Nel numero di agosto della Rivista Italiana di Difesa è pubblicato un articolo di Rodolfo Ballardini intitolato: "Eli Cohen: l’uomo del Mossad a Damasco".
L’articolo, estremamente interessante e documentato sotto il profilo storico, richiama l’attenzione dei lettori su un personaggio, Eli Cohen, che Israele annovera fra i suoi eroi: un uomo che ha sacrificato la vita per amore del proprio paese e la cui storia, come spesso capita, è per molti ancora sconosciuta.
Ecco il testo.L’altipiano del Golan, (Ramat HaGolan) è roccioso, quasi brullo, caratterizzato da bassi cespugli. Il sole vi picchia in estate e la neve lo copre in inverno. A nord si erge il monte Hermon con i suoi 2.800 metri di altezza, incuneato, come se fosse stato spinto a far da cerniera, tra il Libano, la Siria e Israele.
Dal Golan scendono i fiumi Hatbani, Dan e Banias, che alimentano il Giordano, e poi tutti i corsi d’acqua minori che sfociano nel Kinneret, ovvero il Mar di Tiberiade. Più del 30% delle risorse idriche di Israele dipendono dal Golan. Da quelle alture si gode un’ottima vista dell’alta Galilea, la regione più fertile di Israele e, con un buon binocolo, è possibile seguire i trattori che arano. Sino al 1967 erano impiegati mezzi agricoli blindati giacchè i soldati siriani giocavano al tiro al piccione colpendo gli agricoltori israeliani con artiglierie leggere e mitragliatrici pesanti. Dal Golan siriano si infiltravano i terroristi palestinesi. I massi e gli agglomerati rocciosi sparsi qua e là offrono un ottimo riparo, sia alla vista dal basso, sia dall’alto, a quanti volessero trascorrere qualche ora in tranquillità senza essere notati. E’ tuttavia facile imbattersi in gruppi di eucalipti, cresciuti sovente a ridosso di vecchie costruzioni militari siriane, oppure disposti a circolo intorno ad anfratti del terreno trasformati, a colpi di martello pneumatico, in postazioni fortificate.
La domanda sul perché i siriani, i più implacabili nemici di Israele, che dal 1946 al maggio 1967 hanno bombardato quasi quotidianamente la Galilea, abbiano deciso di rendere riconoscibili le loro strutture militari caratterizzandole con alberi di alto fusto anziché sfruttare la mimetizzazione naturale offerta dal terreno, non può essere elusa, tanto è evidente l’errore commesso. Un errore che l’Esercito Siriano ha pagato assai caro nella guerra del giugno 1967, più nota come Guerra dei Sei Giorni, subendo la distruttiva azione dell’aeronautica Israeliana che ha avuto buon gioco nell’individuare i bersagli da colpire segnalati proprio dai boschi di eucalipti. Un errore indotto dal suggerimento della più famosa e celebre spia del Mossad, "il suo uomo a Damasco", Eli Cohen, che, sotto false generalità, fu così abile dal divenire intimo amico del Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate, del Ministro della Difesa e del Presidente siriani. Convinse gli Alti Comandi che l’eucalipto avrebbe costituito un ottimo mascheramento se piantato in prossimità delle postazioni. Il suo doppio gioco venne scoperto nel gennaio del 1965. L’ira di Damasco si abbattè sulla spia e il 18 maggio Eli Cohen fu pubblicamente impiccato nella piazza principale della capitale, il corpo dileggiato e mai più restituito alla famiglia, che ancora oggi ne reclama il ritorno. Non è stato rivelato neppure il luogo della sepoltura che potrebbe essere la prigione militare di El Mazzih, vicino Damasco. Il sepolcro è stato ricoperto con tonnellate di cemento dopo il tentativo di sottrarre la salma effettuato di sua iniziativa da un agente del Mossad alcuni anni dopo l’impiccagione. In Israele Eli Cohen è considerato un eroe e il salvatore dello Stato ebraico. Grazie alle sue informazioni, le Forze Armate ebraiche riuscirono a sorprendere i Siriani ancora sulle basi di partenza, prima che potessero iniziare un massiccio attacco in appoggio a quello che l’Egitto di Nasser nel ‘67aveva già lanciato contro Israele dal Canale di Suez. Eli (Eliahu) ben Shaoul Cohen era nato ad Alessandria di Egitto il 16 dicembre 1924. Il padre Shaoul, e la madre, Sophie, vi erano immigrati da Aleppo, Siria, nel 1914, rispettivamente a 12 e a 7 anni. Aveva frequentato la scuola elementare ebraica "Etz Chaim", poi le superiori, dove aveva iniziato la sua attività sionista. Si era iscritto alla facoltà di ingegneria dell’università del Cairo, ma aveva dovuto