Riportiamo dal RIFORMISTA di giovedì 29 settembre 2005 un'analisi di Paola Caridi.
Ecco il testo:Una «opportunità d’oro per
liquidare Hamas». Questo l’obiettivo
di Prima Pioggia, l’offensiva
dell’esercito israeliano
su Gaza e Cisgiordania che ieri
era al suo quinto giorno.A dirlo,
le fonti della sicurezza israeliana
sentite da Amir Rapoport,
uno dei migliori esperti
militari di un quotidiano tra i
più letti in Israele, Maariv. Non
tanto liquidare Hamas Gaza,
quanto sminuirne la capacità di
diffusione in Cisgiordania,dove
gli arresti di membri e sostenitori
dell’organizzazione terroristica
di Yassin e della Jihad Islamica
sono oltre quattrocento.E
si suppone che continueranno
anche nei prossimi giorni, soprattutto
dopo il rilascio del video
che ritrae l’ostaggio rapito
da Hamas, Sasson Nuriel,prima
di essere ucciso.
La risposta militare israeliana
a Hamas, dunque, agisce su
due fronti. Puramente armata
su Gaza. Armata e
allo stesso tempo
politica in Cisgiordania.
Le ragioni di
queste reazioni diverse
non sono solo
di natura strettamente
tecnico-militare,
e cioè non risiedono
soltanto nel
fatto che a Gaza non ci sono più
coloni, mentre la Cisgiordania è
un territorio molto frammentato,
tra città palestinesi e insediamenti
israeliani di diverso tipo.
I motivi risiedono soprattutto
nell’obiettivo delle retate: incidere
sul processo politico palestinese,
e cioè evitare che Hamas
abbia abbastanza forza da
vincere le elezioni parlamentari
del 27 gennaio prossimo.
Dall’altra parte della barricata,
da parte palestinese, valgono
distinguo altrettanto forti.
Che, cioè, Hamas di Gaza sia
diversa da Hamas in Cisgiordania.
O meglio, dalle diverse organizzazioni
di Hamas nei diversi
centri della West Bank. Il
video su Nuriel, rilasciato in
contemporanea con la dichiarazione
di tregua di A-Zahar,
sembra essere una conferma. In
linea con le contraddizioni
emerse anche in altri momenti:
il più esemplificativo fu il comportamento
diverso assunto
durante la tregua raggiunta col
governo di Abu Mazen nella
primavera-estate del 2003.
Mentre i gaziani rispettarono
l’intesa, dalla Cisgiordania partì
l’ordine dell’attentato ai margini
del quartiere ortodosso di
Mea Shearim a Gerusalemme
dell’agosto di quell’anno. L’inizio
della fine per la hudna faticosamente
negoziata da Abbas.
Non è possibile, però, parlare
di una dicotomia tra una
leadership di Gaza più pragmatica
e più incline a partecipare
al processo politico, e una
più dura presente in Cisgiordania.
La situazione, per Hamas, è
molto più complicata, visto che
la sua dirigenza è divisa almeno
in quattro tronconi:
leadership all’estero,
Gaza, Cisgiordania
e leadership
dentro le carceri
israeliane. A Gaza,
gli omicidi mirati
compiuti dagli israeliani
ai danni di Hamas
hanno fatto,
pour cause, emergere una dirigenza
più giovane. Gli ultimi
due tronconi, della West Bank
e dei prigionieri, non possono a
loro volta avere la necessaria
compattezza, vista l’impossibilità
logistica di comunicare al
proprio interno. Se, infatti, in
Cisgiordania è stato rapito e
ucciso Nuriel, nella stessa Cisgiordania
Hamas partecipa alla
politica locale con una presenza
forte guadagnata nelle
ultime elezioni municipali. Peraltro
in città importanti.Come
Qalqylia, dove il suo controllo
è completo. E Betlemme, dove
il sindaco dello Fplp è sostenuto
dai consiglieri di Hamas.
Questo significa che la partecipazione
al processo politico sul
modello di hezbollah in Libano
è cosa reale, e che Israele si è
già trovata in questi mesi a dirimere
il pesante dilemma di dover
dialogare o meno con i rappresentati
democraticamente
eletti dei palestinesi.
Il discorso vale anche per le
carceri, dove Hamas ha cominciato
da mesi assieme alle altre
fazioni una sorta di dialogo nazionale
per arrivare a una piattaforma
comune. Basata soprattutto
sulle necessità pratiche
della popolazione, dai servizi
sociali al sostegno all’occupazione.
Una piattaforma sulla
quale si sono già molto avvicinati
la nuova guardia di Fatah e
gli uomini di Hamas, uniti da un
percorso comune dentro le prigioni
israeliane che ha dato
frutti anche nel dialogo all’esterno
delle celle.
Le retate contro Hamas da
parte di Israele, dunque, incidono
pesantemente su questo
processo. Da una parte, tolgono
dalla scena i candidati del movimento
islamista. Dall’altra parte,
rinviano il redde rationem
dentro Fatah, perpetuando la
gestione ordinaria della cosa
pubblica da parte di Abu Mazen
e la vecchia guardia.
Segnaliamo anche la lettera di un lettore del quotidiano su come il sito di REPUBBLICA ha dato la notizia dell'uccisione da parte di Hamas di Sasson Nuriel
Ecco il testo:Caro direttore, sa cosa ha
scritto Repubblica sul suo sito
per commentare l’uccisione da
parte di Hamas del colono
israeliano? Esattamente questo:
«La sua cattura doveva
servire in origine per negoziare
la liberazione di palestinesi
detenuti in Israele. Ma la situazione
di emergenza creatasi
nei giorni scorsi nei Territori
ha indotto i miliziani di Hamas
a uccidere l’ostaggio». Che si
potrebbe tradurre più o meno
così: quei poveri giovanotti di
Hamas mai avrebbero ucciso
l’innocente colono se Sharon
non avesse provocato tutta
quell’agitazione ritirandosi da
Gaza. Cose da non credere.
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