Naturalmente, intendiamo dire che è viva e vegeta l’eredità politica che Arafat ha lasciata ai suoi successori, almeno per quanto fanno presumere alcuni segnali non incoraggianti.
Abbiamo già letto in alcune notizie riportate nei giorni scorsi dal nostro sito che vi sono personaggi le cui visioni radicali puntano dritto ad impedire ogni barlume di pacificazione, come è capitato ad esempio in relazione alla molto pubblicizzata partita di calcio israelo-palestinese di Barcellona. Ma i tre esempi che riportiamo qui di seguito sono più importanti, in quanto ufficiali, provenienti dalle istituzioni palestinesi e di forte impatto sul futuro.
Al valico di Rafah, che collega la striscia di Gaza all’Egitto ed è stato aperto al transito di merci e persone pochi giorni or sono, è stato innalzato un colossale telo che dedica quel valico di confine internazionale – per la prima volta sottoposto al controllo palestinese – allo shahid (martire per Allah) Al-Moayed Bihokmillah Al-Agha, autore di un attentato terroristico che fu chiamato "Vulcani d’ira".
Al-Agha fu ucciso dopo aver assassinato 5 israeliani, proprio al valico di Rafah, nel dicembre dello scorso anno. Fatah, il movimento politico che fa capo ad Abu Mazen e (almeno in teoria) dipende da lui, glorifica tuttora questo attentato con dei videoclip nel proprio sito dei "Falchi del Fatah".
Seguendo la tradizione di cui Arafat fu campione ineguagliabile, anche Abu Mazen ha condannato l’attentato terroristico di Netanya con due dichiarazioni diverse, in inglese ed in arabo; è superfluo dire che la versione araba della condanna è ambigua non meno di quelle dell’era di Arafat: "Il Presidente Abu Mazen sottolinea la sua forte condanna di questo atto di terrore…L’odierno attacco terroristico contro civili CAUSA UN GRAVE DANNO AL NOSTRO IMPEGNO NEI CONFRONTI DEL PROCESSO DI PACE…". Una condanna solo strumentale, che ricorda solo come il terrorismo danneggi la causa palestinese, dunque, e non sfiora neppure il concetto che il terrorismo (l’uccisione deliberata di civili innocenti) possa essere un crimine contro l’umanità.
Se qualcuno avesse ancora dei dubbi e ritenesse questi due esempi banali incidenti di percorso, fortuite gaffes o disattenzioni del potere politico enfatizzate oltre misura da noi, lo invitiamo a proseguire nella lettura di queste note.
L’Autorità Palestinese pochi giorni or sono ha promulgato una legge che assegna sussidi in denaro alle famiglie dei "martiri di Allah" meglio noti come kamikaze o terroristi suicidi.
L’allegato finanziario della legge, clausola 5, elenca nel dettaglio i benefici previsti:
OGNI MESE, con un prelievo dal bilancio generale dell’Autorità Nazionale Palestinese, verranno erogati alla famiglia di ogni shahid 250 dollari; ma se lo shahid era sposato al momento della morte altri 50 dollari andranno aggiunti alla somma citata, e se lo shahid aveva figli una ulteriore somma di 15 dollari sarà assegnata ad ognuno di loro. In aggiunta, se lo shahid ha un padre od una madre viventi, la somma di 25 dollari andrà a beneficio di ognuno di loro. Se lo shahid aveva fratelli, ed era lui che se ne prendeva cura, ad ognuno di essi saranno assegnati 15 dollari. Quanto sopra verrà eseguito dall’Istituto per la Cura delle Famiglie degli shahids per mezzo di speciali conti bancari accesi allo scopo.
La citazione è testualmente desunta da Al-Hayat Al-Jadida del 5 dicembre 2005.
A nostro parere coloro i quali si preoccupano (giustamente) di sollecitare Abu Mazen a disarmare le fazioni estremiste del suo popolo dovrebbero ugualmente, e con ancora maggior preoccupazione, chiedergli di disarmare i cervelli delle persone che egli stesso provvede ad inquinare indicando la violenza omicida e suicida come un degno atto di fede da premiare con elargizioni pubbliche ed onori.