Infamie contro Magdi Allam
scrivere al Corriere della Sera per sostenere un giornalista coraggioso e scomodo
Testata:
Data: 22/09/2005
Pagina: 1
Autore: la redazione
Titolo: Infamie contro Magdi Allam
Pubblichiamo una lettera di Luigi Amicone, direttore del settimanale "Tempi" al FOGLIO e la rispsota del direttore Giuliano Ferrara
Al direttore - L’altrieri sono stato invitato a Telelombardia a discutere della nota vicenda della non-scuola milanese di via Quaranta. Naturalmente ho esordito spiegando che i temi dell’islam e della tolleranza non c’entrano un fico secco con l’oggetto in questione. Poiché l’oggetto in questione è semplicemente un caso di palese sottrazione di cinquecento bambini alla normale scuola dell’obbligo. Perciò, ho proposto io, che si ragionasse partendo da quel
dato lì. Fossero stati cattolici leghisti, ho inoltre osato sospettare, la procura di Milano avrebbe giustamente indagato gli insegnanti e il tribunale dei minori avrebbe giustamente trascinato i genitori in udienza per discutere
di patria potestà (si fosse verificato in Egitto, invece, suppongo che la madrassa sarebbe stata chiusa con metodi un po’ più ruvidi e sbrigativi). E invece si è discusso di massimi sistemi fino al punto che gli incriminati dovevamo sembrare noi, duri di cuore, razzisti, imam di Ruini. Eh, no c’è qualcosa che non va nell’allegro talk-show che mette in diretta la telefonata-
appello pietoso del bambino islamico di via Quaranta e poi, visto che con noi non attacca, il babbo del bambino (e poi che ne sai chi sono il bambino e suo padre visto che non declinano per intero le loro generalità, che ne sai se è un bambino di via Quaranta e se quello a cui passa il telefono in diretta è suo padre, se chiama sul serio da Milano o da Vattelapesca), tutti insieme lagrimevolmente a spiegare la favola che "è un scuola regolare" (scusi, ma
lo lasci dire al provveditore agli studi), che "ci sono le materie che si insegnano in qualsiasi altra scuola" (scusi, noi vogliamo crederle, ma siccome è al telefono fa prima a prendere il sussidiario di suo figlio o un qualsiasi suo quadernino e leggerci qualche esempio di geografia, di dettato, di conticino). Eh, no, c’è qualcosa che non funziona, giornalisticamente
parlando, se il servizio si intitola "Via Quaranta, esplode la rabbia delle famiglie", e si parla del presidio davanti alla scuola di tutti e duecento i genitori (e invece erano una ventina) e si racconta di loro come di povere vittime della politica italiana. Eh no, c’è qualcosa di anormale se la discussuione verte sul ribaltamento totale di ogni frittata, e se adesso, visto che quella era una madrassa che girava senza patente di scuola ed è stata beccata in flagranza (nessuno ci poteva entrare, niente era a norma, a cominciare dall’inadempienza totale all’obbligo, e poi tutto il resto di buco nero di inagibilità delle strutture), noi, per non essere giudicati razzisti, intolleranti, nemici dell’integrazione, dobbiamo accettare che continuino
a girare senza patente e nel frattempo noi gli paghiamo pure la macchina ("Vogliamo che il Comune di Milano ci dia un edificio adeguato", possibilmente gratis?) e l’autoscuola ("Vogliamo essere riconociuti come scuola paritaria"). Poi c’è una cosa che proprio non mi è piaciuta e che per non venire alle mani mi ha fatto alzare i tacchi e abbandonare la trasmissione. Il fatto che al cosiddetto "scrittore" Alessandro Golinelli sia stato permesso di insistere sul concetto (secondo me un poco sbagliato in un’area geografica che non è ancora quella di Tikrit o dei covi di al Qaida a Baghdad ) che Magdi Allam è un "infame, pagato per infamare". Eh, no, non va mica bene, questo è un po’ troppo, anche per uno scrittore Feltrinelli.
Luigi Amicone, Milano


Questo Golinelli meriterebbe una fatwa islamista, l’imposizione di una robusta scorta, la vita in clandestinità. Cercare notorietà è ammissibile, ma l’uso spregiudicato e infame dell’aggettivo "infame", specie se riferito a persone come Allam, che denunciano a viso aperto e con coraggio l’odio di sé e l’analfabetismo sociale religioso e politico delle classi dirigenti occidentali, travalica il limite narcisistico di quanto si può concedere
ai giovani scrittori. Allam è uno che prevede, mette in guardia, spiega, ammonisce sui pericoli della disattenzione colpevole non verso la religione islamica, ch’è la sua ed è un bene universale, ma verso le attività islamiste delle comunità occidentali che valicano il confine della libertà di espressione
e di culto per addentrarsi nel territorio cupo della violenza fanatica, di parola e non solo di parola. E il mio amico Sandro Parenzo, editore di TeleLombardia, per il titolo corrivo della trasmissione meriterebbe l’Oscar del cinismo.
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