lasciarla per le attività antisemite egiziane. Mosse i primi passi nell’attività politica clandestina organizzando nella capitale egiziana dimostrazioni a favore di Eliahu Bet-Zouri ed Eliahu Hakim, membri del gruppo Stern, responsabili degli omicidi commessi il 6 novembre 1944 ai danni di Lord Moyne, al secolo Walter Edward Guiness nato a Dublino il 29 marzo 1880, nominato nel gennaio 1944 Ministro di Sua Maestà Britannica per il Medio Oriente, e del suo autista, il caporale dei Lancieri Fuller. Già membro dei governi conservatori ante guerra britannici (1907-1931), noto filo arabo, Lord Moyne fu uno degli estensori del Libro Bianco che nel 1939 vietò l’immigrazione degli Ebrei europei in Palestina e fu l’ideatore, con Lord Lloyd, della Lega Araba. L’uomo politico britannico era stato contattato nel 1944 in veste di Alto Commissario per l’Egitto, dal capo della comunità ebraica ungherese che i Tedeschi avevano mandato come intermediario al fine di trovare un accordo per salvare un milione di ebrei rinchiusi nei campi di sterminio. Lord Moyne rispose che non sapeva cosa farsene di tanti Ebrei e fece arrestare l’emissario ungherese. Il figlio di Lord Moyne, Bryan Guiness, aveva sposato Diana Mitford che divorziò da lui per unirsi, in segreto a Berlino nel 1936, al capo dell’Unione dei Fascisti inglesi, lord Oswald Mosley. Eliahu Bet-Zouri ed Eliahu Hakim furono impiccati il 22 marzo1945. I loro resti furono resi a Israele nel 1975 in occasione di uno scambio di prigionieri. La cerimonia funebre fu diretta dall’allora generale Yitzhak Rabin che l’estremista ebreo Ygal Amir assassinò il 4 novembre 1995 quando era Primo Ministro. La sconfitta dei Paesi arabi, che nel 1948 avevano attaccato il neonato Stato ebraico, rese impossibile la vita degli Ebrei che vi risiedevano. Espulsioni, reclusioni e omicidi impuniti spinsero l’Agenzia Ebraica a organizzare reti clandestine per la fuga verso Israele. Cohen vi partecipò attivamente e nel 1950 fu incaricato di svolgere un’azione di spionaggio per scoprire e sabotare i piani degli scienziati ex nazisti che, rifugiatisi in Egitto dopo la II G.M., progettavano di costruire missili per colpire Israele. Eli Cohen, seppur marginalmente, fu coinvolto anche nell’Operazione SUSANNA, organizzata da Israele intorno ai primi anni ’50. L’intelligence israeliana costituì in Egitto un’unità operativa formata da ebrei egiziani con l’incarico di sabotare le installazioni anglo americane facendone ricadere le responsabilità sugli Egiziani. Ciò allo scopo di impedire o comunque rallentare l’uscita dall’Egitto delle due potenze. Israele temeva che l’Egitto avrebbe poi attaccato. Eli aiutò i componenti della cellula che, tuttavia, furono scoperti e arrestati nel 1953.
Cohen fu coinvolto, ma le indagini non riuscirono a dimostrare un suo legame diretto con il gruppo delle spie. Al termine del processo, due agenti, Marzouk e Azar furono condannati a morte per impiccagione, due si suicidarono in carcere per sottrarsi alle brutali torture egiziane e gli altri vennero condannati a pene varianti tra l’ergastolo e i 15 anni di carcere. Le spie detenute vennero scambiate con migliaia di prigionieri egiziani dopo la guerra del 1967. Eli Cohen lasciò l’Egitto dopo l’Operazione SUSANNA, ma vi rientrò nel 1956.
Dopo la guerra del Sinai, 1956, l’Egitto deportò i cittadini di religione ebraica. Eli Cohen venne nuovamente arrestato ed espulso. L’8 febbraio 1957 arrivò in Israele,passando sa Napoli o da Brindisi. Il 31 agosto 1959 sposò Nadia Majad, immigrata dall’iraq e, nel tempo, ebbe tre figli, Sophie, Irit e Shaoul. La sua carriera di spia non fu inizialmente semplice, come ci ha raccontato io fratello Maurice. Appena giunto in Israele, forte di quanto aveva fatto in Egitto, si presentò negli uffici del Mossad, che allora di chiamava Modiin, per offrire la propria candidatura. La sua domanda non fu accolta. Dopo qualche tempo ripresentò la domanda di arruolamento e questa volta andò meglio e gli venne affidato l’incarico di tradurre dall’arabo in ebraico i quotidiani dei Paesi islamici. Ma durò pochi mesi perché, come gli spiegarono, il suo ebraico era biblico, era la lingua dei Testi sacri usata in Sinagoga per le preghiere e quindi non attuale. Fu licenziato ed Eli Cohen trovò lavoro come amministratore del magazzino di vendita al dettaglio "Ha’mashbeer".
