Giustificare ogni azione dei palestinesi non è "amicizia"
un editoriale di Angelo Panebianco
Testata:
Data: 16/09/2005
Pagina: 1
Autore: Angelo Panebianco
Titolo: L'errore dell'Europa
Il CORRIERE DELLA SERA di venerdì 16 settembre 2005 pubblica in prima pagina un editoriale di Angelo Panebianco che riportiamo:
I palestinesi godono, in Europa, di amicizie estese. Le loro sofferenze hanno commosso, più di quelle di altri popoli oppressi, tanti europei. Però gli amici europei dei palestinesi non li aiutano quando, anziché incalzarli, ne giustificano qualunque azione. E' rappresentativa dei sentimenti di tanti, ad esempio, l'opinione di Piero Sansonetti ( Liberazione), secondo cui nelle sinagoghe bruciate a Gaza non c'è nulla di male e chi non è d'accordo è un «razzista». Ma l'indulgenza per tutto ciò che i palestinesi fanno non è una buona medicina. Può anche contribuire alle loro future disgrazie.
Esiste una stretta relazione fra le caratteristiche dei movimenti di liberazione nazionale e quelle degli Stati a cui quei movimenti danno vita. Data la natura del movimento di liberazione palestinese è possibile immaginare come sarà lo Stato palestinese che, come è giusto, prima o poi dovrà nascere? C'è il rischio che un tale Stato, se i gruppi politici palestinesi non si emenderanno di certi vizi, diventi una satrapia corrotta e sanguinaria, simile a tante altre. I cittadini palestinesi passerebbero dall'occupazione israeliana all' oppressione di bande armate «autoctone». In sostanza, o Abu Mazen riesce a bonificare le istituzioni della società palestinese, rimediando a tutto ciò che Arafat aveva così mal fatto, oppure la sorte dei palestinesi sarà segnata: li attenderà in ogni caso, ancora una volta, un destino di oppressione e sofferenze.
I movimenti nazionalisti possono essere di tipo civile oppure etnico. Il nazionalismo «civile», pur non mancando della dimensione etnica (o religiosa), si caratterizza per il fatto di non volere una patria qualsiasi, ma uno Stato che assicuri uguaglianza di diritti ai suoi appartenenti. Poiché proprio la mancanza di uguaglianza di diritti (negata ai membri di quel gruppo nazionale da altri Stati) ha fatto nascere questa forma di nazionalismo e lo ha spinto a fondare un nuovo Stato. Così si formarono molti Stati occidentali, e lo Stato d'Israele stesso, con la sua democrazia e l'uguaglianza di diritti degli israeliani. Poi ci sono i (più numerosi) nazionalismi puramente etnici. Qui la patria è voluta a prescindere dai diritti di cittadinanza: si tratta solo di dare a una specifica etnia il suo Stato. La mancata considerazione dei diritti di cittadinanza sfocia in uno Stato oppressore.
Il fatto che nel nazionalismo palestinese sia prevalente la dimensione etnica dipende dalle caratteristiche dei suoi iniziatori. Arafat non era un Mazzini né un Ben Gurion. In Europa si è sempre glissato sul fatto che Arafat fosse diventato uno degli uomini più ricchi del Medio Oriente. Le sue inclinazioni, e quelle dei suoi più stretti compagni d'arme, lo portarono a creare un sistema di potere fondato su violenza e corruzione. Una volta data agli israeliani la loro parte di colpe, resta il fatto che fu soprattutto responsabilità di Arafat se nel periodo di pace e di autonomia seguito agli accordi di Oslo non nacquero istituzioni sane, tali da prefigurare un futuro Stato palestinese, sano a sua volta.
Gli amici europei dei palestinesi, anziché giustificare sempre tutto, dovrebbero aiutarli a lavorare per la costruzione di uno Stato «decente». Abbandonando Gaza, Sharon ha dato ai palestinesi una opportunità. Se la sprecheranno, non potrà cadere su altri la colpa.
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