IL FOGLIO pubblica in prima pagina e a pagina 1 dell'inserto un articolo di Christian Rocca sul vice-premier iracheno, ex leader dell'opposizione in esilio, Ahmed Chalabi.
Ecco il testo:Milano. Ahmed Chalabi è il diavolo e l’acquasanta
della guerra in Iraq. Il male assoluto
e l’eroe partigiano. Il truffatore e il patriota.
La spia doppiogiochista e l’indefesso
oppositore di Saddam. Chalabi è l’uno o l’altro,
a seconda di chi ne parla. E’ disprezzato
dalla stampa liberal, che lo racconta come
l’uomo all’origine di tutte le presunte menzogne
che avrebbero scatenato la guerra in
Iraq e non importa che l’inchiesta bipartisan
del Senato abbia concluso in modo opposto.
Anche l’Amministrazione Bush si barcamena
sul suo conto: a volte è un alleato
prezioso, altre volte un nemico da fermare.
I democratici lo odiano e lo attaccano in tutti
i modi, anche se fu il presidente
Bill Clinton a firmare
l’Iraq Liberation Act
con cui l’America decise di
finanziare l’opposizione
irachena in esilio, cioè Chalabi.
La Cia da anni gli fa
una guerra aperta e dichiarata
a base di rivelazioni,
soffiate ai giornali, mandati
di arresto e diffamazioni
varie con una costanza che,
impiegata altrove, magari
avrebbe portato alla cattura di al Zarqawi.
Eppure in galera per mano degli americani
ci stava per andare proprio Chalabi, per reati
poi rivelatisi inesistenti.
La sua storia è un romanzo d’appendice,
la cui ultima puntata si sta svolgendo in queste
ore a Washington, dove Chalabi ha ricordato
che "anche Konrad Adenauer, dopo la
II Guerra mondiale, è stato arrestato dagli
alleati, ma è diventato il primo Cancelliere
della Germania". Agli occhi della nuova
Amministrazione Bush, quella senza Colin
Powell e senza George Tenet, Chalabi è tornato
a essere "l’amico iracheno", come prima
dell’invasione militare quando era il pupillo
del Pentagono e dei neoconservatori. I
liberal continuano ad accusarlo di qualsiasi
empietà, ma i dubbi dell’Amministrazione
sembrano essere spariti: mercoledì ha incontrato
Condoleezza Rice, poi vedrà
Stephen Hadley, Donald Rumsfeld e probabilmente
Dick Cheney. Il motivo dell’ennesimo
cambio di atteggiamento nei suoi confronti
è semplice: l’altra grande accusa nei
suoi confronti, quella di non avere alcun seguito
in Iraq, era falsa. Oggi Chalabi è il vicepremier
del nuovo Iraq libero e democratico.
E’ laico, ma ha ottimi rapporti con i religiosi.
E, soprattutto, con gli ingombranti vicini
di Teheran.
Mentre i giornali liberal,
il Dipartimento di Stato e la Cia sostenevano
che il figlio dell’ex presidente
del Senato iracheno, nonché nipote di un
pio uomo sciita sepolto a Najaf accanto alla
tomba dell’Imam Ali, non avesse alcun
seguito nel suo paese, Ahmed Chalabi è diventato
il centro di gravità della politica
democratica del suo paese. E senza l’aiuto
degli americani. E’ stato il coordinatore
della lista sciita che ha vinto le elezioni di
gennaio. Fino all’ultimo è stato in gara per
diventare premier, ma si è accontentato
della vicepremiership e del controllo dei
ministeri del petrolio, della difesa e delle
finanze. Da laico e liberale è stato il leader
che ha garantito la costituzionalizzazione
di Moqtada al Sadr, facendo da paciere tra
squadre sciite del ribelle di Baghdad e
Grande Ayatollah Alì Sistani. Il testo della
Costituzione deve a lui l’idea rivoluzionaria
di riconoscere ai cittadini la proprietà
del petrolio e quindi di distribuire a
ogni singola persona i proventi della vendita
del greggio. Queste cose, Chalabi le ha
ripetute mercoledì all’American Enterprise
di Washington, ma non ha voluto chiarire
se davvero vuole candidarsi alla premiership
con una lista tutta sua alle elezioni
del 15 dicembre. Chalabi è stato accusato
di molte cose, una delle quali è di
aver passato all’Iran segreti militari americani.
L’Fbi sta indagando, dopo la soffiata
della Cia a Newsweek. L’intelligence
Usa è in guerra con lui dal 1996, da quando
avvertì la Cia che Saddam aveva scoperto
il piano di colpo di Stato sponsorizzato dai
servizi americani e britannici. La Cia non
gli credette e andò avanti , ma il progetto
fallì miseramente con la morte di 200 militanti
del partito di Chalabi. La Cia da allora
giustifica il proprio fallimento spiegando
che il golpe non è riuscito a causa dello
scarso seguito popolare di Chalabi.
Il leader iracheno è continuamente accusato
di aver fornito informazioni false all’intelligence
americana sulle armi di Saddam.
Ma anche in questo caso è disinformazione
per coprire i fallimenti della Cia.
La commissione bipartisan Robb-Silberman,
infatti, ha stabilito che le fonti fornite
da Chalabi "hanno avuto un impatto minimo
nelle valutazioni pre-belliche". Un altro
punto di scontro è stato con la Coalizione
provvisoria di Paul Bremer che alla caduta
di Saddam ha governato il paese per
un anno, prima di cedere la sovranità agli
iracheni. Chalabi ha spiegato in tutti i modi
che mettere un americano alla guida del
paese sarebbe stato un errore. "Lasciateci
governare", diceva. Aveva ragione lui.
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