Cristiani iraniani ostaggi del regime?
la denuncia di Maariv
Testata:
Data: 31/10/2005
Pagina: 7
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: Dall'Iran monito al Vaticano, niente critiche - Annan sia coerente, non vada a Teheran
A pagina 7 L'UNITA' di lunedì 31 ottobre 2005 pubblica un articolo di Umberto De Giovannageli, "Dall'Iran monito al Vaticano, niente critiche".

Ecco il testo:

«TEHERAN HA MINACCIATO i responsabili politici della Chiesa cattolica che sarà colpita la libertà di culto dei fedeli della comunità cristiana in Iran se il ben oliato apparato della diplomazia del Papa dovesse schierarsi al fianco di Israele». Il silenzio complice sulle
esternazioni di Mahmoud Ahmadinejad per scongiurare sanzioni contro la comunità cristiana in Iran. È lo sporco baratto che funzionari governativi iraniani avrebbero proposto nei giorni scorsi al Vaticano. A rivelarlo è il corrispondente romano del quotidiano israeliano Maariv. Citando diverse fonti della segreteria di Stato vaticana, il quotidiano riferisce di burrascosi contatti avuti da funzionari governativi di Teheran con esponenti della diplomazia della Santa Sede nei quali gli emissari iraniani hanno chiesto al Vaticano di non aderire alle condanne internazionali del presidente Ahmadinejad, minacciando altrimenti sanzioni a danno della comunità cristiana in Iran. Le minacce iraniane, nota il giornale, sono state ignorate dalla Santa Sede che ha pubblicamente condannato l’appello alla distruzione di Israele del presidente iraniano. Al tempo stesso però, rileva il Maariv, nel comunicato emesso lo scorso venerdì il portavoce vaticano ha evitato di identificare per nome lo Stato che ha chiesto la distruzione di Israele. Ma lo Stato in questione, l’Iran, non intende far marcia indietro. Tutt’altro. Dopo aver auspicato la cancellazione di Israele dalla carta geografica del mondo, Mahmoud Ahmadinejad ha lanciato ieri un monito ai Paesi arabi moderati che potrebbero riconoscere lo Stato ebraico e allacciare relazioni diplomatiche dopo il ritiro israeliano dalla Striscia di Gaza: «Sarebbe un crimine imperdonabile», ha affermato, e i governi che facessero un simile passo «si troverebbero a fronteggiare la comunità dell’Islam (Umma)». Ahmadinejad ha nuovamente affrontato l’argomento parlando ad un migliaio di studenti Basiji, i miliziani volontari islamici, e lo ha fatto sfoggiando una kefiah palestinese simbolo dell’Intifada, che al Repubblica islamica ha sempre sostenuto. Così come si è sempre schierata contro qualsiasi compromesso tra palestinesi e Paesi arabi con Israele, a partire dagli accordi di campi David del 1978 tra l’Egitto e lo Stato ebraico. «Nel mondo islamico - ha tuonato il presidente iraniano - nessuno ha il diritto di riconoscere questo falso regime». Cioè, appunto, Israele.
«La posizione dell’Iran sul regime sionista illegittimo è stata chiara fin dalla vittoria della rivoluzione (nel 1979, ndr.) e abbiamo sempre detto che non avremmo riconosciuto questo regime», ribadisce il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Hamid Reza Asefi. Una posizione apertamente contestata dal Cairo. «Israele e l’Iran sono due Paesi membri dell’Onu e mai questa organizzazione ha riconosciuto la possibilità di eliminare una nazione», dichiara il ministro degli Esteri egiziano Ahmed Abul Gheit. A fianco dell’Egitto sembra schierarsi anche il predecessore di Ahmadinejad, Mohammad Khatami. L’ex presidente iraniano ha affermato che la Repubblica islamica non ha come scopo quello di «trasformare il mondo intero e favorire l’instaurazione di governi che ci convengono». «Non dobbiamo pronunciare -aggiunge Khatami- parole che ci creino problemi economici e politici con il mondo». In serata parla per la prima volta anche la suprema guida spirituale iraniana, l'ayatollah Alì Khamenei, secondo il quale la «resistenza palestinese» farà «cadere il regime sionista». «È la resistenza in Palestina che farà cadere il regime sionista», ha detto Khamenei.
Sempre apagina 7 troviamo anche un intervista all'esponente del Likud Yuval Shteintiz, che esprime un più che ragionevole invito al segretario generale dell'Onu: "Annan sia coerente, non vada a Teheran".

