La Costituzione irachena e quella trascurata maggioranza che esulta per aver riscattato il proprio diritto alla vita
editoriale di Magdi Allam
Testata: Corriere della Sera
Data: 23/08/2005
Pagina: 1
Autore: Magdi Allam
Titolo: La festa nascosta di Bagdad
Il CORRIeRE DELLA SERA di martedì 23 agosto 2005 pubblica un editoriale di Magdi Allam sull'accordo tra sciiti e curdi sulla Costituzione irachena.

Lo pubblichiamo:

Bisognerà attendere tre giorni per l'annuncio ufficiale della bozza della nuova Costituzione irachena. Che formalmente è pronta, è stata depositata ma potrebbe subire qualche ritocco.Si tratta di un compromesso in extremis per tentare di ottenere l'adesione della minoranza sunnita all'atto fondante del nuovo Stato iracheno libero e democratico, avallato dalla maggioranza degli sciiti e dei curdi che detengono 215 dei 275 seggi del Parlamento.
La riserva principale dei sunniti è sull' ordinamento federale del nuovo Iraq. Per il timore che l'indebolimento del potere centrale possa tradursi in un impoverimento del Centro del Paese sunnita che non dispone delle ingenti risorse di greggio presenti nel Nord curdo e nel Sud sciita. Ma è proprio sulla federazione che curdi e sciiti hanno fondato la loro intesa, imprimendo una svolta storica non solo per l'Iraq ma per l'insieme del Medio Oriente. D'altro canto, secondo le indiscrezioni trapelate, il nuovo Iraq non sarà una teocrazia islamica. Il riferimento all'Islam come «una fonte principale della legislazione» è una connotazione presente nelle Costituzioni di altri Paesi arabi laici, tra cui Siria ed Egitto. Ugualmente laddove si afferma che «nessuna legge contraria ai principi dell'Islam potrà essere approvata», subito dopo si aggiunge che «nessuna legge sarà adottata se contraddice i diritti umani e i principi democratici».
Prima della doccia fredda del rinvio di tre giorni, annunciato dal presidente del Parlamento, il sunnita Hajem al Hassani, dieci minuti prima della scadenza del tempo disponibile per l'approvazione della bozza della Costituzione alla mezzanotte di ieri, gli iracheni ci hanno regalato un'immagine di grande civiltà. Da un lato le masse in festa nel Sud sciita e nel Nord curdo. Dall'altro le formazioni sunnite del Centro del Paese che hanno invitato la gente a partecipare al referendum sulla Costituzione, il prossimo 15 ottobre, per dire «no». Tra loro perfino il gruppo terroristico di Ansar al Sunna. Se pensiamo che lo scorso gennaio la maggioranza dei sunniti boicottò le elezioni legislative mentre il tagliagole Al Zarkawi scatenò i suoi kamikaze contro le fila di votanti, ci rendiamo conto che alla fine ha prevalso la logica del coinvolgimento nel processo democratico. E ora che la minoranza di critici e oppositori si è convinta a confrontarsi con la maggioranza nel rispetto delle regole, l'Iraq ha realizzato un notevole passo in avanti verso l'acquisizione di una democrazia compiuta.
Il vero problema dei sunniti è il pesante condizionamento dei gruppi terroristici saddamiani e binladiani. Ieri il Guardian ha descritto come le città di Haditha e Qaim siano state trasformate in «emirati talebani» dove i tribunali islamici giustiziano gli «infedeli» in pubblico e le donne sono costrette a imbacuccarsi da cima a fondo. Il fatto che gli esponenti sunniti abbiano comunque preso parte all'elaborazione della bozza di Costituzione, che abbiano lanciato un appello agli Stati Uniti e all' Onu affinché siano tutelati i loro diritti e che intendano partecipare alle elezioni rappresenta certamente un gesto di sfida ai terroristi che rifiutano pregiudizialmente di riconoscere le istituzioni del nuovo Stato iracheno.
In ogni caso dopodomani conosceremo il testo ufficiale della bozza della nuova Costituzione. Che testimonia il successo della strenua volontà degli iracheni alla libertà e alla democrazia. Ora non ci resta che sperare che anche da noi, in Italia, in Europa e in Occidente, si aprano definitivamente entrambi gli occhi per vedere la realtà irachena per quella che è, non per quella che immaginiamo con i filtri ideologici che ce la fanno rappresentare come una successione di attentati terroristici che taluni hanno ancora l'ardire di qualificare come atti di «resistenza».
Invito tutti a osservare le scene di giubilo di tanti iracheni, trasmesse dalle televisioni Al Arabiya, Al Iraqiya e Al Fayhaa, per l'approvazione della bozza della Costituzione. C'è una maggioranza di iracheni che, dopo essersi liberata da una delle più sanguinose dittature della Storia, esulta per aver riscattato il proprio diritto alla vita. Concentriamoci su questa maggioranza e smettiamola di farci del male enfatizzando e mitizzando la minoranza che propugna lo scontro, l'odio e la morte.
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