiederei al popolo». L’Egitto è stato il primo Paese arabo a riconoscere Israele, ma la decisione non ha mai avuto il totale sostegno popolare. I Fratelli musulmani sono usciti rafforzati dalle ultime elezioni, con un 20% di seggi in Parlamento.
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