Medio Oriente: non c'è pace senza libertà
un editoriale di Angelo Panebianco sulle minacce iraniane a Israele
Testata: Corriere della Sera
Data: 29/10/2005
Pagina: 1
Autore: Angelo Panebianco
Titolo: L'Iran e l'errore da non ripetere
Il CORRIERE DELLA SERA di sabato 29 ottobre 2005 pubblica in prima pagina un editoriale di Angelo Panebianco che riportiamo:

L'Iran teocratico sfida l'ordine mondiale, col suo tentativo di diventare una potenza nucleare e con l'impegno, ora ribadito dal presidente iraniano Ahmadinejad (con conseguente mobilitazione della piazza), di mantenere la distruzione dello Stato di Israele come obiettivo prioritario del regime. Il rischio è che ci si trovi di fronte a uno schema che abbiamo già sperimentato: in Bosnia e in Kosovo (di fronte all'imperialismo serbo) e, più drammaticamente ancora, in Iraq (dove, dopo la guerra del Golfo del 1991, per anni Saddam Hussein violò le risoluzioni delle Nazioni Unite). Il rischio è che l'Europa rimanga ancora una volta inerte, si limiti a deplorare. Fino a quando l'aggravamento della crisi spingerà gli Stati Uniti ad intervenire con le armi. A quel punto, come è già accaduto con la guerra in Iraq, è possibile che buona parte dell'Europa, anziché interrogarsi sulle ragioni della propria inerzia, non trovi di meglio che scagliarsi contro l'America «guerrafondaia». Poiché nessuno di noi vuole una nuova guerra è necessario che l'azione contro l'Iran cominci a diventare incisiva. Il tentativo, sostenuto dagli Stati Uniti, di Germania, Francia e Gran Bretagna di impedire all'Iran di dotarsi di armamenti nucleari sta fallendo, si è infranto contro la volontà degli iraniani di sfidare la comunità internazionale. Che fare, allora? Sarebbe bene che l'Europa non ripetesse con l'Iran l'errore commesso a suo tempo con l'Iraq, per il quale l'unica vera «proposta» dei Paesi europei contrari alla guerra era di lasciare indisturbato al potere Saddam Hussein.
Con l'Iran conviene cambiare musica. Gli europei potrebbero agire su diversi fronti. Per esempio, chiedendo, con Israele, la cacciata dell'Iran dall'Onu (non essendo accettabile che un membro dell'Onu pretenda la distruzione di un altro membro della stessa organizzazione). Potrebbero chiedere che l'Iran venga trattato da paria , escluso da tutte le manifestazioni internazionali.
Chi si intende (a differenza di chi scrive) di vicende calcistiche, ritiene, ad esempio, che se si imponesse l'esclusione della squadra iraniana dai Mondiali di calcio del 2006 questo potrebbe avrebbe un impatto devastante per l'oligarchia teocratica iraniana, potrebbe gonfiare l'opposizione al regime. Lo si è fatto con il Sudafrica dell’apartheid, perché non anche con l'Iran dell'ayatollah Khamenei e di Ahmadinejad? Sarebbe anche importante, a casa nostra, che la sinistra italiana, che fu contraria, come Francia e Germania, alla guerra in Iraq, si impegnasse oggi con fermezza per una mobilitazione contro il pericolo iraniano.
Nonostante vi si svolgano elezioni (da cui però sono esclusi gli oppositori più pericolosi) l'Iran non è una democrazia ma una teocrazia, con il potere ben saldo nelle mani dei religiosi, che continua, come in passato, a fare strame dei diritti umani.
Anche la nuova crisi iraniana conferma dunque che, senza democrazia, nel Medio Oriente non ci sarà mai pace. Né sarà mai risolto il conflitto israeliano-palestinese. Per questo, il disinteresse con cui da tanti, in Europa e in Italia, è stato accolto il risultato positivo del referendum costituzionale in Iraq è sciocco o colpevole. Se falliranno gli sforzi per democratizzare il Medio Oriente nessuno potrà impedire che scoppino presto nuove guerre.

Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla direzione del Corriere della Sera . Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.


lettere@corriere.it