LA STAMPA di mercoledì 22 novembre 2005 pubblica a pagina 12 un articolo di Fiamma Nirenstein, "Netanyahu attacca Sharon "E' un dittatore corrotto" ", che riportiamo:Bibi Netanyahu è pallido in queste ore, mentre tenta di formulare una linea di recupero: il nuovo partito di Sharon secondo gli ultimi sondaggi prenderebbe 33 seggi alla Knesset, contro il 26 del nuovo partito laburista di Amir Peretz, e, sorpresa, soltanto il 12 per cento del Likud. Le elezioni anticipate, ha chiarito il presidente israeliano Moshe Katsav, si terranno il prossimo 28 marzo.
I primi passi del vecchio Likud nella nuova vita sono goffi. E' difficile capire come Netanyahu pensi di impostare una buona campagna elettorale lanciando insulti sanguinosi al suo ex capo che piace tanto anche alla sua vecchia «constituency» e suggerendo che Sharon è un fallimento nella lotta contro il terrorismo che ha saputo fare meglio di tutti: un pazzoide che «mette in pericolo la sicurezza di Israele con concessioni unilaterali»; «un dittatore che sta creando un partito di fantocci»; un uomo che «con la sua famiglia è il responsabile della corruzione interna degli ultimi anni».
Accuse di corruzione, di smantellamento della sicurezza tramite concessioni pazzoidi, di autoritarismo: saranno dunque queste, sembra, le scelte della campagna elettorale della destra se Netanyahu sarà il vincitore delle primaries che si terranno il 19 di dicembre. E allora il Likud, sembra pensare Netanyahu, che gioca tutto sulla vecchia fisionomia ideologica del Grande Israele e sul suggerimento al pubblico che Sharon sia di fatto diventato un leader di sinistra che darà via tutto, potrà raccogliere i voti del Paese. Ma sembra chiaro che il Likud è ormai secondo molti segni un gruppo minoritario rispetto a una maggioranza che vuole tentare un compromesso rispetto alla cessione di territori in cambio di sicurezza. E rapidamente il Likud stesso comincia a rendersi conto del rischio che la leadership di Bibi abbia un ruolo di richiamo per un'estrema destra che non può, per ora, vincere.
Ed ecco che ieri alla ribalta, fra i sei candidati che vogliono il vecchio posto di Sharon, è comparso, oltre all'attuale ministro della Difesa Shaul Mofaz, ex capo di Stato maggiore, anche Silvan Shalom. E' una candidatura significativa della ricerca di un'anima moderata, meno furiosa contro la politica di Sharon, più propensa al dialogo; e, soprattutto, di un'anima proletaria come quella del ministro di origine tunisina cresciuto a Beersheba, una città di sviluppo del Sud in cui, accanto alle macchine, i beduini parcheggiano i loro cammelli. Potrebbe, oltre che aiutare il Likud a riconquistare una parte della sua anima meno ideologica, anche attirare quelli che altrimenti, in assenza di Sharon e in odio alla dura politica economica di Bibi, sono propensi a scivolare, perché poveri e orientali, nella braccia del nuovo partito laburista di Amir Peretz, marocchino e propenso più alle politiche sociali che alla sicurezza.
Per ora tuttavia tutto appare quisquilia di fronte alla forza di Sharon. Il suo nuovo partito, dice il giornalista Nahum Barnea, dovrebbe chiamarsi Rashi, acronimo ebraico per «Partito di Sharon». Lui è la bandiera del coraggio, della rivoluzione del cambiamento, e i suoi fingono di essere tristi perché lasciano il Likud, ma sono galvanizzati. Il partito forse si chiamerà alla fine «Cadima» ovvero «Avanti» e non «Responsabilità». Più frizzante. Ieri il cinquantenne consigliere strategico di Sharon, Eyal Arad, ha cercato di spiegare le ragioni del capo: «Il Likud era ormai ancorato a una visione che bloccava tutto, era impossbile proseguire a fare politica, e invece Sharon vuole andare avanti nei fatti». Ovvero? Arad racconta che ci sarà invece una lenta, solida, decisa realizzazione della road map, proprio come fu firmata nero su bianco in un lontano giorno ad Aqaba. Il piano piace per ora alla maggioranza degli israeliani, anche il giorno dopo il maggiore attacco degli Hezbollah dallo sgombero della Striscia Sud del Libano.
IL FOGLIO pubblica a pagina 3 l'editoriale "Il coraggio di Sharon", che riportiamo:Ariel Sharon ha deciso di abbandonare il Likud, il partito che aveva fondato insieme con gli altri leader, per chiedere direttamente agli elettori israeliani il sostegno alla sua politica di responsabilità. E’ una scelta coraggiosa e utile. Perché Sharon avrebbe potuto probabilmente ottenere la candidatura a premier del Likud e la conferma nel suo ruolo di leader della nazione e del partito, ma poi non avrebbe potuto contare alla Knesset, il Parlamento, su un sostegno sufficiente per affrontare le difficili prove che attendono Israele. Per questo Sharon ha scelto di far uscire la sua disputa con Bibi Netanyahu dal chiuso degli organismi di partito per trasformarla in una sfida elettorale in campo aperto.
