Diritto all'esistenza di Israele: a sinistra qualcuno lo difende, qualcuno no
Piero Fassino è tra i primi, Il Manifesto tra i secondi
Testata:
Data: 30/10/2005
Pagina: 7
Autore: la redazione
Titolo: Diritto all'esistenza di Israele: a sinistra qualcuno lo difende, qualcuno no
Il CORRIERE DELLA SERA di domenica 30 ottobre 2005 pubblica a pagina 7 l'articolo di Paolo Conti "Fassino va lla fiaccolata contro Teheran", che riportiamo:
ROMA — «Aderisco alla manifestazione del 3 novembre perché battersi per i diritti di Israele ad esistere ed essere sicuro è un irrinunciabile dovere per ogni politico democratico», dice Piero Fassino, segretario ds.
E così la lista delle adesioni della fiaccolata di protesta organizzata da
Il Foglio contro le dichiarazioni del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad («Israele deve essere cancellato dalla carta geografica») si allunga e coinvolge anche chi, come Fassino, certo non è vicino a Giuliano Ferrara. Aggiunge il segretario ds: «Chi vuole una pace giusta, che riconosca ai palestinesi il diritto al proprio Stato, ha il dovere di battersi perché a Israele sia garantita la certezza dell'esistenza». La manifestazione vedrà in prima fila sia la Comunità ebraica romana che l'Anti Defamation League Italia.
Quella di giovedì 3 novembre alle 21, davanti all'ingresso dell'ambasciata della Repubblica islamica dell'Iran in via Nomentana, si annuncia dunque una fiaccolata bipartisan.
Piero Fassino, che si ritroverà vicino al ministro degli Esteri Gianfranco Fini o allo storico di destra ed ex ragazzo di Salò Giano Accame. Ma hanno aderito anche la radicale Emma Bonino, il filosofo e sindaco di Venezia Massimo Cacciari, Antonio Di Pietro dell'Italia dei Valori.
In quanto ai Ds, ecco Giovanna Melandri, Nicola Zingaretti, Giuseppe Caldarola. Quindi l'europarlamentare Daniel Cohn-Bendit e Adriano Sofri.
E poi direttori di quotidiani o tg come Pietro Calabrese, Carlo Rossella, Clemente Mimun, Vittorio Feltri, Vittorio Foa e Renzo Foa, Ernesto Galli della Loggia e Angelo Panebianco. E ancora: André Glucksmann, Gianni Vattimo, Miriam Mafai, Gianni Baget Bozzo.
Davanti all'ambasciata ci sarà anche il leader della Margherita, Francesco Rutelli. E sempre da Dl arriva l'adesione di Ermete Realacci: «Un'idea buona e giusta, ci sarò». Si aggiunge il leghista Roberto Calderoli: «Ci sarò anch'io. Sul terrorismo e sugli Stati-canaglia non possono esserci equivoci o schieramenti di comodo a corrente alternata».
Infine aderisce Pia Locatelli, presidente dell'Internazionale socialista delle donne: «Non è in alcun modo ammissibile che il presidente di uno Stato membro dell'Onu esalti la guerra e la distruzione di un altro Stato, in questo caso Israele».
Sempre da pagina 7 riportiamo l'articolo di Conti "Ma per la sinistra radicale il vero pericolo resta Sharon"
ROMA — Commento apparso ieri su Aprile on line, quotidiano «per la sinistra» diretto da Aldo Garzia e Nicola Tranfaglia: «E se Ahmadinejad avesse ragione? Siamo sicuri che il fondare in Palestina uno Stato israeliano rifiutandolo ai palestinesi sia stata una cosa giusta?», si chiede un lettore che si firma «mediterraneo».
Non tutti, a sinistra, sono d'accordo col segretario ds. Né sono pronti a condannare subito Ahmadinejad. Dice l'europarlamentare Giulietto Chiesa, ex «Italia dei valori»: «Fassino sbaglia ad aderire alla fiaccolata del Foglio. E' il solito atteggiamento privo di ragionamento strategico». Perché, Chiesa? «Queste manifestazioni contro l'Iran fanno parte di mille pressioni che per esempio noi eurodeputati registriamo continuamente. Gruppi americani ed europei puntano a un inasprimento della linea contro l'Iran. I più allineati sono i polacchi e i Paesi baltici, i più ostili a questa linea i greci e alcuni francesi... Ma la trama c'è ed è di lungo respiro. L'ho scritto spesso: gli Usa preparano la guerra all'Iran. Invece l'assegnazione del Nobel per la Pace a ElBaradei dell'Agenzia atomica incarna una posizione favorevole al dialogo». E le dichiarazioni anti-Israele del presidente iraniano? «Sono operazioni di facciata che procedono di pari passo con quelle Usa contro l'Iran. Come finiranno? Tutto da vedere».
Anche Luca Casarini, leader dei Disobbedienti del Nord-Est, contesta la fiaccolata di Ferrara: «Che Israele venga vissuto pesantemente come un'anomalia dai Paesi arabi del Medio Oriente, è fuori di dubbio. Io sono con i palestinesi oppressi dal governo Sharon. L'Iran? Separiamo il gruppo dirigente da una base popolare attraversata da interessantissimi fermenti popolari ostili al fondamentalismo degli ayatollah: lì, e non nella democrazia esportata a suon di bombe, vanno cercate le forze per battere il regime. La dichiarazione iraniana su Israele? A me sembra che sia funzionale a un gioco politico internazionale. In fondo si comporta così Bush quando minaccia la Siria, o proprio l'Iran. La fiaccolata del Foglio? Strumentale, viene da chi appoggia un altro oscurantismo, quello neo-liberista e bushista».
Molti distinguo, soprattutto su Israele, anche nella cronaca sui fatti iraniani apparsa ieri su il manifesto, firmata S. D.G., che indica un redazionale: «Espressioni truculente come quelle di Ahmadinejad rischiano di accrescere l'isolamento internazionale dell'Iran e di spianare la strada a Israele che non è così ingenuo da dirlo in dichiarazioni ufficiali, ma che da anni pratica sul campo la cancellazione dalla carta geografica del popolo palestinese e del suo Stato».
Alla fiaccolata non ci sarà il direttore di Liberazione,
Piero Sansonetti: «Sarei pronto a manifestare contro le ignobili parole di Ahmadinejad per sostenere il pieno diritto di Israele ad avere il proprio Stato. Ma a patto, trattandosi di un corteo bipartisan, di manifestare il giorno dopo con tutti gli aderenti davanti all'ambasciata di Israele a favore dei diritti del popolo palestinese e contro certe scelte del governo Sharon». Non ci sarà nemmeno Paolo Cento dei Verdi: «Ahmadinejad ha commesso un ingiustificabile errore di merito e tattico, offre su un piatto d'argento l'opportunità a Bush di arrivare all'Iran dopo l'Iraq. Il diritto all'esistenza di Israele, che deve ricevere una piena solidarietà, è un punto irrinunciabile. Ma le manifestazioni bipartisan sono un pastrocchio inutile. E non credo debba venire dal centrodestra una lezione sui diritti di Israele».
Di seguito, dal MANIFESTO di sabato 29 ottobre 2005 riportiamo l'articolo di S. D. Q. "Ahmadinejad conferma", contenente la falsa accusa a Israele di perpetuare silenzisamante un genocidio ai danni del popolo palestinese.
Una menzogna degna della propaganda iraniana.

