Come ogni anno, arriva puntuale la propaganda "natalizia"
e disinforma su Betlemme
Testata:
Data: 14/12/2005
Pagina: 1
Autore: Maurizio Debanne
Titolo: Natale a Betlemme, una città strozzata dai check point
Dal sito internet dell'UNITA'
(http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=HP&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=46238)

A due settimane dalle festività natalizie a Betlemme non c'è neve in vista, e nemmeno pioggia. Anzi, in città si sono raggiunti i 24 gradi centigradi. E mentre in Occidente il Natale si avvicina con la consueta kermesse di luci, colori e corse allo shopping e ai regali, proprio dove nacque Gesù i palestinesi vivono una situazione che si fa ogni giorno più drammatica. La comunità cristiana, 35% della popolazione, ha lanciato nei giorni scorsi un appello in cui sostengono di essere stati «derubati» di terreni a causa della costruzione del muro, «strangolati economicamente» dalla chiusura della città, mentre un nuovo check-point israeliano rende ancora più difficili le visite. Sacerdoti, religiosi, religiose e laici cristiani di Betlemme hanno voluto rivolgersi direttamente ai pellegrini, affinché non li lascino soli nella loro «prigione a cielo aperto».

«La chiusura – si legge nell’appello - della tradizionale via per raggiungere la Basilica della Natività e l'apertura di un nuovo check-point che impone anche ai pellegrini ore di attesa per uscire da Betlemme, è una forma di barbarie moderna per strangolare economicamente una città, per imporre l'insicurezza quotidiana a un popolo e per dare apparenza di legalità ad una palese discriminazione religiosa: mentre i fedeli ebrei possono andare in tranquillità alla Tomba di Rachele, ai cristiani di Terra Santa e del mondo intero sono frapposti ostacoli per entrare e uscire da Betlemme». Qualche speranza su tali problemi hanno suscitato i recenti colloqui in Vaticano tra Benedetto XVI e i presidenti israeliano e palestinese, Moshe Katsav e Abu Mazen, e anche il fatto che quest'ultimo abbia consegnato al Papa uno speciale passaporto per visitare la Terra Santa.

«Gli alberghi sono vuoti, i turisti preferiscono dormire a Gerusalemme ma io che ci vivo a Betlemme posso dirvi che non ho alcun timore», racconta a l’Unità on line una cooperante di 30 anni dell’organizzazione non governativa Ucodep che in Palestina ha appena concluso un progetto a supporto dei minori. «La situazione è tranquilla, la gente ha voglia di vivere l’atmosfera natalizia. Infatti le strade sono più illuminate, la piazza principale è addobbata a festeggiata», continua la cooperante.

La signora Giacaman, proprietaria di uno storico negozio di souvenir sulla Piazza della Mangiatoia, davanti alla Chiesa della Natività, sostiene che gli operatori turistici israeliani, facendo riferimento ad una presunta presenza di terroristi in città, riescono dissuadere gli stranieri dal pernottare a Betlemme e ad optare per gli hotel di Gerusalemme. Vere o infondate che siano queste affermazioni, il muro ha isolato la città e i due vicini centri cristiani di Beit Sahur e Beit Jala da Gerusalemme che dista appena qualche chilometro. Per realizzare il tratto di muro intorno a Betlemme, sostiene il geografo Suheil Khalaileh del Centro ricerche Arij, le autorità israeliane «hanno confiscato 300 ettari di terra (in parte di proprietà di famiglie cristiane) e quando il progetto verrà completato, circa 80 kmq del distretto verranno isolati totalmente e molte centinaia di contadini non avranno più accesso alle loro terre».

«Il mese scorso ho dovuto chiedere prestiti alle banche per pagare i salari ai 180 dipendenti del comune. Con il 50% di disoccupazione, la popolazione non è in grado di pagare le tasse», è, infine, l’allarme lanciato dal sindaco Victor Batarseh, un cattolico eletto sei mesi fa, che guida una coalizione atipica sostenuta dal Fronte popolare (il suo partito), dal movimento islamico Hamas, da otto consiglieri cristiani indipendenti e ha l'appoggio esterno della Jihad islamica.
Nessun cenno, ovviamente, al terrorismo che rende necessaria la barriera di sicurezza. Nessun cenno alle discriminazioni e intimidazioni a danno dei palestinesi cristiani da parte dei fondamentalisti musulmani. Nessun cenno neanche a una protesta del sindaco di Betlemme che non riguarda Israele, ma l'Anp, riportata dal Jerusalem Post (http://www.jpost.com/servlet/Satellite?cid=1132475712633&pagename=JPost%2FJPArticle%2FShowFull). Riguarda i fondi per la celebrazione del Natale, negati a Betlemme.
Forse quest'ultima omissione deriva dal fatto che la celebrazione del Natale nei territori interessa all'UNITA' on-line solo come pretesto per attaccare Israele?

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