Fece ben presto carriera e gli fu proposta la direzione amministrativa di tutta la catena.Contemporaneamente e inaspettatamente, agenti del Modiin lo convocarono per offrirgli la riassunzione. Eli rifiutò sia perché era ben inserito nel lavoro, con un buon stipendio che gli permetteva di pagare le rate del mutuo della casa, sia perché era stato respinto e non aveva alcuna intenzione di tornare. Ma il Servizio Segreto non mollò la presa. Eli Cohen venne licenziato, si dice su pressione del Modiin. Rimase senza lavoro per diversi mesi, poi il Modiin tornò alla carica ed Eli accettò. Grazie al suo alto IQ e alla sua prodigiosa memoria, superò brillantemente un corso intensivo di addestramento. Gli fu consegnato un passaporto francese e venne sottoposto a due prove pratiche. La prima consistette nell’entrare in confidenza con il direttore di una banca di sua scelta, la Israel Discount Bank. La seconda prova previde l’ingresso clandestino in Giordania passando da Gerusalemme, che a quel tempo era divisa in due, con i Giordani che occupavano la parte est sin dal 1948. Questa volta andò male. Catturato dall’esercito israeliano, fu percosso fino a quando Eli Cohen confessò di appartenere al Modiin. I suoi superiori lo licenziarono accusandolo di non essere un professionista. Questa disposizione fu annullata dal Direttore Generale che aveva invece deciso di assumere persone che avrebbero potuto passare inosservate, senza l’impronta tipica del professionista dello spionaggio. Fu sottoposto a un addestramento intensivo e prolungato anche nelle ore notturne e sino a quando non fu pronto a divenire operativo. In funzione dei suoi precedenti familiari e del fatto di parlare l’arabo con accento siriano (durante la frequenza del corso un istruttore gli insegnò come perdere completamente l’accento egiziano). Fu destinato come agente segreto a lavorare in Siria. Per completare la sua copertura, nel 1961 l’intelligence lo inviò in Argentina, a Buenos Aires, mescolato agli emigranti siriani, nelle vesti di Kamal Amin Ta’abet, uomo d’affari nato a Beirut da genitori musulmani siriani, il padre Amin Ta’abet e la madre Sa’adia Ibrahim. Si mostrò buon patriota siriano e in breve tempo si inserì nella locale comunità siriana e strinse amicizie che si riveleranno assai utili in futuro. Fu a Buenos Aires, infatti, che conobbe, ottenendone la fiducia cieca, il generale Amin El-Hafez che sarebbe divenuto Presidente della Siria con il "golpe" militare del marzo 1961, e il giornalista radiofonico Salim Sayif che lo introdusse nella radio siriana. Nel febbraio 1962, Cohen passò dall’Argentina alla Siria, via Israele, Zurigo ed Egitto, giungendo a Damasco, dove continuò ad interpretare la figura del ricco e patriottico uomo d’affari. Prese in affitto un’elegante villa nel quartiere Abu-Ramana da dove poteva controllare il Quartier Generale delle F.A. siriane. Nell’ottobre 1963 divenne membro del Comando Nazionale Rivoluzionario Siriano e radiocronista volontario di Radio Damasco. Gli uomini con i quali Eli aveva stretto rapporti di profonda amicizia ai tempi dell’Argentina, assunsero cariche importanti e la spia israeliana fu introdotta negli ambienti militari più riservati. Tra gli alti gradi, entrò in confidenza con l’ufficiale superiore responsabile delle fortificazioni sul Golan e, unico civile, fu ammesso a visitare diverse volte le postazioni dalle quali le Forze Armate avrebbero attaccato Israele. La sua abilità fece sì che nessuno sospettasse di lui e fu ammesso nelle stanze degli Alti Comandi che frequentò abitualmente. Divenne intimo amico anche del capo dei servizi segreti siriani, il Colonnello Ahmed Suwidani.
