Il vertice di Barcellona non riesce a chiamare il terrorismo col suo nome
due cronache a confronto
Testata:
Data: 28/11/2005
Pagina: 1
Autore: redazione
Titolo: Il vertice di Barcellona non riesce a chiamare il terrorismo col suo nome
A pagina 16 del CORRIERE DELLA SERA di Lunedì 28 novembre, troviamo un articolo di Mino Vignolo sul vertice avvenuto a Barcellona. Nel testo si legge che alcuni paesi, non europei, si rifiutano di dichiarare terroristi i kamikaze che uccidono civili nei paesi "occupanti". Facciamo presente che, alla lista di questi "leader" arabi che considerano guerriglieri i terroristi kamikaze possiamo aggiungere buona parte dei giornalisti italiani. "Alcuni paesi arabi", senza che il giornale specifichi quali, insistono sulla differenza fra terroristi e combattenti che commettono questi tipi di atti in "legittima difesa per la liberazione nazionale contro una forza occupante". Siamo sicuri, che questi leader arabi parlano di legittimità del popolo senza essere loro stessi legittimati a parlare, in quanto non eletti in modo democratico.

Riportiamo per intero l’articolo "Vertice Barcellona, il terrorismo divide Ue e partner arabi " :

BARCELLONA — E' dominato dalla questione mediorientale e dalla mancanza di una intesa sul codice di «condotta comune» nella lotta al terrorismo il primo vertice euromediterraneo segnato dall'assenza di quasi tutti i leader non europei (fra i dieci partner della Ue solo Turchia e Autorità palestinese sono state rappresentate da un capo di Stato o di governo) e del premier israeliano Sharon. Il problema è l'eterna questione della definizione del terrorismo. Per i Paesi arabi non è terrorismo combattere contro forze straniere presenti sul proprio territorio. Per gli europei non si possono fare distinzioni. Un'autobomba che uccide vittime innocenti non è mai giustificabile.
Il Codice di Condotta sul Terrorismo è un documento in cui tutti i Paesi dell'area euromediterranea, inclusi Israele e i suoi vicini arabi, si impegnano a condannare questo fenomeno e a combatterlo. Le difficoltà nascono dalla opposizione di alcuni Paesi arabi che insistono sulla differenza fra terroristi e combattenti che commettono questo tipo di atti in «legittima difesa per la liberazione nazionale contro una forza occupante».
Esiste forse già un'intesa sulla gestione congiunta dei flussi migratori. Il vertice (per l'Italia, Berlusconi e Fini), che si conclude oggi, non sembra avere destato l'interesse dei Paesi arabi fruitori di oltre 11 miliardi di euro che la Ue ha speso per il Processo di Barcellona avviato dieci anni fa. Il bilancio non è positivo. Sul piano economico l'aiuto europeo non ha permesso il decollo dei Paesi del sud e sul piano politico la democrazia non ha conosciuto molti progressi.
LA REPUBBLICA pubblica sull'argomento un articolo di Alessandro Oppes "Euromed, il vertice si divide sulla definizione di "terrorismo" ".
Un testo dal quale non emerge la vera natura della posizione araba, per la quale, in sostanza, l'uccisione di civili innocenti in Israele e in Iraq deve essere chiamata "resistenza" e non "terrorismo".

Ecco il testo:

BARCELLONA - Trovare una definizione comune di terrorismo: è questo lo scoglio più duro sul quale si sono confrontati sino a tarda notte i rappresentanti dei 25 della Ue, di Israele e dei nove paesi della sponda sud del Mediterraneo nel tentativo di lanciare un forte messaggio unitario attraverso il vertice "Euromed" di Barcellona. Mentre re Juan Carlos offriva una cena di gala ai capi di Stato e di governo partecipanti, i ministri degli Esteri tentavano sino all´ultimo una mediazione sulla richiesta dei paesi arabi di differenziare tra la definizione di "terrorismo" e quella di "resistenza legittima a un´occupazione straniera".
La questione «non è strettamente estetica e retorica», come ha avvisato il presidente del Parlamento europeo Josep Borrell. Un´intesa su questo punto avrebbe «sicure conseguenze politiche». È per questo che il premier spagnolo José Luis Rodríguez Zapatero, co-presidente del vertice insieme al britannico Tony Blair, ha promesso di mettere tutto il suo impegno per il successo di una riunione che le numerose assenze di leader arabi hanno rischiato di trasformare sin dal primo momento in un fiasco. I 35 rappresentati in Catalogna hanno come obiettivo quello di rafforzare il cosiddetto Processo di Barcellona, iniziato nel 1995 nel tentativo di creare una zona di libero scambio nel Mediterrnaeo entro il 2010. Ma in discussione ci sono anche altri due temi di strettissima attualità nell´area: immigrazione e terrorismo. Sul primo sembrano esserci stati progressi, che potranno essere confermati nelle conclusioni di oggi, probabilmente con un impegno comune ad appoggiare la proposta ispano-marocchina di un vertice tra i Paesi europei e quelli nord-africani, attraverso i quali passano i più forti flussi migratori.
L´unica intesa finora sicura è quella su un «piano di lavoro» da realizzare entro cinque anni con il quale i 25 della Ue si impegnano a rafforzare la cooperazione con gli alleati arabi e con Israele per un «accordo giusto, globale e duraturo» sui conflitti regionali. Dalla prima bozza di documento finale è stato eliminato un paragrafo sulla possibile creazione di una zona medio-orientale libera da armi di distruzione di massa, nucleari, chimiche e biologiche. Dopo che, sabato scorso, il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad aveva annunciato l´intenzione di non fare marcia indietro sul proprio programma nucleare, l´alto rappresentante per la politica estera della Ue Javier Solana ha rivelato che Bruxelles ha inviato ieri una lettera a Teheran per valutare la possibilità di avviare un negoziato. Non ci sono scadenze stabilite, i 25 attendono ora una risposta iraniana.
Ma il premier spagnolo ha dovuto faticare non poco per attenuare l´impressione generale secondo cui l´assenza di alcuni importanti leader mediorientali potrebbe trasformarsi in un ostacolo insuperabile per la riuscita del vertice. Solo l´Autorità palestinese, con il presidente Abu Mazen, e la Turchia, con il premier Recep Tayyip Erdogan, hanno inviato i loro massimi rappresentanti. Ma Zapatero - che ieri mattina a Maiorca aveva varato ufficialmente il Gruppo di Alto Livello che dovrà mettere in marcia il suo progetto di Alleanza di Civiltà fatto proprio dall´Onu - ha invitato a mantenere aperta la porta all´ottimismo. Perlomeno sul piano economico è possibile che vengano compiuti sostanziali passi avanti: resta valido l´obiettivo di creare un´area di libero commercio nel Mediterraneo entro il 2010, e l´Unione europea prevede la creazione di un «meccanismo finanziario sostanziale» per offrire maggiore assistenza ai paesi che portino a compimento riforme democratiche.
Poche ore prima dell´avvio del vertice, circa tremila manifestanti no global e arabi avevano protestato nel centro di Barcellona all´insegna dello slogan «No al Mediterraneo del capitale e della guerra».
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