Come rispondere alla minaccia iraniana?
informazioni, smentite, circa un'imminente azione militare israeliana, la proposta di un boicottaggio sportivo
Testata:
Data: 12/12/2005
Pagina: 15
Autore: Francesco Battistini - Paolo Valentino
Titolo: Blitz israeliano a marzo contro l'atomica in Iran - Fuori dai mondiali la nazionale degli ayatollah
Il CORRIERE DELLA SERA di lunedì 12 dicembre 2005 pubblica l'articolo di Francesco Battistini "Blitz israeliano a marzo contro l'atomica in Iran":


GERUSALEMME - Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad si rassegni. Farsi cancellare dalla faccia della terra, non è nei programmi d’Israele. E neppure estirpare dal Medio Oriente «il tumore sionista», traslocando in Europa, magari in Austria o in Germania dove i cocciuti «insistono nel dire che Hitler uccise milioni di ebrei». I piani sono diversi. E secondo il Sunday Times , più rapidi: il mese di marzo è considerato «il punto di non ritorno» per bloccare la bomba atomica di Teheran, scrive il settimanale inglese, e il premier israeliano Ariel Sharon avrebbe già pronta un’operazione militare. Un blitz di F-151 della Squadra 69, la pattuglia aerea d’intervento ultrarapido che non ha bisogno di rifornimenti in volo. Il sostegno dell’Unità 262 che, settimane fa, sarebbe stata inviata apposta ai confini dell’Iraq, ufficialmente per addestrare la polizia curda.
Non è una novità che Israele voglia placare le voglie nucleari iraniane. La novità è la data: marzo, il mese della sfida elettorale di Sharon, tentato - butta lì il giornale - d’imitare Begin e il suo attacco al reattore atomico di Saddam (1981, anno d’elezioni che poi Begin vinse). L’anticipazione, firmata da un giornalista che ha lavorato nell’ intelligence , avverte che Teheran starebbe prendendo tempo perché, da marzo, nessuna diplomazia potrà più fermare l’arricchimento dell’uranio: basteranno due anni a fabbricare la prima testata atomica.
Le smentite del governo israeliano sono rapide: «Rivelazioni ridicole», è netto il vicepremier Olmert; «ipotesi infondate», aggiunge lo staff di Sharon, anche se «non è scorretto dire che uno Stato, minacciato, può considerare opzioni diverse» (Giora Elland). «Al momento, nelle attuali circostanze, l’attenzione resta sulla diplomazia internazionale - dice il portavoce di Shaul Mofaz, ministro della Difesa -. Smentisco la questione, la descrizione del piano, la tabella di marcia, l’operazione nel Nord dell’Iraq, ma è impossibile dire in anticipo che tutte le opzioni saranno escluse».
Impossibile dirlo: Mofaz, ebreo iraniano passato ieri dal Likud al nuovo partito di Sharon, giorni fa ha ripetuto che un’operazione militare contro l’Iran non è esclusa. L’incendiario discorso di Ahmadinejad alla Mecca, ennesimo segnale al mondo fondamentalista, adesso preoccupa.
Teheran ostenta «sorpresa» perché la Germania ha convocato il suo ambasciatore a Berlino, dice che s’è data «un’interpretazione fuorviante» alle parole sulla Shoah. Poi, rincara: «Non è la prima volta che vengono espressi dubbi sull’Olocausto - dice il viceministro Gholamali Haddadadei, che allude al caso dello storico negazionista David Irving, arrestato in Austria -. A chi non è d’accordo, dev’essere permesso d’esprimere le proprie idee». Idee condivise: Ahmadinejad è «straordinariamente popolare» nel mondo islamico, scrive il giornale iraniano Kayhan , e anche dall’Egitto i Fratelli Musulmani sono con lui. Promettono guerra. Finché «Israele sarà impotente e non potrà fare più nulla».
Paolo Valentino informa sulla proposta del calciatore tedesco Wolfgang Overath: che l'Iran venga bandito dai Mondiali di calcio che si terranno la prossima estate in Germania "come contromisura alle vergognose esternazioni del presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, il quale ha suggerito fra l’altro di cancellare lo Stato di Israele dalla carta geografica e di trasferirne l’intera popolazione sul territorio di qualche Land tedesco o austriaco".

