Marwan Barghouti diventa un "prigioniero politico"
in un'intervista alla moglie Fadwa
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Data: 28/11/2005
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Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: «Il mio Barghuti sogna una pace giusta»
Marwan Barghouti, capo dei Tanzim, sezione di al Fatah responsabile di stragi e agguati mortali contro civili israeliani, è stato condannato in Israele per cinque di essi.
Sua moglie Fadwa Barghouti, lo presenta però in un'intervista a Umberto De Giovannangeli pubblicata dall'UNITA' di lunedì 28 novembre 2005 come un "prigioniero politico".

Debolissime le repliche di u.d.g., che ricorda le accuse israeliane, ma sembra poi credere a Fadwa Barghouti che cerca di farle passare per false e funzionali a una "persecuzione politica".

Ecco il testo:

«MARWAN SI È SEMPRE battuto per una pace giusta, tra pari. Per questo è amato dal popolo palestinese e per questo è oggi prigioniero politico di Israele. Marwan è orgoglioso, come il popolo a cui appartiene. Ha sempre rivendicato il diritto alla resistenza, anche armata, contro le forze di occupazione israeliane ma non ha mai sostenuto il terrorismo contro i civili. Da tre anni è in un carcere israeliano, ma mai ha smesso di fare politica. Il risultato ottenuto nelle primarie di Al-Fatah testimonia che il legame tra Marwan e la sua gente non è stato reciso». A parlare è Fadwa Barghuti, avvocatessa, moglie di Marwan Barghuti, l'uomo simbolo della seconda Intifada, uscito come il trionfatore nelle primarie svolte da Al-Fatah nei Territori per la scelta dei propri candidati alle elezioni legislative del 25 gennaio 2006. «Con il loro voto, i membri di Fatah e il popolo palestinese - dice Fadwa Barghuti - hanno confermato a Marwan quell’immunità parlamentare che Israele ha cercato di cancellare presentandolo come un terrorista».
Nelle primarie di Al-Fatah, suo marito, Marwan Barghuti, ha sbaragliato i contendenti ottenendo il 96% dei voti. Questo plebiscito è solo un tributo al «simbolo-Barghuti»?
«No, è un sostegno di massa al politico Barghuti, a colui che ha cercato di rappresentare al meglio la volontà del popolo palestinese a battersi per veder riconosciuti i propri diritti, il primo fra i quali è quello di poter vivere da donne e uomini liberi in uno Stato indipendente con Gerusalemme est capitale. Con il loro voto i palestinesi non hanno scelto una persona, ma piuttosto un programma politico. Marwan si è sempre battuto per una pace giusta con Israele e non ha mai messo in discussione il diritto all'esistenza dello Stato d'Israele…».
Israele non è d'accordo, tant'è che un tribunale lo ha condannato al carcere a vita per diversi attentati terroristici.
«Marwan è un parlamentare palestinese rapito in territorio palestinese da un'unità speciale dell'esercito israeliano. Quel processo ha rappresentato un atto di vendetta e non certo di giustizia. Marwan ha sempre rivendicato il diritto dei palestinesi a resistere alle forze di occupazione, un diritto riconosciuto dalla stessa Convenzione di Ginevra; al tempo stesso, non ha mai sostenuto il terrorismo contro i civili né tanto meno lo ha organizzato. Ma quando si parla di terrorismo occorrerebbe denunciare anche il terrorismo in divisa, quella israeliana, che ha mietuto migliaia di vittime, in gran parte civili innocenti, tra i palestinesi. Il rapimento e la condanna di Marwan sono motivati dalla volontà di Israele di togliere dalla vita politica palestinese un dirigente amato dal suo popolo, ma non ci sono riusciti…».
Tuttavia Marwan Barghuti è da tre anni rinchiuso in un carcere israeliano.
«Hanno imprigionato il suo corpo ma non hanno ingabbiato la sua mente né fiaccato la sua determinazione a continuare a battersi per la causa palestinese. Mi creda, non c'è un giorno di questi tre terribili anni di prigionia in cui Marwan non abbia mantenuto un rapporto con l'esterno. Ha continuato a dare indicazioni politiche e a militare in Fatah».
E i militanti di Fatah l'hanno premiato con un plebiscito alle primarie.
«Quel voto non è solo un riconoscimento al passato, è soprattutto un investimento sul futuro e sulle idee che Marwan continua a portare avanti, anche per quanto riguarda la lotta alla corruzione e un profondo rinnovamento interno alla dirigenza palestinese».
Marwan è pronto a chiedere la grazia?
«No, non lo farà mai. Perché equivarrebbe ad un’ammissione di colpa e significherebbe riconoscere l'autorità del tribunale di Tel Aviv, e cioè di uno Stato occupante, di processarlo e condannarlo, dopo essere stato rapito. La sua liberazione deve essere un atto politico, come ha ribadito anche il presidente Abu Mazen, ed essere parte di un accordo di pace tra Israeliani e Palestinesi, che contempli non solo la liberazione di Marwan ma quella di tutti i palestinesi, e sono migliaia, ancora prigionieri nelle carceri israeliane».
C'è chi sostiene che solo un leader carismatico come Marwan Barghuti potrebbe convincere anche le fazioni più radicali ad accettare un compromesso con Israele.
«Marwan si è battuto e continuerà a battersi per un accordo fondato sul rispetto della legalità internazionale e di quel principio "pace in cambio dei Territori" sancito da due risoluzioni delle Nazioni Unite. Marwan si batte per la nascita di uno Stato di Palestina e non per la distruzione dello Stato d'Israele. Vuole una pace tra pari».
(ha collaborato Osama Hamlan).
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