In Israele Sharon si è conquistato il riconoscimento di essere l’unico ad avere una visione politica in grado di tenere insieme aspirazione alla pace e garanzia della sicurezza. Questo non è, come sostengono molti osservatori, l’effetto di una sorta di tradimento dell’ispirazione fondamentale del Likud. Se si guarda ai fatti e non alla retorica, si può constatare che soltanto premier del partito di destra, da Menahem Beghin ai due litiganti di oggi, Netanyahu e Sharon, hanno realizzato concessioni territoriali ai palestinesi o ai paesi arabi confinanti. I grandi leader laburisti, che accarezzavano la speranza di una pace generale, non riuscendo a ottenerla, non hanno mai ceduto un solo metro quadrato dei territori occupati. Sharon ha sintetizzato questa linea nello slogan "dalla sicurezza nasce la pace", che è l’inverso di quella strategia, dimostratasi illusoria, che si aspetta la sicurezza soltanto da una pace pienamente realizzata.
I dirigenti del Likud che si sono opposti a Sharon probabilmente pagheranno carissima questa scelta nelle prossime elezioni. Soprattutto rischiano di trasformare una storica formazione politica intransigente e pragmatica in quella fazione ottusamente estremista che non è mai stata, se non nelle descrizioni caricaturali dei suoi avversari.
Di seguito riportiamo un commento di Deborah Fait scritto per Informazione Corretta, "Sharon, Re d'Israele":Sharon ha sciolto la Knesset, si e' dimesso dal Likud e ha fondato un nuovo partito.
Il tutto in un paio di giorni, sempre fresco come una rosa, neanche un tretenne troverebbe la sua forza, e per la prima volta lo abbiamo visto sorridente e rilassato, allegro e pieno di sense of humor , una simpatica particolarita' del suo carattere che negli ultimi anni si era un offuscata per cause di forza maggiore. Credo che nessun uomo, nessun premier sia stato piu' sotto pressione di lui e sono convinta che nessuno sia stato piu' insultato, criminalizzato e demonizzato di lui, manco Berlusconi e nemmeno Bush.
Gli hanno detto di tutto, da nazista ( in Europa) a traditore, in Israele, prima , durante e dopo l'evacuazione da Gaza.
Ma lui e' andato avanti per la sua strada senza farsi impressionare da minacce di morte, da processi all'Aja, da scandali e quant'altro perche' quando il Leone decide una cosa la porta a termine senza mai tergiversare.
"Restare nel likud e' tempo perso" ha dichiarato senza troppi complimenti e, seguito da 15 ministri e deputati del suo ex partito, in testa la bravissima Tzipi Livni, ministro della Giustizia, da Haim Ramon dell'Avoda', dal presidente dell'Universita' di Beer Sheva, da un paio di deputati del Shinui e sicuramente altri si aggiungeranno, ha fondato la "Responsabilita' Nazionale", Achraiut Leumi', il suo nuovo partito di centro.
Niente piu' l'ambiguita' del centro destra e centrosinistra in Israele, grazie a Sharon ci sara' una destra, una sinistra e un centro liberale, il suo, che e' gia' in testa ai sondaggi col 33% dei seggi, seguito a grande distanza dall'Avoda' e a grandissima distanza dal Likud che senza di lui si sta sgretolando.
Non e' che l'Avoda', il partito laburista, stia molto meglio, l'elezione di Amir Perez, focoso ex sindacalista, odiato dalla popolazione per gli scioperi che hanno bloccato e isolato ripetutamente il Paese con le chiusure di porti di mare e aeroporto internazionale, non dara' molto lustro a un partito gia' ossidato.
Perez che amici italiani hanno trovato molto somigliante al Peppone di Don Camillo, non ha nessuna esperienza politica e diplomatica, e' incapace di fare un discorso che non sia urlato, e' un abbastanza buzzurro e ha gia' incominciato a fare, anzi a urlare, discorsi sospetti su Gerusalemme.
I miei amici israeliani di sinistra hanno gia' dichiarato che piuttosto di votare Peppone Perez non andranno alle urne o voteranno Sharon.
Ormai quest'uomo, questo Leone del Neghev, questa forza della natura ha conquistato il mondo, i suoi nemici si stanno innamorando di lui e la sinistra europea, ottenebrata per decenni dalla propaganda palestinese e dagli sputacchi di Arafat, e' diventata la sua piu' grande sostenitrice e, dimenticando di averlo tacciato da bestia nera di Israele e criminale di guerra, adesso lo definisce "unica speranza di pace" per il Medio oriente.
Da non credere! Come cambia il mondo!
Ormai Sharon, insieme a Israele, e' rimasto "boia" soltanto per poveri e miserandi e miserabili fascio-comunisti che non fanno testo e si consolano dedicando strade ad Arafat.
E' di oggi la notizia che , se sara' rieletto, Sharon proporra' la totale autonomia per l'ANP in cambio della sicurezza totale per Israele. Questa e' la cosa che piu' gli sta a cuore, la nostra sicurezza, la certezza che nessun autobus saltera' piu' in Israele e che nessuna citta' israeliana verra' piu' bombardata. Lui vuole un Israele sicuro, sereno e produttivo rivolto al mondo esterno non ghettizzato da esso.
