Gli insediamenti al di là degli stereotipi e delle menzogne: il campus di Ariel, dove studiano anche i palestinesi
che dicono: "qui non esiste razzismo"
Testata: Corriere della Sera
Data: 24/08/2005
Pagina: 11
Autore: Davide Frattini
Titolo: E i palestinesi studiano all'università dei coloni
Il CORRIERE DELLA SERA di mercoledì 24 agosto 2005 pubblica a pagina 11 un interessante articolo di Davide Frattini, che riportiamo:
Ancora prima di superare il test d'ammissione, cancellare i dubbi e trovare i soldi per la retta, Ala Fakhory ha dovuto affrontare il no dei genitori. Che si opponevano non tanto per ideologia (un palestinese che va all'università dei coloni), quanto per paura: «Non è che nel campus scorrazzano uomini armati?» gli hanno chiesto.
Ala, 24 anni, è uno dei trecentocinquanta studenti arabo-israeliani che hanno scelto di frequentare i corsi ad Ariel, insediamento di oltre ventimila abitanti sulle colline della Cisgiordania. Una vera e propria città con palazzi di dieci piani, che Ariel Sharon ha assicurato non abbandonerà mai. Tre volte la settimana arriva quassù da Gerusalemme Est per seguire le lezioni, se tutto va bene fra un anno si laurea in ingegneria elettronica, poi vuole continuare con il master. «Mio padre e mia madre credevano fosse un avamposto pieno di estremisti, dicevano che avrei subito attacchi razzisti. Non immaginavano ci potesse essere un college».
In maggio l'associazione dei docenti britannici aveva lanciato una campagna di boicottaggio dell'università Bar-Ilan di Tel Aviv perché i suoi professori insegnano ad Ariel. La politica non interessa ad Ala. Si considera palestinese, ma non crede di legittimare gli insediamenti pagando tasse universitarie che vengono reinvestite qua e non teme che i vicini di casa lo accusino di essere un collaborazionista. «Il mio futuro è più importante. Non avrei potuto scegliere il politecnico di Haifa perché i test di ammissione sono troppo alti. Ho bisogno di guadagnare per la retta, a Gerusalemme lavoro in un'azienda che produce componenti elettronici».
Rfaat Sweidan (un master in sociologia alla Bar-Ilan) è il coordinatore per gli studenti arabo-israeliani. Arrivano per la maggior parte dai villaggi attorno ad Hadera, nel nord del Paese, ottanta di loro restano a dormire ad Ariel. «Il 25-30% del totale sono ragazze, girano tranquillamente per il campus indossando il velo. Non c'è razzismo». Spiega che il college offre programmi speciali per preparare ai corsi di livello superiore. «Per molti questa università è l'unica alternativa, non potrebbero mai permettersi altri atenei».
Tutt'e due hanno visto la notizia sui giornali: i coloni evacuati lunedì da Netzarim hanno trovato un accordo per installarsi nei dormitori del college. Almeno per l'estate, quando non ci sono lezioni. Sorridono imbarazzati, leggendo le parole del leader della comunità sgomberata da Gaza: «Non sappiamo se rimarremo in Cisgiordania. Siamo un gruppo con una forte motivazione ideologica e stiamo cercando una missione da compiere».
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