AVVENIRE di mercoledì 14 dicembre 2005 pubblica a pagina 16 una breve cronaca sulle operazioni militare israeliane nella quadro della lotta la terrorismo.
Erroneamente, il quotidiano riferisce che "ieri un agricoltore palestinese è morto nella Striscia di Gaza perché colpito dai proiettili sparati da un carro armato israeliano fermo lungo il confine"
Ma, dopo la smentita delle autorità israeliane, è arrivata anche quella dell'Anp, per la quale l'uomo è morto in un incidente di lavoro (vedi "Credere ciecamente alle fonti palestinesi, ma tacere le loro stesse smentite", informazione Corretta 13.12.05).
Scorretti l'uso del termine rappresaglia per indicare la risposta all'attentato terroristico di Netanya, l'uso del termine "miliziano" per l'appartenente a un gruppo terroristico, l'omissione del ruolo politico e non soltanto religioso di Khamenei.
Ecco il testo:Continua la rappresaglia decisa del governo del premier israeliano Ariel Sharon nei Territori dopo l'attentato-kamikaze di lunedì scorso a Netanya. Ieri un agricoltore palestinese è morto nella Striscia di Gaza perché colpito dai proiettili sparati da un carro armato israeliano fermo lungo il confine. Mentre un miliziano di 23 anni è morto in Cisgiordania durante uno scontro a fuoco a Nablus.
Nella Striscia, invece, sono i militanti delle diverse fazioni a scontrarsi in vista delle elezioni legislative del 25 gennaio. Ieri uomini di al-Fatah, armati, hanno preso d'assalto il quartier generale della Commissione elettorale palestinese a Gaza, dove stavano per arrivare alcuni rappresentanti di Hamas che dovevano registrare i propri candidati per le elezioni. In seguito agli incidenti, la Commissione elettorale ha sospeso tutte le operazioni di registrazione dei candidati.
Non bastassero le lotte intestine, a mettere carne sul fuoco nei Territori ci ha pensato il grande ayatollah Ali Khamenei, massima autorità religiosa dell'Iran. Incontrando Khaled Meshaal, capo di Hamas, Khamenei ha infatti "incoraggiato" i palestinesi a continuare il jihad contro Israele dicendo che «l'unico modo per arrivare alla liberazione della Palestina e garantire un futuro al suo popolo è continuare a resistere. L'esperienza degli ultimi 50 anni - ha concluso - ha dimostrato che la situazione non migliorerà mai se si continuerà a negoziare con il regime sionista».
Lo stesso errore (supponiamo sia dovuto al mancato aggiornamento delle notizie di agenzia, segnalato da Informazione Corretta, e la mancato controllo: il sito del quotidiano israeliano Ha'aretz ha tempestivamente informato della smentita palestinese) trova nell'articolo di Michele Giorgio "Razzi su Gaza Primarie caos per al Fatah ", pubblicato a pagina 8 da IL MANIFESTO.
Inoltre il "miliziano" morto a Nablus diventa uno "studente" e lo scontro a fuoco, semplicemente scompare.
E qui è difficile pensare a un errore.
Ecco il testo:Najat Abu Baker, ieri non aveva molta voglia di parlare di politica, di affrontare lo spinoso argomento del caos che regna nel partito, Al-Fatah, in cui ha militato per gran parte della sua esistenza. Nablus, la sua città, ha vissuto nuove ore difficili, insanguinate, a causa dell'ennesima incursione militare israeliana sfociata in un violento scontro a fuoco non lontano dal centro della città. Uno studente, Hussam Saqer, di 22 anni, colpito alla testa dai colpi sparati dai soldati, è spirato in ospedale mentre altri 25 palestinesi, in gran parte giovani, sono rimasti feriti. Il clima perciò era pesante e le notizie giunte da Gaza sono state altrettanto preoccupanti. Un agricoltore Mohammed Fara, 45 anni, è stato ucciso dal fuoco dai soldati israeliani mentre lavorava nei campi nel villaggio di Abbasan (il portavoce militare ha negato il coinvolgimento dell'esercito nell'accaduto). Nell'ultima settimana almeno cinque palestinesi sono stati uccisi, tra cui un adolescente che cercava di entrare in Israele alla ricerca di un lavoro. Ancora peggiori le notizie che arrivano dal piano diplomatico con l'annuncio di Israele di bloccare un corridoio per i collegamenti tramite autobus tra Gaza e la Cisgiordania promesso all'amministrazione Bush. «Siamo un popolo che in gran parte vive ancora sotto occupazione israeliana e questa tremenda condizione dovrebbe spingerci a ricercare l'unità a mettere da parte le differenze tra i partiti e dentro i partiti. Invece l'individualismo regna incontrastato», si lamenta Abu Baker, esponente di punta della nuova generazione di Al-Fatah. Iscritta ad Al-Fatah sin da ragazzina, arrestata varie volte dalle forze di occupazione durante la prima Intifada (1987-93) nonostante fosse madre di quattro figli, Najat Abu Baker da anni, assieme al marito Mahmud, preme per il rinnovamento del partito. Nella sua città gode di stima infinita, in ogni ambiente. Non sorprende perciò che, alle primarie di Al-Fatah a Nablus, sia giunta seconda con una valanga di preferenze. «Ora sono stata retrocessa al 17.mo posto nella lista dei candidati (alle parlamentari del 25 gennaio) che sta preparando il presidente Abu Mazen assieme (al segretario generale) Abu Lutuf (Faruk Qaddumi). Per me va bene, rispetto le decisioni della leadership», ci ha detto.
Non tutti della nuova generazione condividono la linea «lealista» di Abu Baker. A poche ore dalla chiusura della registrazione delle liste elettorali e dallo svolgimento (domani) di una nuova fase delle amministrative - si voterà in alcune grandi città, a Ramallah, Nablus, Jenin, El-Bireh e in una quarantina di località minori - in Al-Fatah regna il caos dopo la decisione presa da Abu Mazen (ma mai ufficializzata) di presentare una lista candidati con i nomi di numerosi esponenti della vecchia guardia usciti sconfitti dalle primarie del partito. Non sono mancate nuove violenze. Lunedì a Deir Balah e ieri a Bet Lahiya (Gaza), militanti di Al-Fatah armati sono entrati nelle sedi locali della Commissione elettorale per chiedere che della lista di candidati facciano parte solo i vincenti delle primarie. Ieri il quotidiano al-Hayat al-Jadida ha riferito che dell'elenco che saràannunciato (forse oggi) da Abu Mazen faranno parte anche il premier uscente Abu Ala, il vice premier Nabil Shaath, l'ex ministro Intisar al-Wazir (Umm Jihad) e un membro del Comitato centrale, Abbas Zaki. Tutti personaggi che non godono del consenso della base di Al-Fatah. Capolista dovrebbe essere Abu Ala seguito dal popolarissimo Marwan Barghuti, rinchiuso in un carcere israeliano. Il passo di Abu Mazen ha rischiato di spaccare Al-Fatah. Marwan Barghuti ha minacciato di presentarsi alla testa di una lista di indipendenti. A salvare la situazione è stato Hatem Abdel Qader, vincitore delle primarie a Gerusalemme est, che si è subito recato da Barghuti ricevendo l'assicurazione questi «non minerà l'unità del partito». Alcuni dirigenti di Al-Fatah tuttavia potrebbero presentarsi fuori dalle liste del partito in segno di protesta contro la decisione di Abu Mazen, tra di essi c'è anche un personaggio noto come Hakam Balawi. Nonostante il caos i palestinesi sembrano sempre preferire Al-Fatah (50%) ad Hamas (32%).
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