Finito dunque anche lo scandaloso aforisma "terra in cambio di pace".
Basta con questa porcheria ! La pace si da in cambio di pace non di terra. La terra si da in cambio di altra terra.
Per decenni tutti sono caduti in questa trappola, compreso Israele che si e' visto costretto a regalare territori per avere in cambio non pace ma guerra e terrorismo. E dovevamo essere anche cornuti e contenti.
Adesso basta!
Sharon, melech Israel, re di Israele, come si canta da queste parti, dara' politica in cambio di politica, autonomia e aiuti in cambio di sicurezza, e confini sicuri per Israele.
Grande Sharon! Che D*o gli dia lunga, lunghissima vita.
Il CORRIERE DELLA SERA pubblica un editoriale di Amos Oz, "Sharon e il diavolo".
Ecco il testo:Israele ha sette milioni di cittadini e sette milioni di «sharonologi». Io rappresento un'eccezione: non ho mai incontrato il signor Ariel Sharon e non ho alcuna idea su come lavori la sua mente.
Oltretutto da quando ero un ragazzino, Sharon rappresentava ai miei occhi il simbolo di tutto ciò che detestavo del mio Paese: il militarismo, l'arroganza, la demagogia e, più tardi, le colonie ebraiche in Cisgiordania e Gaza, l'espansionismo territoriale e la repressione contro i palestinesi.
Tuttavia ritengo oggi che uno tra noi due stia cambiando e temo che non si tratti di me. Perché da oltre un anno Sharon sta utilizzando le mie argomentazioni e il modo di parlare della gente che appartiene al mio campo. Ha iniziato a parlare degli effetti deleteri e corruttori dell'occupazione sugli occupati e anche sugli occupanti. Parla della necessità di trovare un compromesso. Parla di cercare una soluzione fondata su due Stati. Di certo non farò causa a Sharon per aver plagiato le nostre idee, però sino a pochi mesi fa ero scettico. Pensavo: belle parole, ma le colonie continuano a crescere. Poi lui è passato ai fatti e ha scelto di cancellare le colonie e la presenza militare israeliana nella striscia di Gaza. Io sono rimasto stupefatto e profondamente impressionato.
Ora è uscito dal Likud e ha creato un nuovo partito di centro. Non lo avrebbe fatto se non avesse avuto una visione «gollista». Se solo avesse voluto giocare per guadagnare tempo, se soltanto avesse mirato a gettare la palla nel campo palestinese, per lui sarebbe stato molto più confortevole rimanere alla guida del Likud. Tuttavia questa settimana Sharon ha rivoluzionato il panorama politico israeliano in una maniera talmente profonda da essere senza precedenti negli ultimi trent'anni.
Per la prima volta in tre decenni Israele ha adesso una mappa politica logica: c'è un'ala socialdemocratica- pacifista nella sinistra; c'è una destra dei falchi, nazionalista e religiosa; e da questa settimana esiste anche un centro pragmatico e laico. I primi sondaggi sembrano indicare che questi tre blocchi controlleranno più o meno porzioni molto simili del Parlamento dopo le prossime elezioni programmate per l'inizio di primavera. Ognuna otterrà circa il 30 per cento dei seggi. Ciò comporta tre cambiamenti importanti nel nostro panorama politico, tanto che possono essere anche definiti come storici. 1) Per circa 35 anni c'è stata una dannosa paralisi tra falchi e colombe in Israele. Ora non più: con il nuovo partito di Sharon esisterà una maggioranza laica e pacifista alla Knesset. 2) Negli ultimi 30 anni i partiti religiosi israeliani hanno rappresentato l'ago della bilancia tra destra e sinistra. Ora non più. 3) Per la prima volta da quando Menachem Begin venne eletto premier nel 1977, nasce la possibilità di eleggere una stabile coalizione laica formata da un centro pragmatico guidato da Sharon e la sinistra socialdemocratica diretta dal neoeletto leader laburista Amir Peretz.
Non dimentichiamo tuttavia che anche i palestinesi dovrebbero avere le loro elezioni politiche molto presto. Se tra i loro ranghi dovessero prevalere i fanatici, i mutamenti politici in Israele sarebbero destinati a restare un episodio passeggero. Ricordo un'antica favola che racconta di due nemici che dopo tante battaglie decidono infine di incontrarsi sotto una palma per patteggiare la pace. Ma il diavolo si mise a confondere le ore pattuite per l'incontro e piantò centinaia di palme tutto attorno. Cosicché ogni volta che i due avversari cercavano di raggiungere la palma per concludere la pace, uno non trovava l'altro oppure non riusciva a individuare la palma giusta o ancora trovava troppe palme. Occorre adesso che israeliani e palestinesi puntino i loro rispettivi orologi sul 2006. E che entrambi si impegnino a tenere lontano il diavolo dal loro campo d'azione.
(Traduzione di Lorenzo Cremonesi)
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