Ecco il testo:

Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad non sembra per nulla impressionato dalle furibonde reazioni internazionali alle sue dichiarazioni sullo stato di Israele che dovrebbe essere «cancellato dalla carta geografica» e ieri, partecipando alla manifestazione di massa indetta a Tehran in occasione della annuale «Giornata mondiale per Gerusalemme», ha ribadito che il concetto era «giusto» e che le critiche venute dall'Occidente «non hanno alcuna validità». Per la verità le critiche non sono venute solo dall'Occidente - Stati uniti, Unione europea e i suoi singoli paesi - ma anche dal segretario dell'Onu Kofi Annan, che in una mossa non proprio usuale ha condannato le truculente espressioni pronunciate mercoledì scorso da Ahmadinejad davanti a 3000 studenti e invitati presenti alla conferenza intitolata a «un mondo senza sionismo»; dal papa tedesco che ieri ha espresso la sua condanna definendole «particolarmente gravi e inaccettabili»; dalla Russia, il cui ministro degli esteri Lavrov ha detto che così si offre «un ulteriore appiglio a coloro che vogliono portare il dossier nucleare iraniano davanti al Consiglio di sicurezza»; dai palestinesi, che per bocca di Saeb Erekat, hanno precisato che «i palestinesi riconoscono il diritto dello stato di Israele a esistere e io respingo quelle affermazioni» perché «quello che noi vogliamo è aggiungere lo stato di Palestina alla mappa e non cancellare quello di Israele». Il silenzio, presumibilmente imbarazzato, della maggior parte dei paesi arabi e musulmani è stato rotto da Turchia ed Egitto, entrambi legati al carro occidentale e alleati di Israele. Il premier turco Erdogan, un islamista pragmatico, ha rivolto al presidente iraniano un appello alla «moderazione politica», un anonimo funzionario egiziano ha detto che quelle parole mostrano «la debolezza del governo iraniano».

La «Giornata mondiale per Gerusalemme» si è tenuta a Tehran (e anche a Beirut, dove hanno sfilato alcune migliaia di hezbollah) come ogni anno nell'ultimo venerdì del Ramadan. Nella capitale iraniana hanno partecipato decine di migliaia di persone con il solito corollario di slogan «morte a Israele, morte al sionismo» e di bandiere israeliane bruciate.

Nelle reazioni dell'Occidente Tehran vede in realtà un legame preciso e pretestuoso con il tentativo di impedire all'Iran lo sviluppo del suo programma nucleare che, giura, è a fini pacifici ma che con parole come quelle di mercoledì, vengono giudicati menzogneri rispetto al vero obiettivo di dotarsi di armamenti nucleari. Un Iran nucleare sarebbe una minaccia «non solo per Israele ma per tutto il Medio Oriente e anche per l'Europa», ha detto addirittura Sharon, il premier di un paese dotato di un formidabile arsenale nucleare, per di più «clandestino» e formalmente illegale.

Il fatto è che gli auspici di Ahmadinejad per la sparizione di Israele dalla mappa oltre che inaccettabili finiscono per fare il gioco proprio di Israele. L'ha ripetuto anche ieri il ministro degli esteri israeliano Silvan Shalom: «Abbiamo deciso di aprire una vasta offensiva diplomatica» per l'espulsione dell'Iran dalle Nazioni unite e al proposito ha già chiesto una riunione d'emergenza del Consiglio di sicurezza.

Espressioni truculente come quelle di Ahmadinejad rischiano di accrescere l'isolamento internazionale dell'Iran e di spianare la strada a Israele che non è così ingenuo da dirlo in dichiarazioni ufficiali ma che da anni pratica sul campo la cancellazione dalla carta geografica del popolo palestinese e del suo stato.
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