Dure critiche al film di Spielberg "Munich"
negli Stati Uniti e in Israele
Testata: Corriere della Sera
Data: 16/12/2005
Pagina: 23
Autore: Alessandra Farkas
Titolo: Il Mossad contro Spielberg "Il suo film è abberrante"
Dal CORRIERE DELLA SERA di giovedì 15 dicembre 2005 riportiamo un articolo di Alessandra Farkas sulle critiche ricevute negli Stati Uniti e in Israele dal film di Steven Spielberg sulla strage di Monaco.

Ecco il testo.

NEW YORK — «Eretico», «antisemita», «anti-israeliano», «presuntuoso». Sono solo alcuni degli aggettivi usati dai critici di Munich,
l'ultimo film di Steven Spielberg sulla rappresaglia israeliana per l'eccidio di 11 suoi atleti alle Olimpiadi di Monaco nel 1972.
In un'intervista al settimanale
Time il regista definisce il film «la mia preghiera per la pace». Ma da Gerusalemme a Brooklyn, un crescente coro di politici e opinionisti conservatori, ebrei e non ebrei, hanno violentemente attaccato il nuovo
thriller, che peraltro quasi nessuno ha ancora visto.
Negli Stati Uniti la nuova opera di Spielberg uscirà, infatti, a Natale; in Israele il prossimo 26 gennaio.
Ma il «dettaglio» non sembra scoraggiare i critici. Ehud Danoch, console d'Israele a Los Angeles, definisce Spielberg «un presuntuoso» e «un superficiale», perché «vuol raccontare in due ore e mezzo un conflitto doloroso e complesso che dura da decenni». «La sua equazione terroristi palestinesi—agenti del Mossad è aberrante», dichiara al quotidiano israeliano
Haaretz.
I più agguerriti sono i veterani del Mossad. Gli 007 dell'agenzia di intelligence
israeliana considerata tra le più abbottonate e segrete al mondo, si sono sentiti talmente piccati, da trasformarsi in un'indiscreta e loquace macchina di pubbliche relazioni da far invidia agli uffici stampa della Dreamworks.
La loro tesi: il film descrive in modo completamente sbagliato la loro decennale lotta con i palestinesi, perché ispirato al libro spazzatura
Vendetta dell'ungherese George Jonas. «È una tragedia che una persona della statura di Spielberg debba basare un film su un libro falso», tuona David Kimche, un alto funzionario del Mossad negli anni '70.
«Allora, come oggi, il nostro operato non ha niente a che vedere con la vendetta — prosegue Kimche — ma piuttosto con la prevenzione d'altri attacchi terroristici contro gente innocente». Gad Shimron, altro ex agente del Mossad, liquida come «assolutamente improbabile» la trama del film dove alla fine l'eroe Avner è assalito dai sensi di colpa per gli assassini mirati — sparatorie, bombe e raid dei commando israeliani che hanno ucciso i membri dell'Olp accusati della carneficina di Monaco — al punto da disertare ed essere ricercato dai suoi superiori.
Ancora più caustica è la reazione della destra americana, capeggiata dal tabloid
New York Post del magnate australiano Rupert Murdoch. «Spielberg si è trasformato in Barbra Streisand», scrive la columnist
Andrea Peyser, che definisce
Munich «una ruminazione eccezionalmente antisemita sul terrorismo arabo e lo Stato di Israele».
«Il regista di Schindler's List è troppo stupido, troppo di sinistra e troppo hollywoodiano per parlare di un tema così complesso — prosegue la Peyser — Ma è anche abbastanza convincente da persuadere alcuni che Israele non ha più ragione di esistere e dovrebbe essere spazzata via dalla faccia della terra, come sostengono gli iraniani».
Dalle pagine di The New Republic, Leon Wieseltier se la prende con la sceneggiatura di Tony Kushner («ritiene che la creazione di Israele sia un errore»), e con Spielberg («nel cuore non ha posto per lo Stato ebraico»). Ad inasprire la polemica è anche l'appello del gruppo di destra Jewish Action Alliance, che ha invitato i suoi iscritti a boicottare il film.
Invece di rispondere direttamente alle critiche, Spielberg ha preferito far parlare gli altri. Il critico di Time definisce
Munich un capolavoro, la giuria del Golden Globe
l'ha nominato come miglior regia e l'ex inviato speciale di Clinton in Medio Oriente, Dennis Ross, sta girando l'America per convincere la gente ad andare a vederlo.
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