Corsi di arabo ai poliziotti italiani affidati alla Libia: uno Stato canaglia
come documenta Magdi Allam
Testata:
Data: 12/12/2005
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Autore: Magdi Allam
Titolo: Se Gheddafi Insegna l’Arabo
Il CORRIERE DELLA SERA di lunedì 12 dicembre 2005 pubblica un editoriale di Magdi Allam, che riportiamo:Filippo Saltamartini, segretario del Sap (Sindacato autonomo di Polizia), si è detto certo di essere «sulla strada giusta», dopo aver firmato il 6 dicembre a Roma un accordo con Khaled Biagioni Gazzoli, segretario generale dell’Uio (Unione islamica in Occidente), che istituisce dei corsi di lingua araba e cultura islamica per gli agenti di polizia.
È stato specificato che il corso inizierà il 19 gennaio 2006 nei locali della Questura di Roma, che le lezioni saranno tenute da «docenti dell'Università di Tripoli e di scuole coraniche italiane», e che «per i migliori è anche allo studio la possibilità di stage formativi in Libia, sede centrale dell'Uio».
C'è da preoccuparsi per questo accordo che affida la formazione linguistica e culturale dei nostri poliziotti alla Libia di Gheddafi nel contesto dell'emergenza internazionale che ci impone di contrastare l'estremismo e il terrorismo di matrice islamica? No, se si considera che il 30 novembre scorso il ministro dell'Interno Pisanu ha incluso nella «Consulta per l'islam italiano» Mansur Tantush, presidente dell'Uio e della sezione italiana della Wics (World Islamic Call Society). No, se si tiene presente che l'Uio si presenta come la prima organizzazione islamica a essersi costituita in Italia nel 1947, che rappresenta la Wics dal 1972, poi riconosciuta dalle autorità italiane nel 2001. No, se si prende atto che la Wics è a tal punto ben accetta che l’8 e il 9 maggio 2004 ha tenuto la riunione annuale del proprio «Consiglio mondiale» a Roma, ospite dell’Istituto superiore di Polizia, e che nella delegazione musulmana che ha presenziato in Vaticano il 24 aprile scorso alla celebrazione eucaristica per l'inizio del pontificato di papa Benedetto XVI, su sette membri due erano della Wics.
Tuttavia c'è anche l'altro lato della medaglia tutt'altro che tranquillizzante. Il 16 agosto 2003 all'aeroporto londinese di Heathrow fu arrestato Abdurahman Alamoudi, fondatore dell'American Muslim Council. Con sé aveva 340 mila dollari in contanti che, ammise, erano parte di alcuni milioni di dollari versati dalla Wics su ordine di Gheddafi per organizzare un attentato contro l'allora principe ereditario saudita Abdallah, salito al trono dopo la morte di re Fahd. Alamoudi rivelò, secondo il New York Times , che nel corso di due incontri con Gheddafi nel giugno e agosto 2003, il leader libico gli ordinò: «Voglio Abdallah morto, o assassinato o con un colpo di Stato». Gheddafi e Abdallah si erano oltraggiati durante il vertice arabo di Sharm el Sheikh il 19 marzo 2003, dandosi reciprocamente del venduto all'America. Oltre a Alamoudi fu arrestato in Egitto il colonnello libico Mohamed Ismael che, dopo aver incontrato quattro terroristi sauditi alla Mecca, confessò di aver ricevuto l'ordine di assassinare Abdallah direttamente dai capi dei servizi segreti libici Abdullah Senoussi e Musa Kusa. Quest'ultimo, cognato di Gheddafi, è stato formalmente condannato in contumacia dalla magistratura francese per aver ordito l'attentato contro l'aereo francese dell'Uta nel settembre 1989 sui cieli del Niger costato la vita a 170 persone. Una tragedia ancora aperta: solo quattro giorni fa un tribunale di Parigi ha condannato la Libia a pagare 3,5 milioni di euro ai parenti delle vittime che non si erano costituiti parte civile. Per tutto ciò, e nonostante l'indennizzo di 10 milioni di dollari versati alle famiglie dei 270 morti nell'attentato all'aereo della Pan Am nel dicembre 1988 a Lockerbie, gli Stati Uniti mantengono la Libia nell'elenco degli stati sponsor del terrorismo.
Né può tranquillizzare il fatto che la Wics è ufficialmente finanziata dal «Jihad Fund», un fondo per la guerra santa creato nel 1970 «per aiutare i palestinesi nella loro lotta contro Israele». O che sin dal suo primo congresso la Wics incita a «contrastare l'offensiva sionista e l'aggressione crociata». Ecco perché diventa legittimo interrogarsi: possiamo affidare la formazione dei nostri poliziotti o la gestione dell'islam italiano a uno Stato che è quantomeno problematico nei confronti del terrorismo e dell'ideologia anti-israeliana e anti-occidentale che lo anima?
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