Ecco il testo:

«Nel momento in cui il mondo libero insorge contro le vergognose affermazioni del presidente iraniano ritengo che sia un errore da parte del segretario generale delle Nazioni Unite mantenere il suo viaggio ufficiale in Iran. In questo modo si rischia di legittimare un regime che invece dovrebbe essere bandito dagli organismi internazionali». Se non è scontro frontale tra Gerusalemme e il numero uno del Palazzo di Vetro di certo ne è una tangibile avvisaglia. A darne conto in questa intervista a l'Unità è Yuval Shteinitz (Likud), presidente della Commissione esteri e difesa della Knesset, il parlamento israeliano.
Per quale ragione Israele è contrario alla programmata visita del segretario generale delle Nazioni Unite in Iran?
«La condanna delle farneticanti affermazioni del presidente iraniano sulla cancellazione di Israele dalla carta geografica del mondo non può svanire nel nulla dopo qualche giorno e venir contraddetta da atti che rischiano oggettivamente di legittimare una nazione che ha esplicitamente invocato la distruzione di un'altra nazione...».
La visita di Kofi Annan si configura per Israele come un atto di legittimazione?
«Così verrebbe strumentalizzata dal regime iraniano. Già immagino il loro battage propagandistico, amplificato da Al Jazira: altro che espulsione dall'Onu, Kofi Annan è volato qui da noi, e questa è la dimostrazione che a essere isolato non è Teheran ma il "regime criminale sionista". Kofi Annan non deve prestare il fianco a una sicura strumentalizzazione della sua visita. Mi auguro che il segretario dell'Onu ritorni sulla sua decisione e dia così un primo segnale ai fanatici integralisti al potere in Iran che non solo le loro parole ma anche e soprattutto la loro politica rappresentano un pericolo per la pace e la convivenza civile fra popoli e fra nazioni; un pericolo contro cui è d'obbligo reagire. Ad Annan chiediamo solo di essere conseguente e coerente con la dura condanna da lui esternata contro la provocazione senza precedenti ordita non da un pasdaran qualsiasi ma dal presidente dell'Iran contro uno Stato membro dell'Onu e contro il popolo ebraico. Un fatto del genere non ha precedenti nella storia delle Nazioni Unite e come tale va affrontato e sanzionato. Chi evoca la distruzione di un altro Stato non merita di far parte del consesso internazionale. L’Onu difenda la sua Carta costitutiva se non vuole che divenga carta straccia».
Qual è il suo giudizio sull'Iran di Mahmoud Ahmadinejad?
«Si tratta del pericolo maggiore non solo per Israele ma per la stabilità dell'intero Medio Oriente. Teheran finanzia e arma i più agguerriti gruppi terroristici mediorientali e ciò che è ancor più inquietante, è prossima a dotarsi del know-how necessario per realizzare l'arma atomica. Questi fanatici non stanno solo urlando "cancelliamo Israele dalla carta geografica e gli ebrei dal mondo", ma si stanno attrezzando per realizzare questo folle proposito».
Quel «prossimo» alla bomba deve essere calcolato in anni, in mesi...
«In mesi. Le informazioni di intelligence che abbiamo acquisito non lasciano dubbi in proposito: entro 6-7 mesi l'Iran avrà realizzato le condizioni per costruire la bomba atomica. Ed è su questo, prim'ancora che sulle inaudite affermazioni di Ahmadinejad, che il Consiglio di Sicurezza dovrebbe discutere e agire. Con la massima determinazione, prrima che sia troppo tardi».
I dirigenti iraniani ribattono che il Consiglio di Sicurezza non si è mai riunito per discutere e sanzionare i crimini commessi da Israele contro i palestinesi.
«I crimini di cui costoro parlano sono gli atti di difesa che uno Stato predispone per fronteggiare un terrorismo sanguinario, disumano che è alimentato anche dal sostegno economico, militare e ideologico del regime fondamentalista iraniano. Mi dica lei se trova qualche differenza tra i proclami per la distruzione dello "Stato sionista" lanciati dai capi di Al Qaeda e quanto sostenuto dal presidente iraniano. L'unica differenza è che Osama Bin Laden non siede all'Onu e Ahmadinejad sì».
Teheran denuncia l’esistenza di piani di attacco da parte israeliana.
«Il regime iraniano è una minaccia per il mondo libero e non solo per Israele. Ed è il mondo libero che deve agire per isolare gli oltranzisti che oggi guidano l'Iran. Esistono le sanzioni economiche, esiste il congelamento o la rottura delle relazioni diplomatiche. Gli strumenti ci sono, quello che occorre è la volontà politica di attivarli. Una cosa però è certa: Israele non si farà cogliere impreparato dalla minaccia iraniana di un nuovo Olocausto. Un Olocausto nucleare».
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