Terrorismo e insegnamento islamico: non ripetiamo errori già commessi
un editoriale di Magdi Allam
Testata:
Data: 23/09/2005
Pagina: 50
Autore: Magdi Allam
Titolo: I buonisti più islamici degli islamici
Il CORRIERE DELLA SERA di venerdì 23 settembre 2005 pubblica un editoriale di Magdi Allam che riportiamo:
A l popolo dei buonisti, degli ipergarantisti e dei cinici nostrani che si stanno battendo a spada tratta per la sopravvivenza o la riesumazione della scuola islamica di Milano, consiglierei di leggersi l'inchiesta che dà il titolo di copertina al settimanale saudita
Al Majalla dell'11 settembre: «L'insegnamento religioso sotto controllo». Ve lo riassumo: dall'Indonesia al Marocco i governi e le società civili musulmane invocano a viva voce la chiusura delle scuole islamiche accusate senza mezzi termini di essere una fabbrica di terroristi. Sentite cosa dice Ali al-Zohbi, docente di sociologia all'Università del Kuwait: «Tra le pratiche più pericolose delle scuole islamiche è il lavaggio del cervello dei giovani, per poter ristrutturare le loro menti e i loro animi conformemente all'ideologia religiosa. E' un processo che subiscono passivamente all'insaputa dei loro familiari. Ecco perché questi studenti non sono del tutto consci e responsabili delle loro azioni.
«Credo che i nostri governi, per il bene della pace e dell'unità nazionale, dovrebbero chiudere le scuole islamiche».
La testimonianza di Abdel Hamid al-Ansari è, se vogliamo, di maggior peso perché quale preside della facoltà di Sharia (legge islamica) all'università del Qatar, dà una lettura interna alla realtà delle scuole islamiche: «In generale, l'insegnamento religioso presso gli arabi e i musulmani poggia su un "terzetto dell'arretratezza", ovvero l'ascolto passivo, lo studio a memoria e la ripetizione. Per contro l'insegnamento nel mondo progredito poggia sul "terzetto dello sviluppo", ovvero il ragionamento, l'analisi e la creatività. Il risultato è che l'insegnamento nelle scuole islamiche non dà vita alla mentalità critica e raziocinante che rende immune dalla deriva dell'estremismo e del terrorismo». E ancora: «I contenuti dell' istruzione nelle scuole islamiche inculcano i semi della cultura dell'odio e del fanatismo nei confronti di chi, all'interno dell'islam, appartiene a un'altra comunità o setta e di chi è esterno all'islam». L'insigne giureconsulto islamico sottolinea infine come «l'insegnamento religioso discrimina la donna, rappresentata come un essere inferiore, un oggetto sessuale creato per soddisfare gli istinti dell'uomo e per generare figli».
Questo tipo di insegnamento spersonalizzante, violento, misogino, oscurantista e passatista, che ha facile presa in un contesto dove mediamente il 50% della popolazione è analfabeta e le ingiustizie sociali sono accentuate, preoccupa per l'ampiezza della sua diffusione. Si stima che in Pakistan ci siano 50 mila scuole islamiche frequentate da un milione di ragazzi, nello Yemen sono 24 mila con 330 mila studenti. Nelle scuole dell'Arabia Saudita i contenuti religiosi concernono il 40% dell'insieme dell'ordinamento scolastico a tutti i livelli.
I governi musulmani sono consapevoli che chiudere oggi queste scuole o anche soltanto riscattarle alla legalità, emendandone i testi e allontanando i predicatori d'odio, rischia di provocare degli scossoni sociali e in ogni caso necessita di risorse finanziarie importanti. Eppure sono determinati a farlo. Ecco perché a tutti coloro che nel nostro Paese si affannano a essere più islamici degli islamici ignorando, fregandosene o rincorrendo future catastrofi, raccomando di aprire bene gli occhi. L'affermazione di un diritto, individuale o collettivo, deve necessariamente tener conto della realtà soggettiva dei protagonisti e della realtà oggettiva del contesto. La storia insegna che la libertà e la democrazia non si traducono automaticamente in un patrimonio collettivo per il semplice fatto di renderle fruibili all'insieme della collettività. Non possiamo far finta di ignorare che siamo coinvolti, piaccia o meno, in una guerra globale scatenata dal terrorismo di matrice islamica. E che talune moschee e scuole islamiche, tra cui quella di viale Jenner e di via Quaranta a Milano, risultano colluse con questo terrorismo. Evitiamo di ripetere qui in Italia gli errori già commessi nei Paesi musulmani o in quelli occidentali dove, all' insegna del multiculturalismo, si sono permessi dei ghetti islamici che hanno partorito i terroristi islamici autoctoni.
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