L'irriformabilità dei regimi arabi e il discredito dell'Ue hanno causato il fallimento del vertice di Barcellona
il commento di Magdi Allam
Testata: Corriere della Sera
Data: 29/11/2005
Pagina: 1
Autore: Magdi Allam
Titolo: Il rifiuto della democrazia
Il CORRIERE DELLA SERA di martedì 29 novembre 2005 pubblica in prima pagina e a pagina 36 un articolo di Magdi Allam, "il rifiuto della democrazia", che riportiamo:
Per quanto ci si possa sforzare di apparire diplomatici, bisogna prendere atto che il partenariato euro- mediterraneo è sostanzialmente fallito. Per due ragioni evidenti: 1) i regimi arabi, i cui leader hanno boicottato in massa il vertice di Barcellona, sono irriformabili motu proprio dall'interno; 2) l'Ue, più che mai screditata come soggetto politico, non è riuscita a innescare genuini processi democratici a Sud e a Est del Mediterraneo facendo leva sugli aiuti economici.
Un fallimento riassunto nelle parole sprezzanti del ministro algerino Abdelaziz Belkhadem: «Ci vengono a dire: prima fate le riforme, poi vi diamo i soldi. Che si tengano i loro soldi! Noi non abbiamo mai chiesto a loro di fare riforme, loro non lo chiedano a noi!». Effettivamente i soldi, 20 miliardi di euro in 10 anni distribuiti tra i 10 Paesi mediterranei, non sono stati tanti. Così come è chiaro che sono stati male impiegati, visto che il divario di ricchezza tra il Nord e il Sud del Mediterraneo si è accresciuto. Il sogno di trasformare l'area nel più grande mercato comune del mondo per il 2010 appare un miraggio.
Il nodo è l'allergia dei regimi arabi autocratici, corrotti e inefficienti a una democrazia sostanziale. Possono tutt'al più, è il caso dell'Egitto, acconsentire a una cosmesi democratica dove ad esempio si è stabilito in partenza che i Fratelli Musulmani avranno tra i 70 e i 100 seggi (su 444) del nuovo parlamento. E lo si è fatto solo a seguito di una irresistibile pressione degli Stati Uniti e sotto l'incalzare dell'onda lunga della rivoluzione democratica in Iraq. Il regime di Mubarak e i Fratelli Musulmani sono due facce della stessa medaglia. Anzi, l'alternativa integralista islamica sarebbe come passare dalla padella alla brace.
Proprio l'Egitto di Mubarak si sta rivelando come un ostacolo centrale alla democratizzazione del Medio Oriente. Fu lui a far fallire il progetto americano avviato a Casablanca nel 1993 teso a favorire l'integrazione economica dei Paesi che vanno dal Marocco al Pakistan. Ed è stato lui a bloccare un'intesa lo scorso 13 novembre a Manama per «l'espansione della democrazia e il consolidamento della società civile». Non stupisce che i regimi arabi si ostinino a non condannare senza se e senza ma il terrorismo, nonostante siano il principale bersaglio del terrorismo islamico. La verità è che difendono una cultura dello scontro e dell'odio che è la quintessenza del loro potere. E che è la medesima radice ideologica degli integralisti e degli estremisti islamici.
Già nel '96 Mubarak fece fallire un' occasione d'oro per raccogliere il consenso internazionale nella lotta al terrorismo in un vertice con Clinton e Eltsin. Anche allora, come si è ripetuto ieri a Barcellona, i leader arabi hanno insistito nell'imperativo di non considerare terrorismo gli attentati in Israele perché si tratterebbe invece di «resistenza». Accezione che ora si vorrebbe attribuire anche agli attentati in Iraq contro le forze multinazionali. Nonostante il fatto che sia proprio l'Autorità palestinese a condannare gli attentati in Israele, anche se si limita a dire perché «contrari all'interesse palestinese». E benché sia un governo iracheno legittimo a chiedere la permanenza delle forze multinazionali legittimate dall'Onu. Sembra proprio che il nodo del terrorismo sia una trappola mortale in cui si sono cacciati i regimi arabi. Un vessillo avvelenato da sventolare a ogni costo pur di impedire l'avvento di un'autentica democrazia che si traduca in cultura di vita e libertà.
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla direzione del Corriere della Sera . Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita
lettere@corriere.it