Aveva talmente conquistato la fiducia del governo siriano che questi lo inviò in missione a Gerico nel tentativo di convincere il vecchio Presidente, deposto dal partito Baath, a rientrare a Damasco e a riconoscere il nuovo corso politico. Eli Cohen fu proposto come ministro e incaricato di raccogliere fondi per il partito, cosa che fece con grande capacità, incuneandosi così ancora di più nei gangli vitali delle Autorità siriane. Nell’intento di raccogliere denaro, compì numerosi viaggi in Europa durante i quali passò le informazioni ai suoi superiori e trovò il modo di rientrare più volte in Israele per visitare la famiglia che risiedeva a Bat Yam, vicino a Tel Aviv. I Siriani lo misero a conoscenza dei piani strategici per colpire Israele, gli fu consentito di studiare gli organici, i tempi per il richiamo delle riserve. Fu informato sulle capacità di manovra delle Grandi Unità, del loro sistema di rifornimento, della dislocazione dei centri logistici di II e III livello. Eli Cohen riuscì ad ottenere informazioni dettagliate persino sulla dislocazione delle forze nelle retrovie d’Armata e, di conseguenza, fu in grado di calcolare quanti giorni di guerra la Siria avrebbe potuto sostenere senza accedere ai rifornimenti russi. Eli Cohen scoprì anche il piano segretissimo per la deviazione dei fiumi Banias e Giordano onde privare Israele dell’approvvigionamento idrico. Questa ipotesi rientra tuttora nella strategia siriana. Eli Cohen si imbattè anche nel criminale nazista Franz Rademacher, rifugiatosi in Siria dopo la fine della II Guerra Mondiale e lo eliminò inviandogli una lettera esplosiva. Nel breve arco di pochi mesi Israele ricevette dal suo infiltrato nel Paese arabo decine di migliaia di informazioni preziose per la difesa e la sopravvivenza dello Stato ebraico. Per una strana coincidenza, il suo corrispondente in Israele era il fratello Maurice, ma questo Eli Cohen lo scoprì solo pochi mesi prima di morire. Egli fornì anche la composizione gerarchica del partito al governo e la pianta organica completa dei nomi e degli schemi operativi dei gruppi terroristici palestinesi e del Fatah, nonché dei loro ufficiali di collegamento siriani. Vi sono versioni diverse relative a come venne scoperto. Secondo una di esse, la sua attività di spionaggio fu scoperta dal KGB che, in modo del tutto casuale, intercettò i segnali radio della sua trasmittente. Secondo un’altra teoria, venne scoperto dopo aver accompagnato un generale egiziano sulle alture del Golan. Fu riconosciuto nella foto ricordo e identificato come il giovane ebreo imprigionato al Cairo anni addietro per attività sionista. Comunque sia andata, fu arrestato il 24 gennaio 1965; venne a lungo torturato senza ottenere risposte soddisfacenti. La sua detenzione durò circa tre mesi. Il processo coprì l’arco di tempo compreso tra il 28 febbraio e il 19 marzo. Eli Cohen rifiutò la difesa d’ufficio. La sentenza di morte fu emessa l’8 maggio successivo e resa inappellabile.
I Siriani, nel periodo di detenzione, tentarono di fargli trasmettere false notizie, ma Eli Cohen fece capire di essere stato catturato mandando a monte il disegno dei suoi
Carcerieri. Ciò provocò nei Siriani un’ira furibonda, e dopo averlo impiccato si vendicarono sul corpo oltraggiandolo.Gli innumerevoli tentativi di salvare la vita di Eli Cohen andarono a vuoto. I contatti segreti tra il Mossad, nella persona di Yosef Yariv, superiore gerarchico della spia detenuta, e Damasco, si tennero a Parigi.
Ai Siriani furono offerti aiuti sanitari e importanti sostegni nel settore dell’agricoltura. Intervennero per salvare la vita di Cohen anche papa Paolo VI e i governi francese, belga e canadese. L’onta subita dagli Arabi non poteva che essere lavata con il sangue e la piazza Al Marjeh (Piazza dei martiri) vide penzolare per circa 6 ore il corpo senza vita della spia israeliana. Nell’ultima lettera scritta alla moglie poche ore prima di morire e consegnata al rabbino capo di Damasco perché la trasmettesse alla famiglia, Eli Cohen saluta moglie, figli e tutti i parenti e invita la compagna a risposarsi per non lasciare i figli privi di padre. Nadia Cohen non si è mai risposata. Oggi ha 68 anni e abita a Herzliya, a Nord di Tel Aviv, lungo la costa mediterranea.
"L’affare Cohen" è tuttora iscritto nelle agende dei premier israeliani che si alternano alla guida del Paese. Ariel Sharon, ancora nel gennaio 2004, ha richiesto a Bashar Assad, la restituzione dei resti di Cohen senza ottenere risultati. Eli Cohen è entrato nel gotha degli Eroi di Israele che, per quanto concerne l’attività di spionaggio, annovera anche Sarah e Aharon Aharonson, Avshalom Feinberg, Lishansky e Belkind, tutti membri del "Nili" acronimo di "Netzah Ysrael lo Yeshaker-La gloria di Israele non verrà meno", un gruppo di spionaggio a favore degli inglesi attivo nella Palestina turca del 1917.
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla direzione di RID. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.
rid@rid.it