Aurelio De Laurentis ha prodotto il film propagandistico, fallimentare sul piano artistico e su quello commerciale, di Saverio Costanzo
perché se ne vanta tanto?
Testata:
Data: 20/10/2005
Pagina: 49
Autore: Maurizio Porro
Titolo: Oscar, sfida italiana all'Academy De Laurentiis: «Ritiro il mio film»
Il CORRIERE DELLA SERA di giovedì 20 ottobre 2005 pubblica un articolo di Maurizio Porro sull'ultima novità nella vicenda del film "Private", "Oscar, sfida italiana all'Academy De Laurentiis: «Ritiro il mio film».
Ecco il testo:L'Italia contro Hollywood? Venerdì si riunirà di nuovo il comitato dei saggi, critici ed esperti per selezionare un nuovo titolo italiano per gli Oscar nella categoria del film straniero dopo l'esclusione del film di Sorrentino per questione di date e la bocciatura americana del prescelto
Private di Saverio Costanzo perché non girato nella madre lingua. Da ieri Aurelio de Laurentiis ha deciso di ritirare dalla gara anche il suo Manuale d'amore diretto da Veronesi: «Quante volte mi devo sottoporre agli esami? Sono già arrivato secondo» dice, e intende comunque sostenere il film di Costanzo, escluso perché parlato in ebraico, palestinese, inglese. «Una regola arcaica — continua il produttore e presidente del Napoli — che non fa giustizia al mondo in cui viviamo e al cinema che lo rappresenta. Inviterò i produttori mondiali dell'associazione che presiedo a prendere contatti con l'Academy affinché questa regola venga rivista anche riguardo ad altri paesi europei; dato che, se non mi sbaglio, viviamo in un paese comune che si chiama Europa. Nel "Film straniero" sono coinvolti una cinquantina di paesi e credo che saranno tutti interessati a discuterne».
In realtà De Laurentiis ha già intrapreso una sua battaglia. «Ho scritto una lettera di tre pagine all'Academy per sostenere Private e pregarli di rivedere il giudizio, dato che la glossa cui fanno riferimento ammette una certa libertà di manovra, un margine elastico di interpretazione; mi hanno gentilmente risposto dicendo che non possono fare eccezioni anche per rispetto agli altri paesi». La colpa non è certo dei votanti che hanno convalidato la scelta di un'opera che pareva assolutamente compatibile. Si dice che il film può derogare dalla lingua originale per ragioni intrinseche alla storia, ed è appunto il caso di questo racconto in cui la casa di una famiglia palestinese viene occupata da soldati israeliani. «Non faccio parte del comitato, ma non condivido le decisioni dell'Academy, credo sia stato applicato un regolamento in un'ottica ottusa e burocratica. Il mondo è stato profondamente modificato da Internet e globalizzazione. Non ci si può ancora dividere per lingue o dialetti, il cinema è mondiale e non solo nazionale. Il mio invito è: parliamone e sentiamoci tutti cittadini del mondo anche nel cinema». Intanto fervono i preparativi per la nuova e definitiva votazione che arriva, per gentile concessione dell'Academy, fuori tempo massimo: a questo punto il film della Comencini La bestia nel cuore potrebbe tornare papabile, come quelli di Ozpetek, di Mordini, della Di Lillo, della Guzzanti: ci sono infatti, su sette registi, tre signore registe, è la quota rosa del cinema.
Aurelio De Laurentis avrà forse ragione nel sostenere che le regole dell'Acacdemy dovrebebro essere cambiate. Ciò su cui però vorremmo sentire qualche parola da lui sono i motivi per cui sostiene un film che è stato rifiutato dal pubblico (ha incassato 58 milioni di lire!), fallimentare sul piano artistico, giudicato propagandistico persino Amnesty International (il suo portavoce ha precisato di sostenere "non casualmente" il film palestinese "Paradise Now" invece di quello di Costanzo).
De Laurentis produce film, "Private" è un pessimo prodotto che non soddisfa la sua clientela. C'è davvero da andarne così fieri e da ingaggiare "battaglie" con l'Accademy?
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla direzione del Corriere della Sera . Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita. lettere@corriere.it