Ecco l'articolo, "Fuori dai mondiali la nazionale degli ayatollah":

BERLINO - L’Iran venga bandito dai Mondiali di calcio della prossima estate in Germania. E’ la proposta di Wolfgang Overath, non dimenticato centrocampista della nazionale tedesca che vinse la Coppa del Mondo nel 1974, .
«Commenti del genere da parte di un capo di Stato sono inaccettabili e costituiscono un motivo più che sufficiente per escludere un Paese», ha dichiarato Overath in un’intervista televisiva, in margine al sorteggio che ha definito i gironi eliminatori della Coppa del Mondo.
L’Iran è uno dei 32 Paesi qualificati e giocherà la fase iniziale nel gruppo D, insieme a Messico, Angola e Portogallo.
La proposta di Overath, che attualmente è presidente del Colonia, una delle più forti squadre della Bundesliga, ha un forte sapore provocatorio, ma non è del tutto irrealistica. Esiste infatti un precedente, quello della Jugoslavia nel 1992, già sotto embargo internazionale ed esclusa dai Campionati europei di quell’anno, in segno di condanna contro la guerra di aggressione etnica di Slobodan Milosevic: beneficiaria fu la Danimarca, che venne ripescata e andò a vincere il titolo continentale battendo in finale la Germania.
Wolfang Overath non è stato soltanto uno dei più amati calciatori tedeschi, con ben 81 presenze in nazionale. Per il suo gioco, molto tecnico e ragionatore, preziosissimo ma mai appariscente, ha rappresentato un modello anche per la società, spesso contrapposto a quello di Günther Netzer, tutto furore e spettacolo, al quale anche per questo venne preferito nella storica finale mondiale del 1974 contro l’Olanda. Perfino un politico socialdemocratico come Franz Müntefering, vice cancelliere e ministro del Lavoro, ama paragonare il suo stile discreto ma decisivo nella vita pubblica al gioco di Overath.
L’uscita dell’ex campione segnala anche la speciale sensibilità tedesca contro ogni manifestazione di antisemitismo. Negare l’Olocausto, un’altra delle fandonie preferite dal presidente iraniano, in Germania è reato punito severamente dalla legge.
Avendo fatto in pieno i conti col proprio passato, i tedeschi non accettano il minimo distinguo quando è in ballo l’esistenza di Israele.
Subito dopo l’uscita di Ahmadinejad, il governo di Berlino è stato infatti uno dei primi in Europa a convocare d’urgenza l’ambasciatore iraniano al ministero degli Esteri, per protestare formalmente contro le sue dichiarazioni. La cancelliera Angela Merkel le ha definite «completamente inaccettabili».
E propio Müntefering, numero due del governo, ha condannato duramente le dichiarazioni di Ahmadinejad. Di più, incontrando ieri il presidente del Consiglio centrale ebraico in Germania, Paul Spiegel, Müntefering ha annunciato che Berlino farà un passo presso l’Unione Europea e le Nazioni Unite, perché vengano prese in considerazione contromisure politiche nei confronti del regime di Teheran. «Ciò che viene detto, viene anche voluto e prima o poi viene anche fatto», ha detto il ministro socialdemocratico. Secondo Spiegel è giunto il momento di mettere alla prova i rapporti con l’Iran.
Un articolo redazionale ci informa che "La Farnesina punisce il funzionario intervenuto contro il blocco dei beni dell’ambasciata di Teheran".

Ecco il testo:

ROMA - «Uno zelo eccessivo» che gli costerà l’incarico. E’ duro il giudizio del ministro degli Esteri Gianfranco Fini nei confronti di Umberto Colesanti, il vicecapo del Cerimoniale della Farnesina che con una lettera aveva «richiamato» i giudici del tribunale di Roma che devono giudicare la vertenza tra le famiglie di tre giovani americani uccisi in due attentati a Gerusalemme rivendicati da Hamas e il regime iraniano, condannato a risarcire 328 milioni di dollari per aver fornito sostegno e appoggio all’organizzazione terroristica. Con una nota, il ministero spiega che in queste vertenze «sul sequestro di beni di una rappresentanza diplomatica (in questo caso l’ambasciata di Teheran nella capitale che ha subito il blocco dei conti correnti e dei depositi presso la Bnl n.d.r.) si ricorda sempre, per prassi, l’immunità dalla giurisdizione garantita in base alla Convenzione di Vienna». Ma quell’avvertimento sulle «possibili ritorsioni nei confronti dell’Italia», sottolineato da Colesanti, è stato ritenuto «una ingiustificata considerazione di carattere politico e tale da adombrare intervento della Farnesina anche nel merito della vicenda che invece è inesistente». Per questo il ministro Fini, dopo aver «ribadito la più dura condanna di qualsiasi attività a sostegno del terrorismo», ha già disposto il trasferimento del funzionario in un altro ufficio.
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