Il CORRIERE DELLA SERA di martedì 1 novembre 2005 pubblica a pagina 30 «Attenzione all'Iran, ricorda la belva nazista» di Ehud Gol Ambasciatore d'Israele in ItaliaD ecine di migliaia di iraniani in preda a un delirio isterico hanno marciato, venerdì scorso, per le vie centrali di Teheran, al grido di «Morte a Israele, morte all'America». Non solo loro, ma anche i loro protetti, i terroristi di Hezbollah, allineati sul medesimo fronte di ostilità, hanno celebrato quello che definiscono «Giorno di Gerusalemme», nel quale esprimono, ogni anno, il loro odio patologico per Israele e per il popolo ebraico, ma in pratica anche per tutto ciò che simboleggia i valori democratici del mondo occidentale.
Tutto questo è avvenuto tre giorni dopo la conferenza organizzata col patrocinio del governo iraniano, intitolata «Un mondo senza Sionismo», nel corso della quale il nuovo presidente ha auspicato la cancellazione d'Israele dalla mappa. In parole povere e più chiare, ha invocato la distruzione dello Stato d'Israele, il genocidio.
Per noi israeliani questo appello diabolico non è una sorpresa. Siamo abituati sin dalla nascita dello Stato ebraico a espressioni abominevoli da parte di ampi circoli del mondo arabo e musulmano, che predicano e diffondono da anni la folle ideologia diretta ad annientare il popolo ebraico e a fare scomparire lo Stato d'Israele dalla faccia della Terra.
Si tratta di un incitamento sistematico e di un'istigazione terribili, di una vera e propria educazione all'odio in molti settori dei Paesi musulmani, cui purtroppo l'Occidente ha reagito chiudendo un occhio, per motivi di dubbie valutazioni economiche che hanno spazzato via valutazioni di carattere etico e morale.
Voci simili le abbiamo sentite settanta anni fa dalla Germania nazista. Non pochi leader mondiali mostrarono atteggiamenti concilianti e di titubanza, e la macchina dello sterminio si spinse tanto oltre da causare la più immane tragedia nella storia dell'umanità. Eppure qualcosa è avvenuto questa settimana. La Comunità internazionale dotata di senno non ha accolto con indifferenza le parole di Ahmadinejad, ma ha elevato la propria condanna ad alta voce, da una parte all'altra della Terra. Non tutte le condanne sono state forti e decise, a voce alta e ferma; alcune sono state balbettate ed esitanti, esattamente come settant'anni fa, ma tanto è bastato perché l'Iran rimanesse sconcertato dalla potenza delle critiche e dalla loro estensione globale, scoprendo che il mondo nel 2005 non rimane indifferente alle minacce di sterminio contro uno Stato membro delle Nazioni Unite.
Certamente le condanne, le espressioni di solidarietà e i cortei di sostegno sono molto importanti e apprezzabili, ma ovviamente non sono sufficienti. Da anni ormai l'Iran aiuta il terrorismo internazionale e alimenta organizzazioni terroristiche, come Hamas, Jihad islamica e Hezbollah, che hanno causato distruzione, rovina e vittime innocenti, tra cui donne, anziani e bambini. Ma le dichiarazioni iraniane fanno rabbrividire, oltre e più che per tutto ciò che abbiamo detto, anche alla luce del fatto che questo Paese si trova in un processo avanzato di sviluppo nella fabbricazione di armi nucleari. Già adesso questo pericoloso Stato ha a sua disposizione dei missili a lunga gittata che sono in grado di raggiungere le principali città europee.
Non si può considerare la retorica iraniana come sola e semplice retorica. Se fossero state prese in tempo delle misure severe contro la belva nazista, sarebbe stata risparmiata all'umanità una tragedia che le è costata decine di milioni di vite umane. Bisogna pertanto adottare delle misure contro l'Iran oggi, giacché domani potrebbe essere ormai troppo tardi. L'Iran costituisce un pericolo non soltanto per Israele, ma anche per tutto il mondo libero, e la Comunità internazionale ha il dovere di agire contro il suo armamento nucleare adesso, con risolutezza, decisione e fermezza. Bisogna punire l'Iran e bandirlo dalla famiglia dei popoli civilizzati.
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