I morti palestinesi di cui nessuno parla
quelli uccisi da altri palestinesi
Testata: L'Opinione
Data: 24/10/2005
Pagina: 1
Autore: Martin Pillitteri
Titolo: Cresce la violenza interna alla Palestina
Riportiamo da L'OPINIONE di lunedì 24 ottobre 2005:
Qualche tempo fa (il 19-09-2005) ci eravamo occupati di un report indipendente fatto da una ONG palestinese sullo stato delle forze dell’ordine palestinesi. Il quadro era tutt’altro che rassicurante: poche risorse finanziarie, poche armi, carenze logistiche e comunicative, molti casi di corruzione e insubordinazione. Questa settimana invece, il ministero degli Interni palestinesi ha diffuso un nuovo report, questa volta sulla conta dei caduti. In base ad esso si scopre che il numero dei palestinesi uccisi da altri palestinesi è superiore a quello dei palestinesi uccisi dagli israeliani. Quelli caduti in seguito a scontri tra l’Autorità Palestinese e gruppi come Hamas e Jihad Islamica sono 219 mentre il numero dei palestinesi morti per interventi mirati degli israeliani è di 218. Il periodo monitorato comprende i primi 5 mesi del 2005.

Questo la dice lunga sulla situazione interna nei territori palestinesi dove anarchia, vendette, disoccupazione, fondamentalismo e corruzione sono talmente dilaganti e incontrollabili da far rimpiangere persino la presenza degli israeliani. Paradossalmente, Hamas infligge più perdite al suo popolo più di quanto vorrebbe arrecare al suo nemico giurato. Ma cosa pensano i diretti interessati? Secondo un sondaggio, l’82% dei palestinesi di Gaza si aspetta che il primo ministro Abu Mazen riporti ordine e giustizia. Questo significa far rispettare una delle clausole fondamentali per far tornare l’Autorità Palestinese e governo israeliano al tavolo dei negoziati della Road Map: ovvero che nessun palestinese può possedere e circolare con armi illegali. Queste sono le solite promesse e aspettative puntualmente rinnegate e tradite dai diretti interessati.

Abu Mazen è molto abile a combattere Hamas e company con le parole sulla cultura del rispetto della legge, l’ordine e regole da rispettare, tuttavia non fa nulla di visibile e concreto per implementare le sue promesse. C’è da scommettere che la prossima volta che Israele eliminerà qualche capo di Hamas, ci saranno centinaia di supporter con il volto coperto, mitra e lancia razzi in spalla a percorrere le strade di Gaza sparando colpi in cielo. Alla fine qualche mal capitato ci rimetterà la pelle. Abu Mazen parla alla stampa e ai leader stranieri come se fosse convinto di essere in grado di far ragionare Hamas e Jihad Islamica o addirittura di tenerli sotto controllo. La realtà è che quello ad essere sotto controllo è lo stesso Abu Mazen, e visto l’aria che tira a Gaza, è anche sotto tiro, non degli israeliani, ma dei suoi.
Invitiamo altresì i nostri lettori a scrivere mail di protesta ai loro quotidiani di riferimento per criticare l'assegnazione del Nobel per la pace a El baradei. Ottimi gli spunti nell'articolo di Dimitri Buffa sull'OPINIONE.
diaconale@opinione.it